la Repubblica, 28 maggio 2023
Sampdoria il calvario di una leggenda
La passione è stata messa a dura prova, ma la Sampdoria probabilmente non morirà. Era sull’orlo del precipizio, ma proprio in extremis è stato raggiunto un accordo che dovrebbe salvarla, con il passaggio della proprietà del club da Ferrero a Manfredi, con il suo fondo Gestio Capital, e Radrizzani, già padrone del Leeds, serie A inglese, in rappresentanza di Aser Holding.
L’intesa con questa cordata, che ha battuto sul filo di lana quella capeggiata da Alessandro Barnaba con il suo Merlyn Partners, finanziere che godeva del supporto di Edoardo Garrone, da parte del Cda della Sampdoria è stata raggiunta nella notte tra venerdì e sabato, per poi essere perfezionata nella giornata di ieri, ufficializzata da un comunicato diffuso dal club blucerchiato. Nella nota si dice che «è stato sottoscritto un accordo preliminare per la finalizzazione di un aumento di capitale nella società da parte di Gestio Capital e Aser Holding. La proposta presentata da Gestio Capital e Aser Holding si è dimostrata più in linea con l’interesse dei creditori e il piano di risanamento predisposto dal club e, nel contempo, sono state date adeguate garanzie per il futuro della Sampdoria». Si tratta di un primo passo, ma viene reputato altamente significativo. Il Cda è convinto che il peggio sia passato, tanto è vero che nella stessa nota ringrazia e congeda l’altro potenziale acquirente, Alessandro Barnaba. Si vede luce in fondo al tunnel. Forse è davvero arrivata la fine di paure e sofferenze per i tifosi della Sampdoria, già provati dalla retrocessione in B. Ciò non toglie che questi nove anni di gestione Ferrero resteranno scolpiti nella memoria di ogni sostenitore.
Pensare che quella mattina del 12 giugno 2014 la Genova blucerchiata ad un Ferrero e ad un cambio al timone non pensa proprio. La Sampdoria ha una proprietà solida, la famiglia Garrone, aristocrazia genovese, padrona della Erg, da decenni colosso petrolifero e in forte ascesa anche nel campo delle energie rinnovabili. Sì, il genovese è lamentoso, pensa sempre che il meglio non ci sia, che potrebbe arrivare e che magari non arriverà mai, ma il sampdoriano ha Garrone, ora il figlio Edoardo, dopo che il padre Riccardo, colui che ha riportato a Marassi scampoli di grande calcio, la squadra nel 2010 ai preliminari di Champions League, in mezzo al campo un fuoriclasse come Cassano, è mancato nel gennaio del 2013, di fronte a tanta ricchezza è inevitabile il paragone con Paolo Mantovani, colui che ha preso unclub in cenere, nel luglio del 1979, e lo ha portato a vette impensabili, il tetto d’Italia, con lo scudetto del 1991, la finale di Champions League del maggio 1992, persa sì con il Barcellona, ma vista e vissuta, secondo il lieto pensiero dei 30 mila tifosi che hanno invaso Wembley e di tutti gli altri che hanno sofferto davanti alla tv. Mantovani già nel 2014 è leggenda, con il suo carico di ricordi e idoli, Vialli, Mancini, nel suo ultimo anno di vita pure Gullit, ma pure la famiglia Garrone, che con la Erg di quella Sampdoria è stata sponsor, ha tanti soldi, perché non fa rivivere quei famosi anni ’80 e ’90?
Il genovese in quel paragone spesso si macera, rischiando di perdere di vista la realtà, il fatto che la Sampdoria non abbia problemi economici e alla famiglia Garrone costi una ventina di milioni di euro l’anno. A volte pure contesta, aggiungendo un’altra caratteristica genovese, il “braccino corto”, la tirchieria. Riccardo Garrone prima e ora i suoi figli sono parsimoniosi. Vogliono bene alla Sampdoria, ma mettono un confine alla loro passione, e quando, campionato 2010-2011, le cose si mettono male, lo strappo con Cassano a novembre 2010, furiosa litigata con il presidente Riccardo, la sua cessione a gennaio 2011 assieme a quella di Pazzini, l’inizio della malattia del capo, il crollo non può che essere inevitabile, con l’inaspettata retrocessione in serie B.
Quella serie B, peraltro abbandonata in un solo anno, con le chiavi del comando prese dal figlio Edoardo, nuovo presidente, è comunque una ferita aperta. I festosi cortei in piazza del giugno 2012 non riescono a rimarginarla. Ogni tanto sanguina e da lì arrivano striscioni offensivi, che sicuramente minano l’entusiasmo della proprietà. Ce n’è uno in particolare che fa male alla famiglia, «Il pesce puzza dalla testa», un duro attacco a Riccardo Garrone (all’epoca ancora in vita), offesa che i Garrone prendono malissimo, considerandoloun manifesto all’ingratitudine. «Spendiamo un sacco e pure ci insultano?», è l’interrogativo che si pongono i figli e relativi parenti, una dinastia che a Genova fa parte del gotha, che con la filantropia di papà Riccardo, per esempio, ha ridato vita al teatro dell’opera, il Carlo Felice, distrutto durante la seconda guerra mondiale. La gente così facendo genera una volontà di disimpegno, che culminerà nel regalo della Samp a Ferrero, zero euro e non solo, società sana, senza debiti, 15 milioni in cassa per partire bene e garanzie fidejussorie per anni.
A distanza di nove anni la gente sampdoriana ancora si chiede perché. Si interroga su quell’incredibile passaggio di proprietà, ne parla come di un brutto sogno, da cui prima o poi ci si risveglia. Invece no, L’incubo è tutto nella passione dei tifosi blucerchiati, passione che nove anni di gestione Ferrero hanno ridotto a brandelli.Forse avrebbe dovuto immaginare qualcosa, temere che i Garrone potessero stufarsi, in fin dei conti il presidente Edoardo da settimane andava ripetendo che la Sampdoria un giorno avrebbe anche potuto fare a meno di loro, ma quella mattina del 12 giugno 2014 la città blucerchiata non ci pensa proprio. È stupita da quelle voci improvvise, Sta per uscire il nome del nuovo padrone. Ecco si chiama Ferrero. Ma chi, quello della Nutella? Seguono applausi e cori, è uno dei più ricchi d’Italia. D’Europa. Del mondo.No, non è il Ferrero della Nutella. È un Ferrero produttore cinematografico. Alla Sampdoria non darà nulla di dolce. Quel signore che il 12 giugno 2014, dopo presentazione in pompa magna di Edoardo Garrone, è un uomo di bassa statura, all’apparenza dai modi simpatici. Potrebbe essere la comparsa in un film, ride e fa battute in continuazione. Colpiscono la cantilena romana, il fatto che passi di palo in frasca con disinvoltura, quasi ad aggirare l’interlocutore, ma non è quella la cecità, anche se molti sono già disorientati dalla prima apparizione.E non è nemmeno miopia non approfondire quel sincero endorsment su se stesso che fa sin dall’inizio, le mani che tirano fuori la fodera dalle tasche e lui che ridendo esclama: “Io non c’ho un euro”. Come se ne renderanno conto i sostenitori, soprattutto ora, in questo ultimo anno e mezzo d’inferno, dopo il suo arresto il 6 dicembre del 2021. La poltrona che fu di Paolo Mantovani, amato per i suoi modi da tutto il calcio italiano, ora sarà di questo romano e romanista, che ha tutti nel core, che spesso quando parla ha le mani giunte, sguardo lungo, occhi furbetti e aria di chi sa districarsi bene in ogni situazione. Ferrero colpisce, smarrisce, ma al primo impatto non divide. Al limite la gente sospende il giudizio, non ruota all’ingiù il pollice. Non è però questa la vera miopia. Né sottovalutare il soprannome che gli ha dato il mondo del cinema, “Er Viperetta”. La cecità è sorvolare sul fatto che nello stesso giorno, il 12 giugno del 2014, in cui irrompe nel mondo Samp, Ferrero patteggia un anno e 10 mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta, oltre al pagamento di parte dei debiti, per il fallimento della compagnia aerea Livingston Energy Flight. Sorvolare, perché i mezzi di comunicazione ne danno conto, ma cosa c’entra ora questa storia con la Sampdoria, questo è calcio, guarda come è simpatico e poi ha già promesso scudetti, coppe, trionfi. Vai a vedere che ci fa rivivere l’epoca di Paolo Mantovani, altro che quei micragnosi dei Garrone. E poi non ti fidi di Edoardo Garrone, è stato chiaro: era la persona migliore a cui dare la Sampdoria, la società è nelle mani giuste, ha passato tutti i filtri.Già, i filtri. È una delle frasi infelici pronunciate dal vecchio presidente e che i tifosi della Sampdoria non gli hanno mai perdonato. Dice proprio così: «Ho sempre affermato che se qualcuno di veramente affidabile avesse bussato alla porta lo avrei ascoltato. Ferrero è l’uomo giusto. Vedrete, farà meglio di me».E allora perché preoccuparsi se ha mostrato le tasche vuote? Sarà un bluff, secondo me è capace a bluffare… Altroché verrebbe da dire ora. Se gli parli, capisci che Ferrero ama molto se stesso, Si considera il più furbo e pure ora, con la Sampdoria sull’orlo del precipizio, non si ritiene colpevole di nulla ma anzi vittima, di chi in sua vece ha gestito la Sampdoria, Lanna, Romei, Panconi e Bosco, i quattro del Cda. Lui non ha responsabilità, con lui non sarebbe successo, la Sampdoria non sarebbe andata in serie B, non sarebbe sul punto di portare i libri in tribunale, non avrebbe così tanti debiti, E persino sui tifosi sa sorprendere. La piazza ora lo detesta, eppure Ferrero dice, o almeno affermava qualche mese fa: “Tifosi, so che mi volete bene. Datemi una tregua, torno a Genova e sistemo tutto. Salvo la Sampdoria e poi la vendo”.Il bluff gli appartiene. Avevano ragione quei tifosi. Solo che lo indirizzavano in una direzione sbagliata. Non sbandierava finta ricchezza, ma vera normalità, mista ad arguzia e spregiudicatezza. La storia lo farà capire, ma in molti ancora non lo comprendono quel 12 giugno del 2014, data che comunque vada a finire la Sampdoria di oggi ogni tifoso segnerà in rosso e non dimenticherà mai, con quel 12 che ricorre, ma è così diverso dal 12 agosto 1946, anno in cui con la fusione di un’anima operaia la Sampierdarenese, quartiere genovese di ponente, e un’aristocratica, l’Andrea Doria, centro cittadino, nasceva la Sampdoria con i suoi quattro colori e la sua maglia inconfondibile, unica al mondo, la più bella, secondo i propri tifosi, ma anche molti sondaggi fatti in Italia e in Europa. Quel 12 giugno 2014 ai più suona solo come una pagina che si volta.Promesse e battuteI primi mesi sono pure divertenti. Fanno sorridere, e aiutano a non prendere niente sul serio. Si va avanti a suon di battute. Certo, alcune sono proprio indigeste e cominciano ad alienargli qualche simpatia. Perché tu puoi dire, sarò il più grande presidente dellastoria, superare Paolo Mantovani, che ci vuole, ma passi il segno se dici che “prima di me, la Sampdoria da Genova era conosciuta sino a Chiavari”, città sulla riviera di levante, ai confini della provincia, azzerando in un sol botto, decenni di storia, Vialli, Mancini, Boskov, la Sampdoria dello scudetto, dei trionfi europei. Si ride sul ridere. Battuta di un tifoso: “Ma tu sai dove è Wembley?” Risposta dell’amico: “Di preciso no, ma dev’essere quel campo sulle alture di Sori, che si vede dall’autostrada appena passata Genova. Certo, che a vederlo dall’alto si fatica a capire come abbiano fatto a starci trentamila tifosi sampdoriani…” Quelli che erano al seguito della squadra nella finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona, quelli che hanno visto il trionfo di Goteborg in Coppa delle Coppe, un’altra finale persa contro il Barcellona a Berna, quelli che non sono mai usciti dalla Liguria.Si ride sul ridere. Sono talmente grosse che si fatica ad indignarsi, anche se talvolta la rabbia è inevitabile, come quando, dopo le prime partite a Marassi, spara a zero sullo storico inno della Sampdoria, “bisogna cambiarlo, avete presente le note di Venditti sulla Roma?”, ma soprattutto distrugge “Lettera da Amsterdam”, “ma che è sta roba, una nenia pazzesca”, parlando di una canzone nata negli anni dello scudetto, parole e musica del sampdoriano Federico Sirianni, in collaborazione con Aldo De Scalzi e suo fratello Vittorio, il fondatore dei New Trolls recentemente scomparso, che curano gli arrangiamenti, hanno scritto decine di motivi a sfondo blucerchiato e che, qui il paragone ci può stare, potrebbero essere assimilati nel cuore dei doriani a Venditti per i romanisti, un motivo che i sampdoriani cantano prima di ogni partita tenendosi per mano. L’inno no, quello non si può toccare, stia attento a non esagerare con il nuovo che avanza, la storia è patrimonio e va protetta.Sono crepe, atti d’accusa, segnali di malcontento. Ci sono sin da subito, ma restano sottotraccia. Perché nel frattempo è ricominciato il campionato e la Sampdoria, campionato 2014-201, sotto la guida di Mihajlovic non va affatto male. Arrivano giovani promesse, rivendute a peso d’oro. I bilanci, almeno secondo i revisori dei conti e l’approvazione degli azionisti, sono floridi. Nei primi anni chiudono in attivo, 10 milioni, addirittura 12, con capitali portati a riserva. È vero che ha sfruttato l’iniziale spinta di Garrone, zero debiti, fidejussioni, qualche soldo in cassa, ma l’ha sfruttata bene, cosa che non permette ai primi detrattori di urlare. Lo stesso dicasi per lo stipendio che percepisce: non c’è mai chiarezza, Ferrero si diverte a dire tutto e il suo contrario, lui è il presidente operaio che va pagato, ma in realtà no, non prende stipendio, anzi sì, lo prende, ma non percepisce i dividendi del bilancio in attivo. I critici: guadagna 100 mila euro al mese, sono a bilancio 1 milione e 200 mila euro, poi addirittura 1 milione e 400 mila euro, ma la società non ne soffre.Le casse non sono vuote e la squadra in campionato non va male. Con Mihajlovic, al primo anno di Ferrero, finisce settima, appena fuori dall’Europa, per colpa del Genoa di Gasperini. Potrebbe essere una macchia terribile, ma Ferrero è un uomo fortunato, sorretto da quel san culino che spesso invoca per vincere le partite. A Preziosi, patron dirimpettaio, non concedono la licenza Uefa, il Genoa deve lasciare posto alla Sampdoria, a Genova, dentro alla fiera rivalità fra le due squadre, puoi immaginare i caroselli blucerchiati. Ferrero, animale mediatico, sfrutta tutto questo. Come i derby, per anni non ne perde uno.Che poi si intuisca che spesso tutto ciò che riguarda il blucerchiato non è vero amore, poco importa. Il 6 agosto 2015, Zenga in panchina, la Sampdoria gioca a Novi Sad in Serbia. Con Paolo Mantovani le trasferte in Europa erano un modo fantastico per divulgare l’immagine della Sampdoria (quella che nessuno conosceva oltre Chiavari), Ferrero in Serbia manco si presenta. Resta a casa per il suo compleanno e per quello del figlio Rocco Contento.Lo show. Facendo i conti con Ferrero, bisogna considerare anche questo. La Sampdoria era già famosa, con lui a livello sportivo non ha assolutamente aumentato la sua notorietà internazionale, ha solo aumentato la propria risonanza mediatica. Che poi è agganciata alla popolarità sempre crescente nei primi anni di presidenza di Ferrero. Per carità, è giusto sottolineare come con lui al vertice siano arrivati giocatori di valore, Torreira, Skriniar, Andersen, Praet, Zapata, Schick, tanto per citare i più redditizi, ma anche campioni famosi come Eto’o. Qualche star transita, ma nella mente di Ferrero la vera star è lui e va detto che in molti glielo fanno credere. All’inizio piace alle televisioni, lo considerano uno che spacca. Fanno a gara per la sua presenza e ad un certo punto arriva persino un invito al Festival di Sanremo, uno dei super ospiti, mentre Crozza costruisce la sua esilarante imitazione.Tutti di lui ridono, ma nessuno lo ferma. Nel febbraio del 2015 l’allora Cda della Sampdoria approva un piano di risanamento valido fino al 2018, si prevede di conseguire il pareggio nel 2016, per poi iniziare a fare profitti. C’è chi contesta tale progetto, reputa impossibile l’obiettivo, e qualcuno comincia a far notare che, al di là degli stipendi percepiti da presidente e dai compensi come amministratore, Ferrero risulta aver immesso solo 3 milioni di tasca e sotto forma di prestito. Si potrebbe cominciare ad alzare la guardia, ma lui è abilissimo a dribblare gli attacchi e a buttare tutto in
caciara.Si vanta sul cinema, ma di film prodotti in tempi recenti non c’è traccia, mentre ci sono tracce delle sale cinematografiche, tra cui l’Adriano, storica sala romana, inserita in uno delle aziende che cercano il concordato per evitare il fallimento, e sul calcio, con la Sampdoria, a cui magari affiancare il Palermo (ha provato pure ad acquistare il club rosanero, è stato sconfitto da Mirri, non se n’è stato e ha imboccato la lunga via del ricorso), punti di partenza per poter arrivare all’amata Roma e strapparla dalle mani di Pallotta, intenzione confermata pubblicamente in varie interviste. Sono il suo lavoro, condito magari da un po’ di avventura, concorrente di Pechino Express, cosa negata dall’arresto a Milano il 6 dicembre del 2021, appena rientrato da Dubai, dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Paola per reati societari e bancarotta fraudolenta aggravata, per la quale dovrà andare a giudizio.Sul palcoscenico blucerchiato ha saputo destreggiarsi alla grande per 5 anni, sino ai primi, inevitabili scricchiolii. Per anni con i suoi atteggiamenti aveva fatto vergognare i tifosi, ma lui era sempre stato abile a cavare qualcosa dal suo cilindro. A volte gli veniva incontro la giustizia, come il 28 novembre del 2018, quando il Gip su richiesta della Procura aveva emesso un ordine di sequestro preventivo di beni per 2 milioni e 600 mila euro, perché accusato di aver fatto sparire dalle casse della Sampdoria un milione e 200 mila euro, ovvero parte dei soldi incassati dalla cessione di Obiang nell’estate del 2015. Sembrava la prova provata delle tante insinuazioni sul suo conto, vedi che prende i soldi dalle casse del club, ma un mese dopo il Tribunale del Riesame ordina il dissequestro dei beni e nell’ottobre del 2020 viene prosciolto dalle accuse di appropriazione indebita, autoriciclaggio e utilizzo di fatture false con formula piena. Altre la sua abilità nel captare gli umori degli altri, soprattutto della maggioranza dei tifosi, specialmente nelle scelte sportive. Un esempio, la tessera del tifoso. È un manifesto della protesta ultrà, la gradinata blucerchiata non è da meno e non si sottrae, protesta, sbraita, non vuole essere schedata, urla alla libertà. Ferrero che fa? Appoggia la lotta verbalmente e così può metterci il cappello. Pensa: se vinceranno, rivendicherò il mio protagonismo e dovranno pure ringraziarmi. A battaglia finita, in qualche modo vinta dalle curve, non è andata proprio così, ma l’animale mediatico aveva comunque la sua polpa per la distrazione di massa.Ferrero non sbaglia mai. Presunzione che lo porterà a commettere diversi errori fatali. Nel rapporto con Ranieri per esempio. Poteva essere la sua assicurazione sulla sopravvivenza. Accorso al capezzale (esonerato Di Francesco), aveva salvato la squadra e l’anno dopo l’aveva portata al nono posto con 52 punti. Costa troppo, è vecchio e bollito, le chiavi per il divorzio. Pretesti. Pure il tecnico romano è famoso e mediatico. Era diventata la Sampdoria di Ranieri. Invece è la Sampdoria di Ferrero.Ma presunzione e impunità giocano pure un brutto scherzo con i tifosi più caldi. Il 13 maggio del 2018, sfida contro il Napoli, la gradinata si accanisce contro i tifosi avversari. Cori ostili, partita sospesa per 3 minuti, lancio di fumogeni. Ferrero corre in campo, prova a calmarli e forse fa quello che gli ultrà avrebbero voluto, cadere nella provocazione, andare al conflitto con loro. Nell’occasione ha ragione lui. Il piede in fallo lo mette dopo il fischio finale. I suoi uomini si raccomandano, non rilasciare dichiarazioni. Ma salire in cattedra davanti ad una telecamera è più forte di lui. Inveisce: “La nostra tifoseria è splendida, questi sono solo quattro scappati di casa. Che rovinano la Sampdoria”. Il pretesto aspettato. L’intera gradinata aveva fatto casino, i quattro scappati sono tutti. Per il codice ultrà ha chiuso, i sostenitori non aspettavano altro, lo strappo è definitivo. Non ci sarà più un rapporto. Conflitto ad oltranza.Scontro che si acuisce ulteriormente nel 2019, con la mancata cessione al totem Vialli e alla cordata americana che rappresenta, i due magnati Dinan e Knaster, che agiscono a titolo personale, oltre ad essere proprietari di fondi d’investimento. La Sampdoria è già in sofferenza, per Ferrero sarebbe un’occasione splendida per uscire di scena con un sacco di soldi. Il 10 febbraio “Repubblica” annuncia: Vialli e gli americani all’assalto della Samp”. È tutto vero. Antonio Romei, l’avvocato di fiducia di Ferrero, ha trattato con loro e di fatto ha concluso per 50 milioni di euro. Per questo suo atteggiamento cadrà in disgrazia, perché sembra che Ferrero non sappia nulla e sia stato messo al corrente a cose quasi fatte. Che importa, uno potrebbe pensare, l’ha presa a zero, si è goduto 5 anni di ricchi stipendi, ora si porta a casa 50 milioni, chi può essere più felice di lui ? Invece l’avidità fa brutti scherzi. Ferrero subito dice: “Non è vero niente”. Poi:”La vendo, se mi danno 100 milioni”. Gioca al rialzo, con gli americani, con Vialli, con Edoardo Garrone che era entrato in scena come facilitatore e pur di liberarsi della grana Ferrero, è disposto, tramite fidejussioni, a metterci una cospicua differenza. Fra mille schermaglie si arriva ad ottobre, quando i due americani, Dinan e Knaster, che pure a settembre erano venuti a Genova, trovando più bella Boccadasse del centro sportivo sotto lavori e dello stadio cantiere, alzano bandiera bianca e con loro un affranto Vialli, che sapeva già di essere malato, di avere ancora non molto da vivere e vedeva nel ritorno da presidente alla Samp l’ultimo sogno da coronare.Alla morte di Vialli questo sogno negato a Ferrero è stato ampiamente rinfacciato. Ma al di là del fatto umano, ancora adesso si fatica a capire come l’avidità gli abbia fatto perdere una simile occasione: 50 milioni gli americani, 26 Garrone, 76 milioni in tutto più i debiti, già allora stimati in più di 50 milioni, con tra l’altro lo scorporo di eventuali ultime plus valenze, nel frattempo era arrivato il mercato estivo e ci sono state le ricche cessioni di Praet e Andersen, devolute anche queste a Ferrero. In quel 2019, anche se la presunzione non glielo farà mai ammettere, ha distrutto pure se stesso.Perché poi, qui si entra nella storia recente, è arrivato il Covid, il valore dei cartellini dei giocatori è precipitato, vivere di luce propria, senza finanza esterna è diventato impossibile. Nel 2020 i conti della Sampdoria sono precipitati, parallelamente ad un’altra odissea, quella delle altre aziende di Ferrero in odore di fallimento, due grandi rami, Eleven Finance e Farvem, per le quali sono stati chiesti due concordati, il primo ancora da omologare dopo anni, il secondo già approvato. La Sampdoria è stata infilata in un trustee, la sua vendita è diventata la garanzia per l’approvazione dei concordati, la finanza esterna necessaria. Solo che sin da subito è stato fissato un prezzo per la cessione del club, circa 35 milioni, più altri 5, così si diceva in prima istanza per le spese, ritenuto da chiunque non congruo. Di più: le cose sono ulteriormente precipitate dopo il 6 dicembre del 2021, quando Ferrero è stato arrestato a Milano. Al di là della detenzione, prima a San Vittore e poi ai domiciliari a Roma, gli è stata proibita la possibilità di ricoprire cariche. È pertanto decaduto da presidente e ha dovuto nominare un Cda d’emergenza, quattro persone, il presidente ed ex calciatore Lanna, il vice presidente Romei (l’avvocato che aveva trattato con Vialli e gli americani), più due esperti di conti, Panconi e Bosco, che da un anno e mezzo fa i salti mortali per mandare avanti una società, che non dispone di finanza esterna. Per proseguire l’attività, chiudere il campionato, terminato con l’inevitabile caduta in serie B, pagare gli stipendi, onde evitare penalizzazioni (si è arrivati comunque a novembre, su quello di dicembre i giocatori hanno accettato di trasformarlo in un bonus da percepire a fine stagione), e pure i dipendenti (ma pure lì si è fermi a gennaio), il Cda ha dovuto vendere tutti i giocatori che poteva, acquistandone solo in prestito, abbassare il monte ingaggi, impoverire la rosa, ricorrere a cospicui prestiti da parte delle banche ma soprattutto dopo che ben sei assemblee degli azionisti con all’ordine del giorno un aumento di capitale sono andate deserte, per la mancanza della famiglia Ferrero, fra metà dicembre e l’inizio di febbraio, ha dovuto ricorrere all’istituto della composizione negoziata, concesso dal tribunale tramite la nomina di un esperto che reggesse i fili, l’avvocato Bissoccoli, indicato dalla Camera di Commercio, per tutelare il club dall’aggressione dei creditori e conseguentemente, almeno sino ad ora, evitare il fallimento. La passione dei tifosi era già stata uccisa, ma così è stata letteralmente ridotta a brandelli. Per tutto il 2022 si è andati avanti con il trustee Vidal che chiedeva 40 milioni e nessuno che realmente si presentava. L’unico vero interesse era quello di Cerberus, fondo in alleanza con Redstone, altro fondo meno ricco, manifestatosi in estate, ma poi finito in una bolla di sapone perché a Cerberus interessavano soprattutto i cinema romani, per i quali non si poteva fare cambio di destinazione d’uso con trasformazione in supermercati, e poco la Sampdoria. Poco credibile invece una pista araba portata avanti da mesi, caldeggiata da un mediatore, Di Silvio, ipotesi che prevedeva il necessario intervento di uno sceicco Al Thani, parente dell’emiro del Qatar, tanto invocato, ma mai apparso sulla scena.In uno stillicidio di colpi di scena si è arrivati ai giorni nostri, alla volata finale che deve scongiurare il fallimento e la morte sportiva, con la ripartenza dalla serie D. L’ex proprietario Garrone, che tanto si è prodigato per trovare un acquirente, ha stretto una sinergia con Alessandro Barnaba, finanziere romano, rappresentante del fondo Merlyn Partners, già proprietario del Lille, serie A francese. Da mesi sembrano sul punto di concludere, seguono da vicino il dossier Sampdoria, hanno bisogno di una rimodulazione del debito (sarebbe di 200 milioni, deve perlomeno dimezzarsi), tramite un accordo con i creditori, banche e fornitori, e poi sono pronti a sferrare l’offensiva finale, giusto in tempo per garantire la sopravvivenza del club e l’iscrizione al prossimo campionato. Sembrerebbero in dirittura d’arrivo, ma all’improvviso spunta l’ipotesi Radrizzani, che assieme al suo socio Manfredi, entrambi rappresentanti di un fondo d’investimento, si dichiarano disposti a prendere la Samp, riuscendo nel sorpasso all’ultima curva. Dicono di poter correre da soli, ma intanto cercano investitori, facendo trapelare l’idea che possano averli trovati in Qatar, con addirittura la grande suggestione (ecco come riaccendere la passione della gente doriana) che il supporto possa arrivare dal Qsi, il Qatar Sport Investment, il fondo sovrano del paese, proprietario del Paris S.Germain. Hanno vinto la volata con Barnaba, dovrebbero aver tolto la Samp dal baratro e dalle mani di un proprietario che a Genova non voleva più nessuno. Colpevole di aver calpestato una leggenda. Rischiando di ridurla a brandelli.Il 19 maggio del 1991, il giorno dello storico scudetto, la sublimazione dell’era Mantovani. In alto Massimo Ferrero, che ha preso la Samp da Edoardo Garrone (foto in basso)