la Repubblica, 31 maggio 2023
Riflessione sulle elezioni
Lunedì scorso si sono concluse le elezioni amministrative, che hanno rinnovato le amministrazioni di circa 800 Comuni. Si tratta di elezioni “locali”, che, tuttavia, hanno impatto politico “nazionale”. Perché coinvolgono numerosi capoluoghi di provincia e una fascia di popolazione estesa. Come ogni elezione, in Italia. Perché gli esiti sono amplificati dai media. Tanto più in una fase incerta. Nella quale non vi sono equilibri chiari e stabili. “Fra” le coalizioni e “nelle” coalizioni. E queste elezioni sono state, puntualmente, lette per verificare i rapporti di forza tra i partiti. Concentrando l’analisi sui Comuni maggiori, con oltre 15 mila abitanti, della tornata conclusa nei giorni scorsi, e sui capoluoghi, emerge un quadro marcato dalla prevalenza e dalla crescita del centrodestra. Che si è affermato in 40 Comuni “maggiori”: quasi 10 in più, rispetto a prima. E, fra questi, in 8 capoluoghi. Mentre il centrosinistra ha “mantenuto” il governo in 22 Comuni “maggiori” (in precedenza ne amministrava 30) e in 3 capoluoghi (2 in meno).
Un risultato che ha sollevato reazioni immediate. Soprattutto nel centrosinistra. Nei confronti di Elly Schlein, divenuta leader del Pd dopo la sconfitta alle elezioni politiche dello scorso settembre. E dopo l’affermazione dell’altro polo. Il centrodestra. Guidato, per la prima volta, dalla Destra. Cioè, dai Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Le critiche verso Elly Schlein confermano le difficoltà interne al centrosinistra. Soprattutto al Pd. Che, fino ad oggi, non è stato in grado di costruire quel “campo largo” annunciato da tempo. Rimasto, però, “ristretto”. Per l’in-capacità (e l’in-disponibilità) di coalizzare il Pd con il M5S. Una non-scelta che ha prodotto esiti negativi per entrambi i partiti. Per il M5S, che non ha “messo radici” stabili fra gli elettori. Ma, soprattutto, per il Pd, che, in passato aveva espresso unapresenza solida e continua, su base territoriale. Ora non è più così.
Questi risultati riflettono cambiamenti in corso da tempo. Divenuti più evidenti, negli ultimi anni.
Sottolineano, in particolare, il declino del legame fra i partiti e il territorio. Fondamentale, quando i partiti (come il Pd) erano eredi di identità e tradizioni politiche “radicate” nella società. Non per caso alle elezioni del 2008 nei tre quarti delle province italiane si votava, sostanzialmente, allo stesso modo rispetto al 1983. Poi è cambiato tutto. Perché i partiti si sono identificati nella figura del leader. E hanno “mediato” il rapporto con gli elettori attraverso i “media”. Mentre prima erano presenti nella società. E sul territorio. Dove i partiti si rivolgevano agli elettori attraverso la figura dei sindaci e, quindi, dei presidenti di Regione, ridefiniti, non per caso, “governatori”. In seguito, però, il quadro è cambiato. Perché i sindaci e i governatori hanno assunto visibilità e ruolo ben oltre i confini “locali”. E, spesso, sono divenuti leader in ambito “nazionale”. Così il legame della politica con il territorio si è indebolito. Anche a causa della globalizzazione, a c ui è intitolato il “Festival internazionale dell’Economia”, che si svolgerà a Torino nei prossimi giorni.
E i colori delle Mappe, con cui venivano rappresentate le zone di forza dei partiti, nel corso degli anni, si sono sbiaditi. Come hanno confermato queste elezioni.
Nelle “zone rosse”, dov’era forte e radicata la Sinistra, si è progressivamente affermato il centrodestra. Che oggi governa nelle Marche e in Umbria. E ha guadagnato consensi anche in Emilia-Romagna e in Toscana. Mentre la “zona bianca” del Nord Est, tradizionalmente “governata” dalla Dc, ha visto l’ascesa della Lega Nord – in origine “Liga Veneta”. Successivamente affiancata da Forza Italia. E, di recente, dai FdI. È divenuta, quindi, un’area “verde-azzurra” e... “tricolore”. Queste elezioni amministrative confermano un ulteriore passaggio. “Segnato” dalla perdita dei colori che “segnavano” la continuità politica del territorio. Ad Ancona, in precedenza governata dal centrosinistra, si è imposto Daniele Silvetti, di FI (con precedenti in An). Candidato del centrodestra. Mentre a Vicenza, nel “cuore bianco del Veneto bianco”, è stato eletto Giacomo Possamai. Candidato (Pd) del centrosinistra. E si affianca a Sergio Giordani e Damiano Tommasi, sindaci, rispettivamente, di Padova e Verona. A capo, anch’essi, di una maggioranza di centrosinistra.
È un vero “Cambio di rotta”, come suggerisce il titolo di un volume, a cura di Fabio Bordignon, Luigi Ceccarini e James Newell (appena pubblicato per Fondazione Feltrinelli). Senza percorsi e porti precisi. E senza “mappe”, né “atlanti politici” ai quali fare riferimento. Così, in futuro, anch’io, forse, dovrò cambiare titolo ed etichette ai testi che da 30 anni pubblico suRepubblica.