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 2023  giugno 02 Venerdì calendario

Intervista ad Andres Serrano


«Una nuova forma di filisteismo soffoca oggi la cultura in America. Da tempo gruppi conservatori agiscono in base a una precisa agenda: ma ora hanno fatto proseliti. E l’attitudine al bigottismo si è estesa. Ormai basta un solo genitore a far scomparire un libro da una biblioteca scolastica o a far licenziare una professoressa che mostra foto del David di Michelangelo. La censura voluta da gente incolta, che non conosce l’arte e la storia, la tolleranza e l’accettazione. Ma non bisogna farsi intimidire. L’oscurantismo non può vincere». Lo sa bene Andres Serrano, classe 1950, uno dei maggiori fotografi statunitensi contemporanei (ma lui preferisce definirsi «artista che usa il mezzo fotografico»). Il suo lavoro, esteticamente manierato e ispirato a composizioni di grandi maestri rinascimentali, è stato più volte definito “controverso”, addirittura “blasfemo”. Nel 1987 il suoPiss Christ,foto di un crocefisso immerso nell’urina, provocò proteste in America e in Europa. L’opera fu vandalizzata più volte, anche a distanza di decenni, e fu censurata pure in Italia nel 2015. Negli anni Novanta sconcertò con The Morgue – cadaveri fotografati evocando lo stile dei maestri del Quattrocento. Seguì The Klan, scatti “caravaggeschi” di membri del Ku Klux Klan. E poi Torture ispirata alle violenze nel carcere iracheno di Abu Ghraib.
America, ciclo di ritratti di icone statunitensi. Fino aThe Game, raccolta di oggetti ispirati da e a Donald Trump eal recente Insurrection, film sulla rivolta del 6 gennaio a Capitol Hill. Da tempo collabora col poeta italiano Gabriele Tinti – con cui condivide l’attenzione su temi come spiritualità, violenza, morte – e ne ha illustrato i volumi Last Words (2016) eConfessions, in uscita a luglio. L’8 giugno al Dox, Centro d’Arte Contemporanea di Praga, inaugurerà una grande retrospettiva intitolata Infamous Beauty.
Bellezza infame, un titolo complesso come la sua arte...
«Ho imparato da Marcel Duchamp che tutto può essere arte. Io guardo ai miei soggetti con occhio classico andando però oltre la fotografia: uso l’estetica per sovvertire concetto e immagine e le polemiche arrivano proprio quando tratto persone o temi non convenzionalmente “belli”. Ma intensificandone il lato estetico, emerge il lato più umano: che a volte può essere oscuro. Molti pensano che con certi lavori ho offeso la religione cristiana.
Eppure sono l’opposto di un blasfemo. I miei genitori erano cattolici. Credo in Dio da sempre, ma sono un artista contemporaneo. Lavoro con concetti storici della fede, ma li elaboro in maniera autonoma. Un modo per espandere la mia spiritualità».
Il suo “Piss Christ”, dunque, fu un atto di fede?
«Certo. Omaggio a un Cristo che sulla croce era in balia della sua umanità e dunque anche dei suoi fluidi. Spesso mi chiedono perché non uso simboli di altre fedi e la risposta è semplice: non mi appartengono. D’altronde sono convinto che Dio abbia senso dell’umorismo e comprenda il mio approccio giocoso. E dopo anni di polemiche, anche la Chiesa oggi mi comprende meglio».
Davvero?
«Suor Wendy Beckett, la suora britannica che per anni ha svolto un interessante lavoro di critica d’arte con programmi in onda sulla Bbc, apprezzava il mio lavoro e usava dire che “la vera arte è quella checostringe a porsi domande”. Mi dicono che anche Timothy Dolan, il cardinale di New York, mi apprezza. E infatti mi piacerebbe un giorno offrire al Vaticano, a Papa Francesco che considero un uomo eccezionale, una delle mie versioni della Pietà di Michelangelo su cui mi sono concentrato di recente: ripetendo il soggetto alla maniera di Andy Warhol, dandogli colore per trasformare la pietra in vita».
Quel Michelangelo che in America ormai fa scandalo...
«Voi europei siete cresciuti in un mondo plasmato da secoli di arte e non avete paura della nudità.
L’America è un paese giovane, complessato, immaturo. Dove si censura ciò che non si conosce. È questo che oggi minaccia tanto la libertà d’espressione: a porre veti è gente che non sa nulla di ciò che vuol proibire. C’è il rischio di un nuovo medioevo culturale: bisogna reagire sapendo che c’è sempre qualcuno che comprende. Ciò nonostante mi sento un artista profondamente americano proprio perché del mio paese mostro le contraddizioni».
Cosa significa essere un artista americano?
«Dopo l’11 settembre avviai un lavoro proprio per cercare di definire l’America per chi non sapeva cosa fosse. Realizzai 100 ritratti di persone di ogni ceto sociale, comprese celebrità come Donald Trump.
Un’amica, l’artista Nancy Spero, mi chiese “di chi è l’America che fotografi?” ci pensai e risposi: “La mia”. Ecco, l’America è uno stato d’animo. Tutti la rivendicano come propria».
Donald Trump è diventato una sua ossessione.
Gli ha dedicato una mostra, “The Game”. E ai suoi seguaci il film “Insurrection”...
«Trump ha insegnato agli americani a mentire,
essere egoisti, voler distruggere l’avversario. Con The Game ho mostrato la smisuratezza del suo ego e anche quanto fossero ampie le sue connessioni. In realtà mi ritengo un artista apolitico perché creo immagini esteticamente neutrali. Ma non parto da posizioni di neutralità: ho occhi, orecchie, vedo cose, commento. Con mostra e film ho voluto definire l’epoca di Trump senza dare un giudizio esplicito.
Quello va trovato nella coscienza di ciascuno di noi».
Recentemente ha realizzato un Nft del “Piss Christ”. Sta sperimentando nuovi linguaggi?
«Ho realizzato un’edizione di cinque in occasione della retrospettiva di Praga. Ma è un espediente.
Nessuno dei miei collezionisti mi ha voluto prestare unPiss Christ per la mostra: hanno paura che, come accaduto in passato, vengano danneggiati da qualche folle censore. Mi ha suggerito mia moglie Irina di farne Nft da esibire con un video di presentazione. Così l’opera è presente senza esserci fisicamente».
Ci saranno anche lavori più recenti?
«Una serie dedicata ai robot. Ho comprato decine di giocattoli vintage su eBay e da quando si fa un gran parlare di Intelligenze Artificiali ho iniziato a fotografarli come fossero statue classiche. Li considero ponte fra memorie di fanciullezza e un futuro che è già qui e rischia di sopraffarci con i vari Metaverso e ChatGpt. Li ritraggo come esseri umani, gli do dignità, sperando aiutino a riflettere sulla direzione in cui andiamo».