Corriere della Sera, 27 maggio 2023
Arriva un’ondata di autori di destra per la Rai
Nessuno, nel centrodestra reduce dalla tornata di nomine in Viale Mazzini, azzarda un paragone con gli indimenticati «corsari Rai» assunti (per concorso) negli anni ’50 e incaricati di svecchiare l’anima della neonata tv pubblica, ancora piena di funzionari e dirigenti Eiar, l’ente radiofonico, legati al fascismo. Approdarono Umberto Eco, Furio Colombo, Gianni Vattimo. Poi Emanuele Milano, Fabiano Fabiani e Angelo Guglielmi, futuro inventore di Rai3. In pochi anni inventarono (ideando programmi e progetti) un servizio pubblico innovativo, colto, curioso.
Ora al centrodestra al potere tocca un’altra operazione, meno storica ma politicamente urgente: un diverso racconto dell’Italia anche attraverso la Rai. Le direzioni e i possibili nuovi conduttori sono solo la punta del nuovo che avanza. Perché nei piani della futura «narrazione» (sostantivo citatissimo nel convegno «Pensare l’immaginario italiani/Stati generali della cultura nazionale» dell’aprile scorso) dell’Italia governata da Giorgia Meloni conteranno molto autrici e autori che scrivono programmi, raccontano storie, scelgono ospiti. Sorride Pietrangelo Buttafuoco (per Rai5 realizzò nel 2008 Questa non è una pipa): «Non so nulla dei futuri autori legati al centrodestra, i miei programmi me li sono sempre scritti io stesso». Ma basta una ricognizione nel centrodestra per mettere subito a fuoco i due principali snodi del progetto: Angelo Mellone, alla guida del Day Time (intrattenimento nella giornata) e soprattutto Paolo Corsini, che ora pilota gli approfondimenti. Ovvero il terreno più ambito. Corsini (molto stimato in azienda, vicino a FdI ma in ottimi rapporti con tutta l’area governativa) ha una lunga militanza aziendale, è in Rai dal 1996. Ma la sua collocazione è chiara, anche sindacalmente ha lanciato l’associazione Lettera22 «per una informazione non omologata» (nel 2008, alla presentazione, parteciparono Giano Accame, Paolo Guzzanti, Maurizio Gasparri).
Chi sono i possibili autori per trasmissioni e contenitori tutti da definire nel gran rimescolamento di carte (basta il caso Annunziata per capire) che si profila? Nessun annuncio di contratti, nemmeno di contatti, ma i nomi circolano. Per esempio Antonio Rapisarda, classe 1980, cresciuto a Il Secolo e formato a Panorama, firma di Libero e commentatore sul periodico online La voce del patriota. Nel 2021 un suo corsivo tv sulle direttive comunitarie in materia di cibo («l’Europa ci chiede di mangiare da schifo») ritenuto anti-europeista nella trasmissione Anni venti su Rai2, di cui era collaboratore, aprì un caso politico. Sempre da Libero potrebbe approdare come autore in uno dei contenitori Rai Francesco Specchia, fiorentino, classe 1968, solida preparazione economica ma abituato alle incursioni nel costume (nel 2001 scrisse per Gremese Diario inedito del Grande fratello). Altro nome che ricorre quello di Edoardo Sylos Labini, attore e regista, nel 2014 con Forza Italia ma poi vicino all’area più ampia del centrodestra col suo mensile Culturaidentità. Un identikit perfetto sarebbe quello di Andrea Di Consoli, scrittore, giornalista ma anche poeta, documentarista, consulente artistico di Rai Fiction: nel 2012 curò la regia al teatro Argentina di Roma di Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore proprio di Angelo Mellone. E in quanto alle trasmissioni del Day Time melloniano appaiono sicuri i supporti di Giulia Bonaudi, giornalista-documentarista italo-brasiliana alla Rai dal 2019, dell’autore Cesare Zavattini (nipote e omonimo del grande sceneggiatore e regista), dell’inviato di RaiNews24 Lorenzo Lo Basso.
Ma Marcello Veneziani, da intellettuale navigato, minimizza. «Non credo ai passaggi traumatici, il racconto dell’Italia si modificherà nel tempo. Magari un po’ più di famiglia tradizionale, più idea di Nazione. Ma nessuno, nel centrodestra, si assumerà il peso per esempio di un revisionismo storico televisivo, che so, sul fascismo. I temi fondamentali non si toccano: la nostra posizione sull’Ucraina, l’Europa, la stessa agenda Draghi. Quindi…». Quindi vedremo.