La Stampa, 30 maggio 2023
Il boicottaggio agli abiti pride per bambini è costato a Target 10 miliardi
Dieci miliardi di dollari in dieci giorni. Tanto è costato a Target lanciare una linea di abbigliamento comprensiva di articoli per bambini ispirata al Pride, il mese dell’orgoglio Lgbtq+ che cade a giugno.
Quando Erik Carnell è stato contattato dalla catena di grandi magazzini per creare borse e capi di abbigliamento per la gamma “Pride Month”, lo stilista ha accettato con entusiasmo ed euforia. Era senza dubbio la più grande occasione della sua nuova vita, iniziata quando nel 2017 ha lasciato il lavoro di dirigente presso Starbucks per lanciare Abprallen, un marchio di arte e abbigliamento per la comunità Lgbtq+. «È stato emozionante, mi sentivo come se fossi stato notato e riconosciuto – spiega Carnell, designer transgender di 29 anni che vive a Londra -. Era senza dubbio il progetto più importante della mia carriera». Così Target ha iniziato il lancio di oltre duemila prodotti per la collezione annuale Pride, gli articoli includono tazze “gender fluid”, calendari “queer all year”, e – questo che ha scatenato maggiormente la rabbia – libri per bambini dai 2 agli 8 anni intitolati “Bye Bye, Binary”, “Pride 1,2,3” e “I’m not a girl”. E così il momento magico di Carnell si è trasformato in una tempesta di fuoco.
Gli attivisti conservatori e religiosi hanno iniziato ad attaccare il negozio con post sui social media e video promuovendo un boicottaggio di massa nei confronti della catena di magazzini. Con immediati riflessi a Wall Street: una settimana fa il titolo della società aveva un valore di 160,96 dollari per azione, ma a seguito della campagna “contro” il valore è crollato e così il titolo ha chiuso venerdì a 138,93 per azione.
Nei giorni scorsi Target ha rimosso alcuni articoli dai negozi e spostato i prodotti Pride nel retro di diversi punti vendita nel sud degli Usa, dopo che numerosi clienti avevano abbattuto i cartelloni che pubblicizzavano la linea, affrontato con rabbia i dipendenti e pubblicato video minacciosi sui social media. A criticare e chiedere di non comprare i prodotti Lgbtq-friendly sono stati i conservatori e diversi legislatori repubblicani che hanno espresso il loro sostegno al boicottaggio. «Target avrebbe potuto decidere di stare fuori dalle battaglie culturali, invece ha deciso di fare la guerra a gran parte della sua base di clienti – ha twittato il senatore repubblicano dell’Ohio JD Vance -. Non faccio più acquisti da Target e sembra che molte famiglie stiano facendo lo stesso». Mentre la deputata della Georgia Marjorie Taylor Greene, trumpista di ferro considerata vicina agli ambienti cospirazionisti di QAnon ha paragonato la vicenda a quella di Bud Light che il mese scorso ha dovuto fare i conti con clienti e bilanci per aver lanciato una collaborazione con l’influencer transgender Dylan Mulvaney. Il totale delle perdite sino a questo momento per l’iconica birra a stelle e strisce è di 16 miliardi di dollari. Solo oggi, quando Wall Street riapre dopo la sosta del lungo fine settimana del Memorial Day, sarà possibile capire se la “corsa ai ripari” di Target fermerà l’emorragia di capitali sul Nyse