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 2023  maggio 25 Giovedì calendario

La Germania cerca soldati e punta sulle donne


Il manifesto mostra una ragazza bella e sicura che sta per salire su un carro armato, e lo slogan annuncia: Quando dobbiamo mostrare forza. Sono pronta, risponde lei, per la mia unità, per il mio paese. È ideato da un’agenzia pubblicitaria di Düsseldorf per convincere i giovani a indossare la divisa. Impresa difficile. La Germania ha rinunciato alla ferma obbligatoria, e i volontari non bastano. Oggi tra fanteria marina e aviazione, le forze armate contano circa 180mila effettivi, e bisognerebbe arrivare a 203mila, ma è già arduo sostituire quanti vanno in pensione o non rinnovano la ferma.

Entro 24 ore sarebbero pronti a entrare in azione circa 12mila militari. Si cerca di convincere le donne a imbracciare le armi. Lo sguardo della ragazza pronta a guidare un Leopard sul manifesto ricorda quello della verde Annalena Baerbock, è l’ironico commento della Süddeutsche Zeitung, la ministra degli esteri cerca di risvegliare lo spirito patriottico dei tedeschi, ma i giovani, non sembrano rispondere all’appello. Putin ha invaso l’Ucraina ma non credono che un domani voglia invadere la Polonia o minacciare la Germania.
La maggioranza dei tedeschi è pacifista, o egoista come ha detto Andreij Melnyk, ex ambasciatore ucraino a Berlino, richiamato in patria perché esagerava negli insulti al cancelliere Olaf Scholz, che temporeggiava negli aiuti. Chi volesse imitare la carrista guadagnerebbe all’inizio 1900 euro netti, meno di una segretaria. Il mestiere delle armi non attira. I posti vacanti sono oltre due milioni, i giovani non hanno paura di restare disoccupati.

Perché meravigliarsi se i tedeschi non sono, o non sono più, quei guerrieri che abbiamo creduto? Dopo la tragedia del nazismo, da tre generazioni sono stati schiacciati dal senso di colpa. I giovani del ’68 si ribellarono contro i padri che avevano tollerato Hitler. Protestavano contro il riarmo, e gridando per strada: Nie wieder, mai più.
Alla caduta del Muro, quando si cominciò a capire che la riunificazione delle Germanie era inevitabile, Time o Newsweek, uscì con un articolo ammonitore: la Germania unita avrebbe avuto l’esercito più forte al mondo. Sommando i 500mila soldati dell’Ovest, a quasi un milione della scomparsa Ddr, la Germania allora comunista dove, almeno in teoria, tra militari e riservisti, tutti gli uomini fino ai 50 anni erano pronti a scendere in campo. Un errore di prospettiva: la Germania entrò in crisi, forze armate comprese, per affrontare la ricostruzione della Ddr, un paese fallito.

Siamo passati attraverso cinque fasi, ha ricordato il quotidiano di Monaco: non abbiamo bisogno di un esercito, si ripeteva negli Anni ’50; poi, fino agli Anni ’80, si è passati al purtroppo abbiamo bisogno di un esercito, per contrastare la minaccia sovietica, ma si è fatto il meno possibile, fidando sulla protezione delle truppe americane sul territorio della Repubblica Federale; caduto il Muro, si è tirato un sospiro di sollievo, non abbiamo più bisogno di un esercito, l’Unione Sovietica era andata a pezzi; la realtà è stata diversa, si è cominciato a combattere nei Balcani, si aveva ancora bisogno di un esercito ma che costi il meno possibile. Ora, sgomenti, si esclama: Mein Gott, Dio mio, abbiamo ancora bisogno di un esercito.
La Germania non ha un giorno per festeggiare le forze armate, non si organizzano sfilate come a Roma, o in Francia. L’unica unità che ha sfilato, è stato il battaglione invitato a Parigi, come simbolo di ritrovata unità europea.
La Germania, come membro della Nato, dovrebbe spendere per le forze armate il 2% del Pil, ma arriva all’1,5%. L’Italia è all’1,20%. Dopo l’invasione dell’Ucraina, Berlino ha deciso di stanziare cento miliardi di euro per la Difesa. Der Spiegel ha dedicato una copertina al ministro Oscar Pistorius, in carica da quattro mesi, con il titolo Mister Perfect? È pieno d’energia, ma non sa da dove cominciare: dai panzer, erano 5mila nel 1989, oggi sono 300; dai sottomarini erano 24, oggi sei; dai caccia, erano 620, oggi 230. Cento miliardi non bastano, forse neanche il doppio.