Domenicale, 28 maggio 2023
Erik Satie e i cibi bianchi
Oggi Erik Satie è riconosciuto come uno dei compositori più dotati della sua epoca, ma come capita spesso, i contemporanei gli riconoscevano a malapena di essere un musicista. Considerato senza alcun talento dai professori del conservatorio, per tutta la vita dovette guadagnarsi da vivere suonando nei locali di cabaret parigini, visto che le sue composizioni gli fruttavano poco o nulla.
Era però apprezzato dalla cerchia di amici con cui condivideva la passione per la musica, l’arte e la poesia, composta da nomi come Claude Debussy, Stéphane Mallarmé, Paul Verlaine, Jean Cocteau e Pablo Picasso. La sua musica era estremamente moderna e difficilmente inquadrabile in un genere preciso, come molte altre forme artistiche che stavano prendendo forma a cavallo tra Otto e Novecento.
Chiunque però gli riconosceva un’intelligenza straordinaria, uno spirito pungente e una estrema stravaganza che si rifletteva in ogni aspetto della sua vita.
Tra le tante ossessioni che lo accompagnavano c’era anche quella del cibo. La descrive nelle sue Memorie di un amnesiaco: «Mi nutro solo di cibi bianchi: uova, zucchero, ossa grattugiate; grasso di animali defunti; vitello, sale, noci di cocco, pollo cotto in acqua bianca; muffa di frutta, di riso, di rape; sanguinaccio canforato, pasta, formaggio (bianco), insalata di cotone e di una determinata qualità di pesce (spellato)». Anche i rigidi orari dei pasti che scansionavano la giornata erano alquanto eccentrici «Faccio colazione alle 12 e 11 e mi alzo da tavola alle 12 e 14 (…) Il pranzo è servito alle 19 e 16 e termina alle 19 e 20».
Conoscendo lo spirito sagace del musicista, si potrebbe pensare a una scherzosa esagerazione, ma è anche possibile che il musicista soffrisse realmente di un disturbo alimentare conosciuto come Arfid (Avoidant/restrictive food intake disorder) che, tra le altre cose, può portare al rifiuto di alcuni cibi per le loro caratteristiche legate all’aspetto, al sapore, all’odore o alla consistenza.
Qualunque sia la vostra idea in merito, d’ora in poi, quando ascolterete le Gymnopédies o i Gnossiennes di Erik Satie, sapete cosa mangiare per immergervi pienamente nello spirito della composizione. Magari in un giorno di pioggia, vista la sua passione per gli ombrelli.