Libero, 31 maggio 2023
Il primo virologo cinese che ammette: il covid potrebbe essere nato in laboratorio
A più di tre anni dall’esplosione della pandemia di Covid, uno scienziato cinese ha dichiarato per la prima volta pubblicamente, oltretutto a un organo di informazione non cinese, che l’ipotesi secondo cui il contagio partì dai laboratori dell’Istituto di virologia di Wuhan «non può essere scartata.
Nessuna ipotesi può essere eliminata, bisogna sempre sospettare di tutto, questo è la scienza» ha dichiarato a BBC Radio 4 il professor George Gao.
Capo del Centro cinese per il controllo delle malattie prima e durante la pandemia, il dottor Gao è considerato uno dei più rispettati virologi e immunologi al mondo. Il governo di Pechino ha sempre risolutamente escluso che il virus possa essere scaturito da quel laboratorio, ma Gao ha spiegato alla BBC che una qualche forma di investigazione ufficiale, in realtà, era stata condotta presso l’istituto di Wuhan, in una fase successiva al picco di pandemia.
RIVELAZIONI Leggendo quanto da lui ammesso alla BBC, si può ragionevolmente dire che Gao (il quale ha lasciato il Centro cinese per il controllo delle malattie un anno fa) abbia fatto, nell’intervista all’emittente britannica, un mezzo passo avanti e un mezzo passo indietro, dicendo prima che nessuna ipotesi possa essere scartata e riferendo poi che i controlli ai laboratori di Wuhan avrebbero dato esito negativo.
Il punto è che le autorità cinesi sono sempre state estremamente reticenti nel condividere le informazioni raccolte sulla pandemia, affermando sempre e comunque che il luogo del “salto” del virus da animale (un pipistrello) a uomo sia avvenuto presso il mercato alimentare di Huanan.
Nessuno è riuscito, in questi tre anni, a dimostrare che le cose siano andate diversamente, anche se due diverse agenzie federali americane hanno nei mesi scorsi affermato che l’ipotesi di una fuga del virus dall’Istituto di virologia di Wuhan sia di gran lunga la più credibile. A dirlo, sulla base di informazioni di intelligence, era stato nel febbraio scorso il Dipartimento per l’Energia USA, seguito un mese più tardi del Federal bureau of investigation.
«Abbiamo solide basi per affermarlo» aveva dichiarato il direttore dell’Fbi, Christopher Wray, facendo scattare con le sue parole l’ennesima crisi diplomatica tra Washington e Pechino.
Da tre anni, infatti, le due diverse teorie, quella del laboratorio e quella del mercato come luogo d’origine del contagio, sono al centro di uno scontro geo-politico tra Cina e occidente, di una enormità di teorie complottiste e di uno dei dibattiti scientifici più politicizzati e avvelenati di tutti i tempi. Pechino ha sempre accusato i sostenitori della fuga dal laboratorio di cospirare contro i suoi interessi globali.