la Repubblica, 26 maggio 2023
L’addio alla Rai di Lucia Annunziata
Ci pensava da tempo, Lucia Annunziata. Da tanto meditava l’addio a una Rai in cui, con l’avvento della destra al governo, non si sentiva più libera. Libera di fare l’informazione militante che è sempre stata la sua cifra, di invitare gli ospiti senza l’ossessione del bilancino, di usare il linguaggio franco e privo di deferenza che piaceva a lei e soprattutto al pubblico della domenica pomeriggio. In onda dal lontano 2005.
«Io non farò la prigioniera politica», aveva confidato nei giorni scorsi agli amici, preoccupata che la permanenza alla guida diIn mezz’ora,appena confermata dai nuovi vertici, l’avrebbe costretta a rispettare regole d’ingaggio non in sintonia con la sua storia e il suo profilo professionale. A fare cioè la foglia di fico dei sovranisti: pronti, dopo aver occupato il servizio pubblico, a sbandierare i pochi progressisti sopravvissuti al repulisti per smentire le accuse di epurazione e travestire di pluralismo i prossimi palinsesti. Del resto, una che a Viale Mazzini è stata tutto – direttrice del Tg3 e persino capo- azienda, oltre che conduttrice di svariati talk – quanto avrebbe potuto resistere in un clima tanto ostile? Al primo incidente, come nel caso della parolaccia sfuggita in diretta durante l’intervista alla ministra Roccella, le avrebbero fatto passare le pene dell’inferno. Per poi magari darle il benservito, loro, alla scadenza del contratto nell’estate del 2024. Una quasi certezza, più che un timore.Riflessioni sparse. Simili a quelle che 19 anni fa la portarono a lasciare anzitempo la presidenza della Rai per protesta contro la legge Gasparri. Infine condensate nella breve lettera con la quale, proprio nel giorno dell’infornata di nomine che trasforma la Tv di Stato in TeleMeloni, ha deciso di congedarsi. «Vi scrivo per comunicare le mie dimissioni. Dimissioni irrevocabili», è l’incipit della mail spedita intorno all’ora di pranzo all’ad Roberto Sergio. «Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni». Premessa indispensabile per rivendicare la sua autonomia: «Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. Inparticolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai».Una denuncia circostanziata, nero su bianco, del blitz appena consumato. Finalizzato a smontare l’egemonia culturale della sinistra per imporne una di segno opposto. Partendo dallo smantellamento di Raitre e dei suoi volti storici, a cominciare da Fabio Fazio per finire con Andrea Vianello, l’ex capo della rete prima trasferito al Gr1 e ora confinato a San Marino. «Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestate a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione», taglia corto Annunziata. «E d’altra parte non intendo avviarmi sulla strada di una permanente conflittualità interna sul lavoro», la spiegazione di quel che sarebbe certamente accaduto. Perciò, «in attesa di indicazioni su se e come concludere la stagione in corso (sul calendario è fine giugno) vi auguro buon lavoro».In ogni caso, dopo giugno dovranno cercarsi qualcun altro in grado di riempire uno spazio – festivo e post- prandiale – non proprio facilissimo per un programma d’informazione. Ma non è più un problema suo, ormai. Dopo ave fatto invio, Annunziata ha silenziato tutti i telefoni. Si è imbarcata per Trento, dove nel pomeriggioha partecipato al Festivaldell’Economia. E non ha più risposto a nessuno. Nemmeno ai vertici Rai che, spiazzati, l’hanno cercata per chiederle di restare. Ma lei non vuole farsi blandire, né tanto meno intende rilanciare.
Crede poco alle parole dell’ad che, a caldo, si è detto «sinceramente dispiaciuto», ricordando come il suo «primo atto in Cda» fosse stato «dare il via libera per la stagione autunnale a poche produzioni, tra le quali In mezz’ora». È convinta che sia solo una finta l’augurio che «l’Annunziata possa completare il ciclo di trasmissioni», fatto trapelare dall’alto. La sensazione piuttosto è che la destra meloniana voglia impadronirsi della Rai per piegarla alla nuova narrativa del governo sovranista. Lei, oggi come allora, ha detto no: non farà «la prigioniera politica» pur di restare in video. Sullo sfondo, resta il piano B di una corsa alle prossime Europee: solo un’ipotesi circolata in ambienti politici, al momento. Ma mai dire mai.