Libero, 2 giugno 2023
Prigozhin scriveva libri per bambini
Oggi è il più famigerato e spietato signore della guerra. Il suo Gruppo Wagner conta migliaia di uomini sul fronte ucraino ed è stato inserito tra le organizzazioni terroristiche dall’Unione europea perla spregiudicatezza delle sue azioni. Di lui si sa, anche, che per anni è stato l’uomo di fiducia del Cremlino nell’allestimento dei banchetti di Stato, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Chef di Putin”. Ma assai poco si è detto e scritto, al di fuori della Russia, sulla vita di Evgeny Prigozhin prima che diventasse uno degli uomini più potenti del Paese. Uno squarcio sull’altra sua vita lo ha aperto il Moscow Times, rinvenendo un libretto di 90 pagine che Prigozhin scrisse nei primi anni Duemila. Non parla né di ristorazione, né di affari di Stato, né di tattiche militari. Scritto, si legge sul volumetto, con la collaborazione dei suoi due figli, Polina e Pavel, è una fiaba per bambini ambientata in una terra di «piccoli uomini» che vivono tra la gente comune, senza essere visti per le loro dimensioni. Tra loro c’è un bimbo, che di nome fa Indraguzik, che cade dal grande lampadario a candelabro di un teatro, nel quale vive, si perde e poi cerca e ritrova la via di casa facendo i più fantastici incontri. Graziose illustrazioni, che Prigozhin attribuisce al suo stesso genio creativo (del quale tuttavia non ci sono prove), abbelliscono le pagine e permettono di seguire la storia. Erano, quelli, i primi anni della Russia putiniana – della crescita economica e della collaborazione con l’Occidente contro al-Qaeda – un Paese che le cancellerie europee e gli Stati Uniti corteggiavano per le sue immense risorse naturali e per il suo potere finanziario. Lo stesso Prigozhin era all’apice del suo successo di imprenditore, ben lontano dal signore della guerra con ambizioni politiche che conosciamo. A quel successo, lo Chef ci era arrivato nel corso di una storia personale travagliatissima e poco conosciuta anch’essa, nella quale l’analista politico russo Konstantin Kalachev, citato sempre dal Moscow Times, ha rivisto (concentrata in un solo uomo) la storia degli ultimi quarant’anni di quella che era Unione Sovietica ed è poi diventata Russia. LA CRICCA DI LENINGRADO Nato il 1 giugno 1961 a Leningrado (sì, anche lui come Putin, Medvedev, Patrushev), l’attuale capo della Wagner ricevette la sua prima condanna per furto appena diciottenne: due anni e mezzo con la condizionale, durante i quali fu spedito a lavorare a Novgorod in un impianto chimico. Erano, quelli, gli anni grigi di Breznev, quelli del declino economico e politico, che il regime non riusciva più a nascondere agli occhi degli occidentali. L’era di un’Urss a brandelli, dove la miseria regnava ovunque appena fuori il centro di Mosca. Nemmeno un anno dopo, Prigozhin era di nuovo a Leningrado, capo di una banda di svaligiatori. Per un anno, lui e i suoi svuotarono svariati appartamenti della città, finendo poi per essere catturati dalla polizia. Nell’ottobre 1981 fu condannato a 13 annidi galera, contando quello che doveva ancora scontare dalla precedente condanna. Rilasciato sulla parola nel 1990, iniziò la sua scalata nella ristorazione vendendo hot dog (il primo a farlo, a Leningrado) per strada con il suo patrigno. L’incontro con un ex compagno di scuola, Boris Spector, gli cambiò la vita, trasformandolo in uno dei padroni della Contrast, far i maggiori distributori alimentari della città. E così come la Russia risorgeva dalle ceneri sovietiche, Prigozhin passò in pochissimi anni da galeotto a proprietario (nel 1996) del più lussuoso ristorante di San Pietroburgo: l’Old Customs. Fu lì che conobbe Putin, durante una visita ufficiale dello zar, che poco dopo lo avrebbe fatto accedere al suo entourage. Ma questa è la storia che già conosciamo. Anche se è difficile, oggi, prevedere come andrà a finire.