la Repubblica, 25 maggio 2023
I social fanno male alla salute mentale dei giovani
I social possono avere «effetti estremamente dannosi» sulla salute mentale di bambini e ragazzi: bisogna agire con nuove regole al più presto. È l’allarme lanciato lunedì dalla massima autorità sanitaria statunitense, il dottor Vivek Murthy 45 anni, l’ammiraglio che riveste il ruolo di “Surgeon General”, ovvero “Chirurgo Generale”, fin dai tempi di Barack Obama. Ebbene, dopo aver denunciato un’altra emergenza solo due settimane fa, «la solitudine come nuova epidemia, mortale quanto il fumo, di cui soffre il 50 per cento degli adulti», ora con un rapporto di 19 pagine, chiede a studiosi, legislatori e soprattutto ai colossi della tecnologia di far fronte a un’altra urgenza: il disagio mentale di bambini e adolescenti.
Pur riconoscendo i vantaggi offerti da certe piattaforme come spazio per connettersi ed esprimersi in modo creativo, il rapporto afferma infatti che «ci sono ampi indicatori secondo cui i social media possono apportare danno al benessere di bambini e adolescenti». Tanto che ilDoctor- in-Chief li definice addirittura«principali motori di una crisi nazionale di salute pubblica». E chiede innanzitutto «nuove ricerche che ci aiutino a comprenderne fino in fondo i loro effetti sulle menti più giovani ». Ben sapendo che quando i suoi predecessori hanno lanciato allarmi simili, hanno ottenuto attenzione nazionale e impegno legislativo: sul fumo fin dagli anni 60. Sull’Aids negli anni 80. E sull’Obesità nei primi anni 2000: «Dobbiamo aiutare i genitori ad affrontare nuove tecnologie che si evolvono rapide e mutano radicalmente il modo in cui i nostri figli percepiscono se stessi. Servono nuovi standard di sicurezza al più presto», scrive. «I nostri ragazzi non possono permettersi il lusso di aspettare anni prima di conoscere la portata dell’impatto dei social sul loro cervello».
Sulle conseguenze negative, aggiunge, si hanno già «molte prove»: diversi sono gli studi che stabiliscono legami tra l’uso incontrollato dei social e sintomi depressivi. «C’è il rischio di indebolire l’autostima. E le ragazze sono ancor più vulnerabili, perché più esposte dei maschi a cyberbullismo e allo sviluppo di disturbi alimentari».
In un paese dove, secondo dati delPew Research Center , il 95 per cento dei teenager usa almeno uno dei cinque principali social (TikTok e YouTube i più amati, poi Instagram, Snapchat e Facebook), e il 35 ammette di farne un uso “quasi costante”, è chiaro che comprenderne l’effetto su menti non ancora definitivamente formate diventa essenziale. Tanto più accostando quelle percentuali ai risultati di una recente ricerca condotta dall’Harvard Institute of Politics e pubblicata ad aprile, secondo cui il 55 per cento dei giovani americani riferisce di sentirsi “ansioso o nervoso” e il 47 più specificamente “depresso”. Per carità: le cause sono varie e si va dal ripetersi di stragi nelle scuole alla paura di perdere tutto scatenata dalla pandemia. Ma anche il tempo speso online, in tutto questo, ha un ruolo.
Lo fa notare anche l’ American Psychological Association , che poche settimane fa ha pubblicato la sua prima guida ai social: «Nell’epoca in cui più si forma l’identità, lo sviluppo del cervello è particolarmente suscettibile a pressioni sociali e opinioni altrui». Rilevando che le aziendetecnologiche lo sanno benissimo (come d’altronde dimostrato da una serie di scoop fatti dalWall Street Journa l nel 2021 chiamati “Facebook Files”) ma «hanno interesse a mantenere gli utenti online sia pure con tattiche che invogliano comportamenti simili alla dipendenza». Ecco perché il rapporto del dottor Murthy include pure raccomandazioni pratiche alle famiglie: ad esempio, mantenere i pasti e altri momenti di socialità familiare “social-free”, nel corso dei quali anche i genitori rinunciano ai loro cellulari. Suggerendo di stabilire tutti insieme limiti tempistici e di privacy.
Di sicuro, conclude il rapporto, «bisogno capire di più e dare linee guida nazionali». Tanto più che i legislatori ci stanno già provando. In Montana il governatore Greg Gianforte ha firmato un disegno di legge che vieta a TikTok di operare nello Stato (mosso più da timori per la sicurezza dei dati personali che per il benessere dei giovani). E a marzo, lo Utah è diventato il primo stato a vietare ai minori di 18 anni di avere account senza il consenso di almeno un genitore.