La Stampa, 27 maggio 2023
Senza roghi
Gianfranco Pellegrino – docente di Scienze politiche alla Luiss, di cui ho letto e amato un libro sull’etica pubblica – invoca sul Domani l’istituzione del reato di negazionismo climatico. Cioè, chi nega il surriscaldamento globale e le colpe dell’uomo dovrà vedersela col giudice perché è pericoloso quanto chi nega la Shoah. Io – lo so, sono in drammatica minoranza – contesto anche il reato di negazionismo della Shoah, e l’idea di passare qualsiasi idea per le armi del tribunale, perlomeno finché non siano istigazioni al crimine. Ricordo, per esempio, lo storico inglese David Irving incarcerato in Austria per gli scritti in cui escludeva lo sterminio degli ebrei. Dopo qualche giorno, gli fu concesso di frequentare la biblioteca del carcere e sugli scaffali trovò i suoi libri. Sorpresa. E imbarazzo. Perché a quel punto il carcere era complice del carcerato. Dunque, o uscivano i suoi libri o usciva lui. Naturalmente fecero uscire i libri, destinazione discarica. Nonostante poi se ne sia tornato a casa, Irving ora sopravvive nell’oblio, dimenticata la sua storia, quella vissuta e quella scritta, ridotto all’irrilevanza il negazionismo della Shoah (è l’antisemitismo a godere ancora di buona salute, specie se mascherato). E non so se mi sto macchiando di un grave reato ma informo che i suoi libri sono tuttora in vendita su Amazon, pure in traduzione italiana, in barba alla legge e dove non fanno più scandalo né opinione. Anche se non sono andati al rogo. E come mi pare evidente, istituire una verità di Stato, e dichiarare fuorilegge chi non si accoda, non è soltanto illiberale ma persino inutile.