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 2023  maggio 27 Sabato calendario

La passeggiata tra i grattacieli del funambolo zen

Una corda da 20 millimetri di diametro, un uomo che ci cammina sopra e migliaia di persone a guardare con gli occhi rivolti lassù, nel vuoto a 140 metri d’altezza fra Unicredit, il grattacielo più alto d’Italia, e il Bosco Verticale disegnato dall’archistar Stefano Boeri. Andrea Loreni ce l’ha fatta un’altra volta, percorrendo i 205 metri di una passeggiata che ha tenuto migliaia di milanesi increduli e con il fiato sospeso. Qua sotto, fra il pubblico della Biblioteca degli Alberi voluta dalla Fondazione Catella, il pianista Cesare Picco suona un’improvvisazione jazz ispirata a quella figura che sfida la gravità un passo dopo l’altro; anche le note sembrano sospese. Poche ore prima di salire sul cavo Andrea ci ha confessato: «La corda mi fa una domanda prima di fare il prossimo passo: il movimento del mio corpo, anche minimo, è la risposta». Alle 20 in punto mentre cala il sole – camicia viola, barba da filosofo – Andrea parte per la sua impresa, insieme a lui i rigger, quattro tecnici acrobati impegnati a tenere tesa la prima corda in fibra speciale (non è previsto un cavo d’acciaio) mentre il funambolo zen torinese percorre quella in parallelo. Il percorso è dal Bosco Verticale verso Unicredit; mezz’ora prima della partenza il parco fra i grattacieli si riempie di gente: famiglie con bambini, persone passate di qua per caso e poi attratte da quella presenza, un cavo teso nel cielo, un’impresa urbana mai tentata prima in Italia. L’inizio è da cardiopalma, dopo pochi minuti dall’inizio l’uomo con il bilanciere rosso si ferma, si siede e un applauso parte dal pubblico. Rialzarsi ci dicono dal suo staff, richiede una forza sovraumana e un controllo d’acciaio: Andrea riparte. Alle 20.10 una seconda sosta con i rigger che lo precedono e lo seguono, appesi nel vuoto, a distanza di pochi metri. Di nuovo seduto, di nuovo un applauso. Poi, all’improvviso, la ripartenza. Dal maxischermo le immagini inviate dal drone sono impressionanti: il bilanciere oscilla moltissimo ma lui non si ferma e continua la sua passeggiata verso la facciata vetrata del grattacielo dove lo attende la moglie Claudia. Come ogni volta. Come un rito di famiglia da rispettare. «Chi è veramente zen in famiglia è lei» – ci confida una delle sue assistenti. Viene in mente l’eco delle sue parole: «Quando sono sulla corda il qui e ora è un concetto assoluto, l’altro è quello di vuoto mentale, pensare a niente per pensare al prossimo passo e infine c’è la paura, la mia migliore alleata». Si riparte, sono le 20.12 e Andrea è di nuovo in piedi. Da qui in poi non si fermerà più, il ritmo dei passi lento e deciso insieme. Il drone ora inquadra l’arrivo sul grattacielo dove è stata montata una speciale struttura per accoglierlo insieme ai suoi assistenti. Ore 20.25: Andrea approda dall’altra parte, e il premio più bello è l’abbraccio con la moglie che come ogni volta è lì ad aspettarlo. Alla fine della corda. Una volta sceso il buio, Andrea si gode un aperitivo insieme al suo team e qui valgono a chiosa dell’impresa milanese le parole di Philippe Petit che nel 1974 attraversò il vuoto fra le Torri Gemelle e che nel suo Trattato sul funambolismo scrisse: «I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni».