il Giornale, 31 maggio 2023
I numeri del vino italiano
Il mondo del vino italiano piace sempre di più ai fondi di private equity, che vedono aumentare la loro partecipazione nei capitali delle principali imprese del 63,5% rispetto al 2020 e si attestano al 4,6% del totale. L’interesse dei fondi è motivato, se si pensa che nel 2022 l’Italia si è confermata prima al mondo per volumi prodotti (49,8 milioni di ettolitri, il 19,3% del totale mondiale) e per esportazioni (21,9 milioni, con una quota del 20,5%). In valore, invece, i vini italiani esportati all’estero sono secondi solo a quelli francesi: 12,3 miliardi contro 7,8. L’indagine dell’area studi di Mediobanca, che ha coinvolto le 255 principali società con fatturato superiore a 20 milioni e ricavi aggregati a 10,7 miliardi, restituisce un quadro positivo del settore anche per quest’anno con i maggiori produttori che si attendono una crescita delle vendite complessive del 3,3%, (3,1% per l’export). La classifica dei produttori di vino per fatturato vede trionfare, per il 2022, Cantine Riunite & Civ con 699 milioni di euro (+10,1% sul 2021). Quest’ultimo è un primato che si consolida per il consorzio di cantine sociali delle province di Reggio Emilia e di Modena, che si è allargato nel 2002 con l’acquisizione di Cantine Maschio, produttore trevigiano di Prosecco. Tra i vari cavalli di battaglia si trovano l’etichetta di Lambrusco Albinea Canali, il Pignoletto di Gaetano Righi e il Prosecco di Cantine Maschio. Secondo per fatturato il neonato gruppo Argea, a quota 455 milioni (+9,6%). Sotto questo tetto, a settembre dello scorso anno, si sono riuniti due marchi come Botter e Mondodelvino sotto la regia del fondo Clessidra, che tra le altre ha in portafoglio anche una quota dell’8,6% di Nexi. La società, guidata dall’ad Massimo Romani, ha marchi e cantine produttrici di molti vini tipici: Nebbiolo e Moscato per il Piemonte, Sangiovese e Trebbiano per la Romagna, Prosecco e Pinot grigio per il Veneto. Ma anche Montepulciano d’Abruzzo, Primitivo di Puglia e Nero d’Avola in Sicilia. La terza piazza tra i produttori è occupata da Italian Wine Brands con ricavi a 430 milioni (+5,2%). Si tratta di un gruppo vinicolo privato, il primo italiano a quotarsi in Borsa a Milano dove capitalizza 217 milioni di euro. Nasce dall’unione di Giordano Vini e Provinco Italia. La posizione di amministratore delegato e presidente è ricoperta da Alessandro Mutinelli, ex revisore dei conti di Deloitte che è poi diventato nel 2008 l’azionista di maggioranza di Provinco Italia. La cantina storica è nelle Langhe, in Piemonte. Tra le etichette spiccano il Barolo, l’Amarone, il Prosecco, il Primitivo di Manduria. Tra le altre aziende produttrici, la cooperativa romagnola Caviro supera i 400 milioni di fatturato mentre sette cantine (Cavit, Santa Margherita, Antinori, Fratelli Martini, La Marca, Mezzacorona, Zonin) hanno ricavi compresi tra i 200 e 300 milioni. Scorrendo i dati dello studio di Mediobanca emerge che il 2022 si è chiuso con un aumento del fatturato del 10% (+10,5% il mercato interno, +9,5% l’estero). I vini frizzanti (+16,9%) hanno accelerato più dei vini fermi (+8,2%). Mentre il mercato di sbocco principale per l’export rimane l’Ue al 37,1% (con la Germania al 23,9%), mentre gli Usa pesano per il 17%. Tra i canali di vendita si segnala il boom dell’Ho.Re.Ca (hotel, ristoranti, caffè) con un +19,9% a valore sul 2021. Cresce meno la grande distribuzione (+3,3%) mentre frena l’e-commerce (-3,7). Tra i rivenditori online spicca Vino.com (43,3 milioni di ricavi), seguito da Tannico (33,5) e Bernabei (31,8).