La Stampa, 1 giugno 2023
Zucchero se ne frega
Per Zucchero è quasi un’illuminazione che arriva a freddo, firmando un autografo come usava ai vecchi tempi senza selfie a una fan esagerata. «Se non proprio Zucchero, ho preteso che mio nipote almeno lo chiamassero Adelmo». E Zucchero: «Ma lo sa che ha ragione? Adesso cambio anche io il nome. Basta Zucchero, sa di ragazzino alle prime armi. Sì ripristino l’anagrafe, d’ora in poi torno ad essere Adelmo Fornaciari». Ecco fatto Sugar che diventa salato dopo il concerto trionfante che apre il World Wild Tour, una sequela di cinque appuntamenti alle Terme di Caracalla sold out con 4mila a saltare e a ballare al ritmo delle sue hit per tre ore di spettacolo ininterrotto in cui si è pure contemplato il momento disco con l’omaggio a Tina Turner. Il tour si chiuderà il 30 luglio al Teatro Greco di Siracusa in Italia e ad agosto in Spagna. Il 9 e il 10 giugno alla Rcf Arena di Reggio Emilia il ritorno live del Diavolo in R.E., nella sua città «amore e radici». Qui l’adorazione si tocca come quasi si tocca la folla. «Emozione pura». Allora meglio prendere il toro per le corna, una seggiolina e parlare.
Zucchero o meglio Adelmo Fornaciari, come sta?
«Come disse Churchill in pieni bombardamenti, tutto è terribilmente noioso, non c’è un raggio di luce, forze oscure aleggiano, guerre e disarmonia, non vedo la primavera. La tragedia in Romagna mi ha devastato, faremo un concerto in aiuto, mi presto volentieri, non mi pongo domande, si deve fare. Soli 24 giorni per organizzarlo, speriamo nel numero solidale, saremmo già felici se raggiungessimo le 50.000 presenze».
E l’appuntamento del 9 e 10 giugno a Reggio Emilia? Ospiti speciali?
«Volevo fosse solo mio per la mia terra. Però ho invitato Salmo che a Sanremo ha proposto una rivisitazione di Un diavolo in me che mi è piaciuta. I miei mi dicono di avere a che fare di più con artisti social e quelle cagate lì. Io ho conosciuto quel rapper, conosce la musica di dove vengo io. Mi basta. Poi certo, m’informo: la corista l’ho scoperta su Youtube, aveva fatto The voice. Anche la batterista arriva dal Texas e non aveva grandi band alle spalle. Io sento il sangue, il cuore, la passione, il carattere».
Perché Bruce Springsteen in concerto a Ferrara non ha neppure accennato all’alluvione che aveva sotto i piedi?
«Conoscendolo non ne sapeva niente. Non fa finta, non ha bisogno di nascondersi, non ne era informato».
Possibile che un artista non sappia che accade intorno?
«Possibile. Quando ero ragazzino a Forte dei Marmi (che sta alla Bassa emiliana come la cravatta a un maiale) volevo fare una band. Mi chiesero perché cantavo per ricchi. Se leggessi i giornali, se ascoltassi le notizie e io dissi di no. Mi diedero del qualunquista. Ci sta. Ma secondo lei dal palco mi metto a scadere nella retorica? Basta cambiare la frase di una canzone e si è detto tutto».
Come vive un ruvido come lei l’era del politically correct?
«Ho scritto dei brani che sono stati definiti sublimi, pure esagerando... come Così Celeste, Diamante e poi sono stato accusato di aver dato vita a canzonette da bar, da osteria, con il doppio senso facile. Significa che non conoscono il blues, il R’n’b’ che alle canzoni serie fa succedere pezzi più leggeri, pieni di sesso. Ma il sesso è importante, come il ritmo, il groove, il succo di limone che ti scende dalle cosce, è bellissimo, Un soffio caldo scritta con Guccini è poco bella? Vedo nero, Bacco e perbacco assomigliano al soul dove non ci vanno leggeri. Non sono Fabrizio De André il grande poeta, lui ha cantato che il “il nano è una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo vicino al buco del culo”. Lui lo può dire e io no?».
Da un po’ di tempo esce sempre con lo stesso giubbotto. Gliel’ ha consigliato l’armocromista come a Elly Schlein?
«Sono tutte cagate. Ho gli armadi pieni di meravigliose giacche su misura che mi manda il grande Armani e che mi inviò Versace. Io mi vesto da tonno, fa parte di dove sono cresciuto. Il resto non fa per me».
Il prossimo disco?
«Sono senza contratto, è scaduto come lo yogurt. Un tempo con i discografici si parlava, oggi fanno solo in conti. Senza discografici non avrei registrato Senza una donna,Per colpa di chi, mi sembravano troppo commerciali. Avrei sbagliato».
Chi è Zucchero?
«Tendenzialmente un malinconico, sul palco sembro un mattacchione ma dentro tendo ad avere un velo di tristezza. Odio chi dice “andrà tutto bene” perché non va mai tutto bene. Una caratteristica di noi Fornaciari, siamo crudi».
Si sente invecchiare?
«Artisticamente invecchierò facendo quel che sento, senza artifici e senza seguire le mode». —