La Stampa, 25 maggio 2023
La casa di Laura Pausini distrutta dall’alluvione
Lo conoscono tutti quell’indirizzo. «Dopo l’Osteria del Sole, al fondo di via Di Vittorio». È una via identica a molte altre di questa regione colpita al cuore. È una strada di fango e distruzione. Tutti i cancelli delle case sono sormontati di roba da buttare. Divani marci, elettrodomestici inservibili, masserizie irriconoscibili del mondo di prima. Ci sono cataste di oggetti in malora. Pile di libri distrutti. La penultima casa è quella di Laura Pausini. Abitava lì con i suoi genitori quando ancora non era famosa, adesso è diventata la casa museo della sua carriera di popstar internazionale. Dentro: i ricordi più importanti. Compreso il primo abito indossato a Sanremo nel febbraio del 1993, quando la vita di una ragazza romagnola cambiò per sempre: «Marco se ne è andato e non ritorna più…».
Erano qui davanti a spalare i suoi genitori, pochi giorni fa. Laura Pausini ha scritto: «Mamma e Babbo, 75 e 78 anni. L’esempio di una vita. Grazie per averci insegnato a non arrenderci mai». La signora Gianna Ballardini, insegnante in pensione, soffre della grande l’attenzione che quel post ha scatenato. E soffre ancora di più, ovviamente, per il disastro che ha colpito queste terre. «Io sono una persona molto riservata. Non sono proprio brava a stare sotto i riflettori, questa è una cosa difficile nell’avere una figlia famosa. Non volevo essere sulla bocca di tutti, perché quello che abbiamo fatto io e mio marito è una cosa normalissima. E noi siamo due persone normali, abbiamo lavorato tutta la vita. C’era il fango e bisognava spalare: cosa altro avremmo dovuto fare?».
Sono passati trent’anni dalla casa della famiglia Pausini in via Di Vittorio a Solarolo. Si sono trasferiti in una villa magnifica sulle colline di Castel Bolognese. Essere in alto li ha messi al riparo dalla piena. Ma la casa dei ricordi è stata invasa dal fango. «Provo una profonda tristezza per quello che è successo. È un sentimento vicino alla disperazione. So bene che molte persone qui intorno hanno perso la casa e tutti gli oggetti della vita, beni anche più preziosi di quelli che abbiamo perduto noi. Noi abbiamo perso si ricordi, i vestiti di Laura, alcuni premi della sua carriera. È doloroso, ma non è la stessa cosa che trovarsi senza un tetto».
Nella casa di Solarolo dovevano tenersi dei concerti per il Fan Club, ma ovviamente sono stati rinviati: pensare a una festa qui adesso è impossibile. «Dobbiamo rialzarci tutti insieme, come è nello spirito di questa terra», dice la madre della popstar. «Gli incassi dei prossimi concerti di Laura saranno per aiutare le persone sfollate, e anche io e mio marito vogliamo fare la nostra parte». Che gente unica, la gente di Romagna. Persone schiette e gentili. Non una scena di isterismo in questi giorni difficilissimi. Gli studenti di Archeologia dell’Università di Bologna, accompagnati dal professor Claudio Cavazzuti, sono venuti a lavare e catalogare i reperti del sito dell’Età del Bronzo di Solarolo. C’è il sole. Il sole sta asciugando il fango. Nella via della casa della cantante, ognuno fa la sua parte. La signora Alessandra Tampieri, impiegata, porta fuori l’ennesimo canestro di roba in rovina: «Credo di aver capito da questa esperienza che si possa vivere anche con meno. Temo di essere stata per molti anni un’accumulatrice seriale, ma di molte di queste cose potevo fare a meno». Poi, quasi sentendosi in colpa, dice: «Parlo delle mie stupide cose. Non parlo di chi ha perso un lavoro, un’attività, una casa. Quella sì, è la vera tragedia».