La Stampa, 25 maggio 2023
Chiara Colosimo si difende
In mezzo alla bufera Chiara Colosimo si trova tutto sommato a suo agio. Il primo giorno da presidente della Commissione Antimafia, la deputata di Fratelli d’Italia, legatissima a Giorgia Meloni, lo trascorre tracciando le linee del suo mandato e difendendosi dalle accuse dell’opposizione: «Ciavardini non è un amico». Le polemiche del centrosinistra se le aspettava, «non mi aspettavo quelle dalle associazioni dei familiari delle vittime, di cui ho molto rispetto. Questo mi ferisce. Vorrei incontrarli presto. La narrazione che si è fatta è surreale. Sono nata nel 1986 e sto passando per la persona che non sono».
Chiara Colosimo, lei è amica dell’ex membro dei Nar Luigi Ciavardini?
«No, non lo sono e spero di non ripeterlo ancora. Ho conosciuto Ciavardini nell’ambito di iniziative con l’associazione gestita da sua moglie (sorella di Nanni, terrorista nero morto in carcere e Marcello oggi alla Regione Lazio ndr.), nelle quali ovviamente c’era anche lui. Era il mio primo mandato da Consigliera regionale del Lazio, 2010-2013. Non ho problemi a dichiararlo. L’articolo 27 della Costituzione parla di funzione rieducativa della pena e di reinserimento dei detenuti».
La foto, però, scattata nel carcere di Rebibbia, lascia intendere una certa confidenza fra voi.
«Sono rimasta sorpresa anche io e capisco che possa dare questa impressione, in effetti non è una posa istituzionale. Io davvero non ricordo con precisione in quale occasione sia stata scattata, saranno passati circa dieci anni. Io quella foto non ce l’ho, forse l’hanno fatta dopo una sfilata di un’associazione che fa abiti cuciti dalle detenute. In ogni caso sono certa che fosse una occasione pubblica».
Perché ha cancellato alcuni post sui suoi profili social che riguardavano proprio questi incontri?
«Non mi pare di aver cancellato post, tuttavia non ho nulla da nascondere».
Farà dei gesti verso le associazioni che oggi la criticano?
«Sì, ma lo farò in forma riservata. In ogni caso questa è casa loro e non hanno bisogno di inviti».
Il presidente delle vittime della strage di Bologna si augura che lei non vada alle celebrazioni del 2 agosto. Lei ci sarà?
«Il presidente della Commissione Antimafia deve esserci e io vorrei esserci. È ovvio, però, che non farò alcun passo per provocare dolore ai familiari».
Il suo partito e in generale gli esponenti della destra hanno spesso messo in discussione la verità giudiziaria sulla strage di Bologna, lei conferma questi dubbi sulle sentenze?
«Non ci sono idee pregiudiziali che possa permettermi nel mio ruolo, non possono esistere per il rispetto che porto alle vittime delle stragi. È con questo spirito che affronterò ogni tematica che mi verrà sottoposta, perché le risposte vanno date prima di tutto alle famiglie delle vittime».
Secondo alcuni il suo profilo non sarebbe adatto a un incarico così importante.
«Sono abituata a questa critica. Sono entrata in Consiglio regionale a 23 anni e fui fermata dalla sicurezza che mi gridò: "A regazzì, ’ndo vai?", perché accanto a me entrava Rodolfo Gigli che aveva 73 anni. Risponderò alle accuse di inadeguatezza svolgendo al meglio questo ruolo».
Cosa vuole fare da presidente della Commissione Antimafia?
«Io non credo che l’Antimafia sia una questione che vada trattata solo in sede giudiziaria. Il 2 giugno compio 37 anni e forse il mio ruolo potrà essere anche quello di parlare a quelle generazioni che rischiano di vedere la mafia come una cosa lontana nel tempo. La mafia ha cambiato volto e va detto a gran voce che esiste ancora e va combattuta tutti i giorni».
Cosa pensa dei membri della sua commissione indagati a vario titolo?
«C’è differenza tra essere indagati e condannati. L’avviso di garanzia è a tutela del diritto di difesa. Non spetta a me giudicarli».
Giorgia Meloni ha spinto molto affinché lei venisse indicata presidente.
«Non è il premier che indica il presidente delle commissioni, è una prerogativa del Parlamento e così è stato».
Ha sentito la premier in questi giorni?
«Il presidente del Consiglio si occupa di dossier ancora più importanti di questo. Ma quando muoverò i primi passi condividerò con lei quello che vorremmo fare, perché so quanto tiene alla lotta contro tutte le mafie».
Cosa dice all’opposizione?
«Che ora c’è da lavorare e non polemizzare. Tuttavia è la prima volta che una persona con un casellario giudiziario immacolato e battaglie come quella delle mascherine, come quella dei concorsi e contro la proroga per la discarica di Albano, diventa una persona che non può fare il presidente dell’Antimafia a causa di una foto. Molti esponenti di altri partiti politici hanno avuto frequentazioni con persone condannate per reati gravi, come quelli per cui è stato condannato Ciavardini e non ho visto tutto questo scandalo».
A chi si riferisce?
«A differenza loro non cerco la polemica e non mi metterò a fare i nomi».