il Fatto Quotidiano, 25 maggio 2023
Intervista a Rosy Bindi
Rosy Bindi, sono passati 15 mesi dall’inizio dell’invasione russa. Vede progressi nel percorso di pace?
Se ci sono dei passi, sono impercettibili. Assistiamo a un’escalation militare, anche con l’invio degli aerei F-16, e non si investe sulla diplomazia. Spero davvero che si muova qualcosa a livello sotterraneo: in superficie si fa troppo poco. Le iniziative dei pacifisti – come l’impegno del Vaticano, attraverso la nomina del cardinale Zuppi – vengono ancora tradotte come una richiesta di resa all’Ucraina.
Ha visto l’intervista di Vespa a Zelensky?
Onestamente no.
Si è persa uno spettacolo, a suo modo.
Ma ho ascoltato le dichiarazioni con le quali Zelensky è uscito dall’incontro col Papa: ‘Non abbiamo bisogno di mediatori’. Spero sia una strategia comunicativa, altrimenti penso siano parole estremamente preoccupanti.
Alla marcia Perugia-Assisi di domenica c’era un solo segretario di partito, Nicola Fratoianni. La politica è distante dal movimento?
La manifestazione del 5 novembre a Roma rimane un momento significativo, dove mi pare ci fosse unità tra una parte della politica e il movimento per la pace. Capisco però che si sia creata una difficoltà di dialogo: non solo e non tanto perché si continua a votare l’invio di armi – sulle quali, lo ripeto, sono molto tormentata – ma proprio perché non si vedono passi avanti.
Lei è stata presidente della Commissione Antimafia dal 2013 al 2018. Chiara Colosimo ha un profilo compatibile con il ruolo?
Spero che dica la verità, quando dichiara di non essere amica di Ciavardini, anche se alcune inchieste giornalistiche dimostrerebbero il contrario. Se c’è qualcosa di appurato sul piano giudiziario è la connivenza tra la mafia e il terrorismo nero. L’Italia ha sofferto molto per quella stagione, sarebbe inquietante se un’istituzione così importante fosse affidata a una persona che non ha rapporti trasparenti con quel mondo.
La destra di governo ha difficoltà a fare i conti con quel periodo storico?
Mi preoccupa molto il revisionismo sugli anni 70, 80 e i primi 90. Un periodo nel quale la nostra democrazia è stata messa a dura prova dal terrorismo rosso, ma non meno da quello nero. Sento da parte degli esponenti del governo, soprattutto da Fratelli d’Italia, la tentazione di rimuovere quelle responsabilità. Giorgia Meloni disse di aver abbracciato la politica nei giorni degli omicidi di Falcone e Borsellino. Sono parole pesanti, richiedono coerenza.
Sono state ignorate anche le perplessità dei parenti delle vittime di mafia.
C’è un atteggiamento di sfida un po’ padronale nei confronti delle istituzioni, è la prova di qualche crepa nella cultura democratica della maggioranza.
Aveva detto che il Pd si sarebbe dovuto sciogliere, è ancora di quell’idea?
In qualche modo credo si sia sciolto: è stata eletta una segretaria che era fuori dal partito e l’esito delle primarie è stato ribaltato dal voto dei non iscritti. Il Pd di prima non c’è più. Osservo quello nuovo con fiducia e critica attenzione. Saluto positivamente il fatto che si torni a dialogare con i Cinque Stelle e con la sinistra. È positivo anche l’atteggiamento sulle riforme costituzionali: spero che si continui a ribadire il no al presidenzialismo e mi aspetto una battaglia anche sull’autonomia differenziata. Essere di sinistra in questo momento significa attenzione ai diritti civili, certo, ma soprattutto ai diritti sociali. Pace, disuguaglianze, povertà, lavoro umiliato: su questi contenuti sarà valutato il nuovo corso.
Alcuni cattolici hanno già lasciato il partito.
Serve sincerità nel linguaggio: non sono cattolici, ma ex democristiani. Invocare la categoria dei cattolici per richiamare il partito al moderatismo è sbagliato e scorretto. Di fronte ai grandi temi – lavoro, povertà, salute, pace – i cattolici non possono essere moderati.
Sabato si celebra il centenario della nascita di Don Milani, lei presiede il comitato organizzativo.
Don Milani scelse i poveri, ha fondato una scuola diventata un esempio mondiale. Bisogna far parlare Don Lorenzo, rileggerlo tutto, non solo le frasi famose: è di grandissima attualità, in un periodo in cui aumentano disuguaglianze e dispersione scolastica. La presenza del cardinale Zuppi e del presidente della Repubblica, sabato, è la conferma che è un patrimonio della Chiesa, della società e dell’intero Paese.