ItaliaOggi, 27 maggio 2023
Gli allucinogeni farebbero bene
Negli anni Sessanta del secolo scorso il Diavolo è salito dagli inferi sulla superficie terrestre portando all’umanità un nuovo e terribile vizio: i farmaci psichedelici. Tra questi, la star era l’LSD (dietilammide dell’acido lisergico), scoperto più o meno per caso anni prima, nel 1938, da un ricercatore farmacologico svizzero (Albert Hofmann) che lo sintetizzò durante il corso dei suoi studi sugli alcaloidi presenti nella scilla marina e nella segale cornuta.
L’adozione della sostanza come «party drug» (oggi si dice psichedelico ricreativo), capace di alterare temporaneamente le percezioni di chi lo prendeva, portò direttamente e indirettamente a importanti mutamenti culturali e sociali tra i giovani di tutto l’Occidente. Provocò, per fare un esempio banale, il ritorno all’uso sulle stoffe delle dimenticate figure paisley (di antichissime origini sud-asiatiche) per via della somiglianza tra il motivo decorativo e le allucinazioni causate dall’assunzione dell’LSD. Negli Stati Uniti influenzò pesantemente la musica con la nascita dell’«acid rock» e contribuì all’emergere di fenomeni sociali come gli «hippie» dai capelli lunghi e incolti e i pacifisti figli dei fiori, tendenze che segnarono l’epoca.
L’allucinogeno spaventava a morte i genitori e la società civile. Associavano emotivamente il suo consumo a quello di altre droghe pesanti (come l’eroina e gli altri oppiacei) che portavano alla dipendenza e alla distruzione fisica di chi le assumeva. La campagna stampa contro le droghe psichedeliche fu feroce, come anche la reazione dei governi e delle forze dell’ordine. Intanto, con la crescita del mercato, spuntarono altre sostanze psichedeliche, naturali e sintetiche: diversi tipi di funghi allucinogeni, il peyote e la mescalina, la psilocibina, la DMT ed altre ancora.
Gli allucinogeni, a differenza degli stimolanti come l’anfetamina e gli stupefacenti oppiacei, tendono ad alterare lo stato di coscienza e la sfera senso-percettiva.
È ormai accertato che non sono fisiologicamente pericolosi e che raramente portano alla dipendenza. Il rapporto tra l’uso degli psichedelici e lo sviluppo di psicosi, ipotizzato in passato, è stato escluso da studi più recenti.
In altre parole, col passare degli anni, ciò che alcuni decenni fa era percepito come un vizio tremendo e pericolosissimo capace di distruggere le menti dei giovani è invece diventato rispettabile. L’allora nascente psicoterapia psichedelica fu messa al bando nel 1966 per lo stigma sceso su tale campo di ricerche.
Oggi il tema è perfino di moda. Molte università e scuole mediche hanno creato corsi di studio sull’uso degli allucinogeni e sulle applicazioni curative di queste sostanze, più di recente è stata l’Università di Exeter, in Inghilterra, a seguire la scia di altri atenei anglosassoni.
Di questo passo, possiamo attenderci che tra qualche decennio si scoprirà che fa benissimo fumare il tabacco, che l’essere sovrappeso porta salute e che il consumo eccessivo del vino è un toccasana. Viviamo di nuovo ai tempi dei miracoli…