La Stampa, 28 maggio 2023
Intervista a Romina Power
All’indomani dei festeggiamenti per gli 80 anni di Al Bano, la chiacchierata con Romina Power non poteva che iniziare da qui: dal suo rapporto con l’ex marito e dall’(ormai celebre) intervista rilasciata da Al Bano al settimanale Oggi. Finora la cantante aveva replicato alle polemiche con la risposta forse più eloquente, ossia il silenzio, negando qualsiasi intervista. Adesso però Romina Power accetta di raccontarsi in esclusiva e lo fa con l’eleganza di chi preferisce guardare avanti.
Al Bano ha usato parole molto forti sostenendo che la vostra storia non sarebbe finita per via della scomparsa di sua figlia. È così?
«Le relazioni durano quando tutti e due si è impegnati nella crescita insieme. È importante che esista il dialogo e la comprensione, ma soprattutto che ci si ascolti a vicenda. In America diciamo: “Happy wife, happy life”, ossia “moglie felice, vita felice”. Come la terra ci insegna, un seme, per quanto prezioso, non può essere lasciato alla mercé delle intemperie ma ha bisogno di protezione all’inizio e poi cura e attenzione costante. Ha bisogno di calore e di sentirsi nutrito».
Nonostante le recenti dichiarazioni di Albano, continuerete a esibirvi insieme?
«Serbare rancore non fa altro che danneggiare entrambe le parti coinvolte, quindi impariamo dagli errori commessi e andiamo avanti con comprensione piuttosto che con rabbia o risentimento reciproco. Abbiamo delle tournée in programma e il canto che offriamo insieme suscita gioia in tante persone: vorremmo continuare, a Dio piacendo, a donare momenti di bellezza e felicità».
Nella sua lunga carriera lei è stata, ed è, molte cose insieme: cantante, attrice, conduttrice tv, attivista, pittrice, scrittrice. Quale di queste anime sente più sua?
«Le sento un po’ tutte. Ma vorrei spendere più tempo scrivendo e dipingendo, oltre che a coltivare il mio giardino».
Per molte donne lei è stata un modello, anche di emancipazione. Si è mai sentita un po’ una pioniera?
«No, anche se quando mi sono trasferita nel 1970 a vivere in Puglia, pensavano che fossi matta».
E ora?
«Ora la Puglia l’hanno scoperta tutti… con un po’ di ritardo rispetto a me! A quanto pare non ero poi così folle. Ecco, in questo ero una “pioniera” che si è trasferita dalla grande città in un bosco in Puglia».
Negli Anni ’70 la musica è stata parte integrante – per non dire il motore – delle principali rivoluzioni sociali. Cosa resta di quel modo di fare musica?
«Da giovane ascoltavo, tra gli altri, Bob Dylan. Quando iniziai a comporre, le mie prime canzoni erano di protesta ma mi dissero che in Italia ci volevano canzoni d’amore. Ora credo che sia più “rivoluzionario” cantare il grande amore, perché non esistono più la poesia e la delicatezza dello stare insieme, come accadeva invece negli anni passati».
Da sempre è in prima linea per la causa ambientale. Qual è l’emergenza che la preoccupa maggiormente?
«Mi preoccupa molto la salute del mare: viene usato come cloaca dove riversare la qualunque, come se si potesse rigenerare in eterno. Purtroppo ci ricordiamo di questo problema solo d’estate, mentre ognuno di noi dovrebbe impegnarsi, tutto l’anno, per custodire il mare, anziché sfruttarlo. Tra l’altro esistono dei metodi, messi a punto a livello europeo, per smaltire i reflui senza riversarli in mare».
Com’è la situazione in Puglia?
«Nel Salento c’erano delle stupende zone protette dove avevano nidificato fenicotteri rosa e tartarughe marine. Purtroppo, non si sa come, certi comuni hanno trovato il modo di entrare anche lì e costruire in maniera dissennata. Per non parlare di quello che sta succedendo lungo un tratto della costa vicino a Porto Cesareo: alcuni comuni vogliono convogliare le loro acque fognarie in enormi vasche a cielo aperto e riversare il troppo pieno in mare. Sarebbe un disastro ambientale, senza contare che gli odori farebbero fuggire i turisti».
Tra le minacce future, figura anche l’intelligenza artificiale. Lei è preoccupata?
«È un assurdità che l’uomo debba costruire un qualcosa che lo rimpiazzerà lasciandolo senza lavoro. Mi piacerebbe essere parte di un processo che promuova il ritorno alla semplicità umana: penso per esempio a dei laboratori artigianali per bambini (piccoli e cresciuti) dove dipingere i propri sogni, seminare fiori e modellare insieme un futuro pieno di arte, armonia e bellezza».
La spiritualità è sempre stata al centro dei suoi dipinti. Crede che le difficoltà che stiamo attraversando siano figlie di una mentalità troppo materialistica?
«Decisamente! Oggi sembra che contino di più le persone che hanno saputo guadagnare molto e si ha poco rispetto per i meno fortunati, per gli idealisti, gli anticonformisti o semplicemente per la gente umile. Basti vedere cosa sta succedendo in Amazzonia dove intere comunità indigene, compresi gli animali, vengono sterminati a favore di piantagioni di olio di Palma per catene di fast food».
Come se ne esce?
«Tornando alla terra. Così si ricrea la connessione tra il divino e l’uomo. In fondo, siamo degli spiriti incarnati e la vera meta in questa vita è trascendere la materia. Noi siamo nel mondo ma non del mondo: la ricchezza materiale non è l’unica opulenza».
Quali sono i suoi prossimi progetti?
«Il mio impegno per il futuro è vivere nel presente». —