Corriere della Sera, 1 giugno 2023
Tetto del debito, sì della Camera: regge l’intesa Biden-McCarthy
Washington I leader del Senato imploravano ieri i colleghi di approvare senza emendamenti (che lo rimanderebbero alla Camera) l’accordo sul tetto del debito. Le borse mondiali già brindano, dopo il si della Camera arrivato mercoledì notte. L’intesa deve approdare sulla scrivania di Biden per la firma entro il 5 giugno, altrimenti – secondo il Tesoro – gli Stati Uniti potrebbero rimanere con le casse vuote e non riuscire ad onorare i loro obblighi.
Il testo di 99 pagine prevede la sospensione del limite di debito di 31,4 mila miliardi di dollari fino al gennaio 2025 (dopo le prossime elezioni presidenziali); taglia la spesa federale di 1,5 mila miliardi in dieci anni congelando alcuni finanziamenti che sarebbero aumentati l’anno prossimo e limitando l’aumento della spesa all’1% nel 2025; e impone ulteriori obblighi di lavoro per gli americani più poveri che ricevono aiuti alimentari, taglia fondi per l’IRS (l’agenzia delle entrate), accelera l’approvazione di progetti per la produzione di energia. Un compromesso – frutto dei negoziati tra lo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy e il presidente democratico Joe Biden – finalizzato a ottenere voti dai due partiti, consentendo a entrambi di dire di aver conquistato qualcosa e/o evitato il peggio. Una conferma dell’abilità di Biden di raggiungere intese bipartisan, ma con un prezzo. Un numero di deputati di sinistra si sono opposti, criticando i contenuti. L’accordo è passato però grazie a un’ampia coalizione bipartisan: 314 voti favorevoli e 117 contrari (149 repubblicani e 165 democratici hanno sostenuto le misure; 71 repubblicani e 46 democratici no). L’accordo è quasi crollato quando 29 deputati di ultradestra hanno rotto i ranghi in un voto procedurale che di solito è una formalità; i democratici hanno atteso alcuni minuti prima che, in un momento di suspense, il loro leader Hakeem Jeffries sollevasse la scheda verde segnalando di dare il loro supporto. Per McCarthy è imbarazzante che siano di più i sì democratici di quelli repubblicani, ma è riuscito nel difficile compito di trovare un’unità, senza essere sfiduciato dall’ala destra del suo partito, almeno per ora.