il Giornale, 27 maggio 2023
Italia maglia nera dei giovani inattivi
I giovani inattivi in Italia sono 1,6 milioni. Un record negativo a livello europeo e con un tasso in aumento. A più di quattro anni di distanza dal varo del reddito di cittadinanza, la misura che secondo il M5s avrebbe «abolito la povertà» ha invece contribuito a far crescere la quota di under 35 che non lavorano né cercano lavoro. «L’Italia è la peggiore in Ue», è l’allarme lanciato dai Giovani Imprenditori di Confartigianato. Durante la convention di Roma dell’organizzazione che riunisce artigiani e piccoli imprenditori, è stato stilato un documento che «misura l’habitat per il lavoro dei giovani». Dall’analisi dell’«indice dei territori youth friendly per impresa e lavoro» emerge un quadro sconfortante. E non sorprende la sostanziale corrispondenza tra le regioni meno attrattive per il lavoro e l’impresa giovanile e i territori in cui la fa da padrone il Reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s di governo. Il 55% delle richieste di Rdc è stato presentato nelle isole e nelle regioni meridionali. Curiosamente è la stessa percentuale dei giovani inattivi che vivono nel Mezzogiorno. Al Sud si registrano le condizioni più difficili per l’occupazione degli under 35. Ad aggiudicarsi la maglia nera secondo l’indice youth friendly di Confartigianato sono Molise, Sardegna, Calabria, Sicilia e Basilicata. Passando ai dati delle province, i numeri peggiori si registrano a Isernia, Foggia, Vibo Valentia, Siracusa e Taranto. La classifica delle regioni e delle province «amiche delle nuove generazione» mostra, ancora una volta, un’Italia spaccata a metà. Nelle posizioni di testa del ranking si piazzano infatti Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige. A livello provinciale svetta Cuneo, seguita da Bergamo, Vicenza, Lecco e Treviso. L’indice di Confartigianato si basa su 13 indicatori, tra cui il tasso di occupazione degli under 35, la presenza di giovani imprenditori, la collaborazione tra scuola e imprese, la diffusione dell’apprendistato e la percentuale dei giovani che emigrano all’estero o in altre regioni. Secondo il rapporto presentato ieri «questa Italia a diverse velocità per l’ambiente che circonda i giovani è all’origine di un nostro record negativo in Europa». A fronte del 19% di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano né lavorano – quasi dieci punti in più rispetto alla media europea – per la maggioranza di centrodestra diventa ancora più urgente una riflessione sulle politiche del lavoro. Un percorso che partirà proprio dall’abolizione del Reddito di cittadinanza, già prevista dalla legge di bilancio del governo guidato da Giorgia Meloni. L’obiettivo è l’incontro tra domanda e offerta, favorito dalla fine della stagione dell’assistenzialismo. Anche perché, stando all’ultimo bollettino di Assolavoro, le richieste non mancano. A giugno e luglio 2023 i profili professionali ad alta qualifica più appetibili sono quelli del software engineer e dei sistemisti e architetti informatici. Sono ricercati anche gli ingegneri esperti in infrastrutture, i project manager e i data base administrator. Non manca il lavoro nemmeno per elettricisti, specialisti in marketing digitale, contabili esperti, operai metalmeccanici, tornitori, fresatori e carpentieri saldatori. «I giovani sono il futuro del made in Italy: 1,6 milioni di under 35 fuori dal mercato del lavoro – spiega Davide Peli, presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato – sono un assurdo spreco, una vera e propria emergenza da affrontare rapidamente».