Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  maggio 28 Domenica calendario

Freccero parla della Rai meloniana

Carlo Freccero, dopo la nomina dei nuovi vertici Rai più vicini al centrodestra, Fabio Fazio e Lucia Annunziata hanno deciso di andarsene. Che ne pensa?
Comprensibile. Fazio e Annunziata sono voluti restare fedeli al format e al target dei loro programmi: quando hai successo è fondamentale. Cambiare è un suicidio perché significa smantellare l’audience costruita nel tempo. Si vede che entrambi hanno intuito possibili intromissioni sulla scelta degli ospiti o sulla scaletta. Soprattutto Fazio ha messo in scena un mondo liberal e progressista che non vuol essere contaminato.
Con chi verrà sostituito Fazio? Se ne andrà qualcun altro?
Potrebbe riuscirci Paolo Bonolis. Non so se resterà Corrado Augias.
La destra, dunque, ha ragione quando parla di egemonia della sinistra?
No, per niente. Invece di lamentarsi avrebbero dovuto contrapporre qualcos’altro, un programma più vicino alle loro idee. E poi loro hanno Bruno Vespa. Il problema è che Fazio è più televisivo di Vespa, per questo lo soffrono. Ragionare in termini di destra e sinistra, però, non ha più alcun senso.
Perché?
Al di là delle polemiche tra le forze politiche per accaparrarsi un posto al sole, la linea editoriale è unica e trasversale e trascende i partiti perché è la linea del globalismo e del pensiero unico. Alcune firme prestigiose del giornalismo tv, anziché essere in quota ai partiti, sono iscritte a grandi centri di potere internazionale. Tutto questo ha inizio con la riforma Renzi, che è di una radicalità assoluta nell’imporre il pensiero unico, perché rende la Rai sussidiaria del governo.
Quindi in Rai non c’è più contrapposizione destra/sinistra?
Prima con la pandemia e ora con la guerra in Ucraina, l’agenda della tv è diventata globalista. Di politica italiana sopravvivono il gossip e l’infotainment. I partiti non contano più nulla. Dio, Patria e Famiglia da un lato contro diritti Lgbt dall’altro: temi insignificanti dal punto di vista economico e geopolitico. In questo contesto la Rai non fa più servizio pubblico, né informazione, ma si limita a ufficio di collocamento per gli amici del partito vincente. La sua inutilità appare sempre più scandalosa nel caso della guerra in Ucraina che Viale Mazzini esalta, ma che forse gli italiani non vogliono, almeno a vedere i sondaggi.
Però nei talk ci sono posizioni critiche sulla guerra e l’invio di armi all’Ucraina. E sono sempre di più…
Quel format può avere senso solo con lo scontro diretto tra opinioni divergenti. Con la tecnica del panino, però, le conclusioni spettano sempre al conduttore e l’effetto finale per il telespettatore è che il dissenso non è opportuno, è stonato. Con questo meccanismo perverso chi dissente rischia di rafforzare la tesi che si vorrebbe combattere. L’opposizione serve solo a reiterare la tesi dominante, fa il gioco della propaganda. Così il talk diventa una partita truccata dall’esito già scritto.
È per questo che non la si vede più ospite in tv?
Esattamente. La propaganda è l’ultimo anello della censura. La censura lavora per omissione, la propaganda ricrea la realtà. Ed è principalmente di guerra. Alla luce di tutto ciò, che senso ha invocare la libertà di espressione del partito all’opposizione? Le logiche partitiche di destra e sinistra sono perfettamente interscambiabili, così come lo sono i leader politici da Draghi a Meloni, perché costrette a recitare un copione esterno. Per partecipare da opinionisti bisogna pagare un pedaggio: “premesso che Putin è un crudele aggressore…”. Basti vedere lo spazio che viene dato in tv ai referendum contro l’invio di armi: zero. Ma la sede per parlarne sarebbe proprio la Rai.
Che ne pensa del comizio di Meloni in diretta su Rainews?
Un errore soprattutto dal punto di linguaggio televisivo. Un pessimo biglietto da visita per Roberto Sergio e Giampaolo Rossi.