La Stampa, 2 giugno 2023
Pierpaola, poliziotta assassinata dal collega che non accettava la fine della relazione
Una coppia in crisi, una relazione extraconiugale, poi il cancro al seno che rimescola le carte della vita e riavvicina la moglie al marito. Ma l’amante non si rassegna: uccide la donna, colpevole di averlo abbandonato, e si suicida. Tutti e tre i protagonisti di questo dramma, che si è consumato ieri mattina alla periferia Nord-Est della Capitale, sono, o erano, poliziotti.
La donna, Pierpaola Romano, 58 anni, sostituto commissario, lavorava da alcuni anni alla Camera dei deputati, come il suo assassino, Massimiliano Carpineti, 48 anni, separato, una figlia. Il vedovo, Adalberto Montanaro, ispettore, è invece ai vertici del commissariato di Sant’Ippolito. E poliziotto è anche suo figlio, Riccardo, 22 anni, in servizio in Emilia Romagna.
Ieri mattina Pierpaola Romano non è andata a lavorare, si stava recando in ospedale per le cure. Ma, intorno alle 11, ha fatto appena in tempo a scendere nell’androne del palazzo dove viveva con il marito, in via Rosario Niccolò, a Terracciano, e ha incrociato chi le aveva promesso grande amore e invece le ha tolto la vita. Massimilano Carpineti la stava aspettando ai piedi della scala: le ha sparato due colpi al petto e una alla testa, lei è caduta in ginocchio, supina. Qualcuno ha ipotizzato che sia stata costretta a inginocchiarsi, ma gli esperti della Scientifica spiegano che la sua posizione è stata la conseguenza dei colpi di pistola ricevuti.
Il killer di questo ennesimo caso di femminicidio abitava fuori Roma, a Cisterna, in provincia di Latina, e ogni giorno viaggiava in treno per raggiungere l’ufficio della Camera. Ma ieri mattina è arrivato su una Matiz Chevrolet bianca davanti a casa della sua ex amante e l’ha aspettata nell’androne. Dopo il delitto è fuggito ad alta velocità. Ha però percorso poca strada, si è fermato in un parcheggio a 300 metri di distanza, in via Tamassia, e si è sparato un colpo sotto il mento. Gli inquirenti lo hanno trovato con la testa appoggiata al volante e a nulla sono valsi i tentativi di salvarlo.
«Ultimamente era strano e depresso», raccontano alcuni colleghi. Ma nulla lasciava presagire un epilogo tanto drammatico, né tanto meno il suo atteggiamento aveva fatto sorgere il dubbio che fosse necessario ritirargli la pistola d’ordinanza. «Il guaio è che non si era rassegnato alla fine della storia con Pierpaola e ha perso la testa», racconta un altro agente.
Sgomenti e addolorati i vicini di casa della donna, originaria di Marzano Appio, in provincia di Caserta, ma a Roma da oltre vent’anni: «Era una donna gentile e solare, sempre con una buona parola per tutti. Non è giusto morire così». E ancora: «Siamo sconvolti, è una famiglia come tante. Qui abitano poliziotti, carabinieri, finanzieri, una zona tranquilla e una famiglia tranquilla, tutta di poliziotti». C’è chi ha confuso i tre colpi di pistola con dei mortaretti, chi invece ha capito subito che si trattava di arma da fuoco e, dal balcone, ha visto scappare l’assassino.
I pm di turno, Antonia Gianmaria e Antonella Pandolfi, hanno svolto un sopralluogo sia in via Nicolò sia in via Tamassia. Gli specialisti della Scientifica hanno effettuato una serie di rilievi nell’androne del palazzo ma anche all’interno dell’auto dell’omicida. Su quanto avvenuto è intervenuto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha espresso «sgomento» per l’omicidio rivolgendo «ai familiari, al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, al capo della Polizia di Stato, Vittorio Pisani, e al Direttore dell’Ispettorato, Irene Tittoni, le espressioni del più profondo cordoglio mio personale e della Camera dei deputati». E parole di cordoglio sono state espresse anche dal titolare del Viminale Piantedosi per «un fatto tragico e sconvolgente, che vede per l’ennesima volta una donna come vittima»