Cinquantamila.it La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Il dottor Conan Doyle, in un’intervista con un giornalista americano, ha spiegato come Sherlock Holmes si sarebbe messo sulle tracce del famigerato criminale di Whitechapel. Ha detto:«Io personalmente non sono per nulla intuitivo o attento. Cerco di mettermi nei panni di un uomo di grande acume e di vedere come le cose lo colpiscono. Ricordo di essere andato al Museo di Scotland Yard e di aver osservato la lettera ricevuta dalla polizia, che si diceva provenisse da Jack lo Squartatore. Naturalmente poteva trattarsi di un falso, ma c’erano ragioni per ritenerla autentica, e in ogni caso era bene scoprire chi l’avesse scritta. Era vergata con inchiostro rosso e con una mano da impiegato. Cercai di pensare a come Holmes avrebbe potuto dedurre l’autore di quella lettera. L’elemento più ovvio era che la lettera era stata scritta da qualcuno che era stato in America. Iniziava con “Caro capo” e conteneva la frase “sistemare” e molte altre che non sono usuali per gli inglesi. Poi c’è la qualità della carta e della calligrafia, che indicano che le parole non erano state scritte da un operaio. Si trattava di buona carta e di una grafia rotonda, sciolta, da impiegato. Si trattava quindi di un uomo abituato all’uso della penna. Stabilito questo, non possiamo evitare di dedurre che da qualche parte devono esserci lettere che quest’uomo ha scritto a suo nome, o documenti o conti che possano essere facilmente ricondotti a lui. Stranamente la polizia non ci ha pensato, per quanto ne so, e quindi non è riuscita a ottenere nulla. Il piano di Holmes sarebbe stato quello di riprodurre le lettere in facsimile e su ogni copia indicare brevemente le peculiarità della calligrafia. Poi avrebbe pubblicato questi facsimili sui principali giornali della Gran Bretagna e dell’America, offrendo una ricompensa a chiunque avesse potuto mostrare una lettera o un esemplare della stessa calligrafia. Una simile iniziativa avrebbe arruolato milioni di persone come detective del caso»