La Stampa, 1 giugno 2023
A favore della maternità surrogata
Una proposta. Facciamo finta per otto minuti di non vivere in Italia e proviamo a mettere in ordine quel che si sa sulla maternità surrogata sottraendo la materia al consueto duello ideologico per cui, grosso modo, la destra è contraria e la sinistra è a favore con ampie zone di eccezione e intersezione legate direi soprattutto all’influenza della religione (dell’educazione) cattolica, che permea gli schieramenti a ogni latitudine.Otto minuti. Poi torniamo al rodeo, volendo, senza dimenticare però che è dannosissimo in un ambito così delicato, un tema che riguarda le vite individuali di ciascuno, il proprio e l’altrui corpo, la libera scelta, la vita e la sua assenza con corollari, spesso, di grande dolore intimo. Il rodeo è invece una roboante esibizione circense offerta al grande pubblico, fa leva su conoscenze scarse e le conferma, le confonde, serve a impressionare la platea e a portare a casa risultati elettorali e di consenso.Qualche elemento, dunque, sulla base dei fatti. La gestazione per altri (spesso chiamata «maternità surrogata» con formula impropria che contiene già in sé un germe di giudizio) è una pratica a cui ricorrono persone che non possono avere figli biologicamente propri: si rivolgono dunque a una donna che porti avanti la gravidanza per loro. Le ragioni dell’impossibilità sono legate a patologie, acquisite o congenite, oppure al sesso: se la coppia è composta da due uomini, per esempio.Una delle principali obiezioni di chi è contrario alla Gpa è che le donne che accettano di portare avanti una gravidanza per altri sono povere, deboli, fragili, lo fanno per bisogno di denaro, sono sfruttate quando non schiavizzate. La realtà è che nei quaranta Paesi in cui la pratica è consentita, sovente rimborsata dal servizio sanitario nazionale, le regole a tutela delle gestanti sono chiare e fermissime. In questi Paesi, nazioni giuridicamente avanzate, la gestante solidale è spessissimo una donna che ha relazioni di parentela o amicizia con uno dei due genitori intenzionali. Quando non è così le diverse leggi nazionali prevedono che la gestante debba essere già madre di figli propri e in condizioni economiche che escludano lo stato di necessità. Negli Stati Uniti i dati ormai numerosi mostrano addirittura che le madri naturali che si sono rese disponibili alla gestazione per altri erano spesso in condizioni economiche e sociali più favorevoli delle coppie richiedenti.Vietare la Gpa perché esiste il rischio di sfruttamento (esiste, certo che esiste) è come decidere di vietare gli appalti, la costruzione di opere pubbliche, le Olimpiadi e i Mondiali perché c’è il rischio di corruzione. C’è sempre, sì, la possibilità di commettere illeciti. Lo sappiamo bene. Servono quindi leggi chiare a prevenzione e pene severe a punizione. Servono regole, e il loro rispetto.In Italia si stima che circa il 20 per cento delle coppie non sia in grado di avere un figlio biologico per patologie congenite o acquisite. Sterilità, infertilità, tumori, endometriosi, molto altro. Due milioni di persone. Indicare loro la pratica dell’adozione è una semplicistica e persino volgare intromissione in una sfera che, ne converrete tutti, è legata al principio di autodeterminazione. È anche indice di un distorto modo di concepire l’adozione: non come gesto di amore ma come piano B, riparazione di un danno.La gestazione per altri, nei Paesi del mondo dove è regolata, consente a queste coppie di avere figli in un contesto giuridico che tutela tutti: la gestante ha piena libertà di scelta e ripensamento, compresa la possibilità di abortire in caso di rischio per la propria salute e, a seconda delle nazioni, di decidere di tenere per sé il figlio. Leggo in una chat della Fondazione Veronesi, il cui comitato etico si è espresso a favore della Gpa, che in molte associazioni di donne con qualche problema di salute riproduttiva tantissime avrebbero una madre o una sorella o un’amica disposta a condurre una gravidanza per loro, solo che in Italia non si può.Il divieto, qualunque divieto, favorisce i ricchi. Non è vero il contrario. È vero che di fronte a un ostacolo solo chi ha i mezzi per andare all’estero e sopportare ingenti spese per lunghi periodi potrà farlo. Ogni proibizionismo è un pericolo per chi ha meno soldi e favorisce, questo sì, le pratiche illegali.C’è poi una questione di giudizio etico, chiamiamolo così con generosità. Una intromissione della politica nella sfera delle libertà personali. Viviamo in un Paese che piange la denatalità e poi non riconosce la possibilità di trascrivere il certificato di nascita di bambini nati all’estero con la pratica, lì legale, della gestazione per altri. Eppure quei bambini ci sono, esistono. Un Paese che nel caso di coppie omogenitoriali riconosce a un solo genitore lo status di padre o madre. Che nega la realtà, in buona sostanza, ignorando che le coppie composte da persone dello stesso sesso esistono, numerosissime, hanno figli e quei figli hanno due genitori, non uno. Un sopruso, una ipocrisia, una forma di violenza di Stato che viola, questa sì, il principio di autodeterminazione. Delle donne e degli uomini, la libertà di ciascuno di poter disporre del proprio corpo, l’inviolabilità della persona fisica. Habeas corpus, che tu abbia il tuo corpo. Ma questa è di nuovo una questione politica, naturalmente: l’uso politico dei corpi e la manipolazione del dibattito che se ne fa, per il rodeo in favor di telecamere. Che il circo ricominci. Che ciascuno nasconda in privato i suoi dolori e le sue speranze. Che siano i soldi, come sempre, a separare chi può da chi non può essere libero.