La Stampa, 31 maggio 2023
Intervista a Zerocalcare
In questo Paese c’è un problema con il dissenso. E non parlo solo di questo governo». Fuori dall’aula 3 del tribunale di Torino il fumettista Zerocalcare, all’anagrafe Michele Rech, ha appena finito di testimoniare al processo contro 28 attivisti del centro sociale torinese Askatasuna. «Accusarli di associazione a delinquere è una follia», dice.
Il dissenso fa paura al potere a prescindere dal colore che ha?
«Proprio così».
Facciamo degli esempi: gli Extinction Rebellion.
«Fanno azioni dimostrative eppure a Padova sono stati indagati per associazione a delinquere. E l’elenco è lungo: i SiCobas a Piacenza, i disoccupati a Napoli».
Che spiegazione si dà?
«Si sta usando l’accusa di associazione a delinquere contro i movimenti che esprimono una critica all’esistente».
Dissenso o conflitto?
«Per un grosso periodo c’è stato un problema con il conflitto. E dal G8 di Genova in poi si è represso il conflitto con reati che prevedevano pene sempre più spropositate. Per danneggiamenti, come delle vetrine rotte o delle fioriere rovesciate, si è contestata la devastazione e il saccheggio. Ora non c’è più nemmeno bisogno del conflitto».
Come, scusi?
«È difficile pensare che colorare una fontana o buttare della vernice su una statua o sul muro del Senato sia conflitto. Sono manifestazioni simboliche».
E i rave party?
«Il decreto rave si estende alle occupazioni in generale. E fa il paio con la questione del blocco stradale prevista dal decreto Salvini. In una manifestazione può capire che, per motivi logistici, senza nessun intento belligerante, si finisca in spazi non autorizzati o a occupare una strada. Pensare che questa cosa si possa risolvere seppellendo le persone in galera mi pare gravissimo».
Prima era un illecito amministrativo.
«Ora si va da 1 a 6 anni di carcere, che raddoppiano se si supera un determinato numero di persone. Al di là delle parole significa rovinare la vita delle persone. E terrorizzarne altre. Su questo si dovrebbero interrogare a destra e a sinistra».
Non fa sconti a nessuno?
«Il problema con il dissenso non è solo di questo governo. Ogni volta che qualcuno vara una legge che chiude degli spazi, chi arriva dopo è molto contento di approfittarne. Non si torna mai indietro».
Al Salone del Libro la ministra Roccella è stata contestata. Incontro saltato. Giusto o sbagliato?
«Chi ha praticamente in mano questo Paese, dalla Rai ai posti di potere, ha tutte le possibilità non solo di esprimere le proprie posizioni ma di farle diventare legge. Per cui penso che debba accettare di poter essere contestato. Fa parte dei meccanismi della democrazia. E l’idea che questa cosa sia “irricevibile” è l’idea di un potere che non accetta nessun tipo di critica».
Ha ragione l’ex direttore del Salone Nicola Lagioia quando parla di deriva autoritaria?
«C’è un problema di autoritarismo che va avanti da tanto tempo e che ora probabilmente è più visibile».
Fabio Fazio e Lucia Annunziata sono fuori dalla Rai. Tv di regime?
«Questo tema non mi sconvolge. Funziona sempre così, a seconda dei governi e delle stagioni di questo Paese».
Per la premier Meloni “Nazione e Patria” finalmente sono idee centrali nel dibattito politico. Che parole rappresentano, per lei?
«Non stento a credere che lo pensi. Però in qualche modo lei e la sua parte politica si sono presentati senza nascondere qual è la cultura politica a cui appartengono. Sono stati eletti democraticamente e con una cultura politica che si è ripresa degli spazi sempre più grossi negli ultimi anni. Senza che nessuno facesse mai da argine in qualche modo».
Elly Schlein è un’alternativa credibile?
«Non ho risposte su questo. È un individuo e gli individui non sono mai né il problema né la salvezza».
E che cosa lo è allora, se non sono le persone?
«Il conflitto, il dissenso: sono un motore di progresso e democrazia. Purtroppo negli ultimi anni vedo che il conflitto si sfoga in maniera orizzontale, tra gli ultimi. Tra il poveraccio e quello che è più disperato di lui. Un meccanismo che fa gioco alle destre».