Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2023  maggio 24 Mercoledì calendario

La resa degli universitari «I licei non li preparano»

ROMA Arrivano all’università impreparati e, sempre più spesso, decidono di lasciare gli studi già durante il primo anno. Un diplomato su due, infatti, non raggiunge i livelli base di preparazione e uno su dieci addirittura non ha nemmeno le competenze minime. Così il sistema universitario italiano perde gli studenti più deboli e la percentuale di laureati non riesce a crescere. Dopo la diffusione dei dati del ministero dell’istruzione e del merito sul numero di abbandoni tra le matricole, pari al 7,3% nell’anno accademico 2021-2022 rispetto al 6,1% di due anni prima, diventa necessario interrogarsi sulle possibili cause: la pandemia, le difficoltà economiche, la mancanza di un vero appoggio agli studenti sia come tutoraggio sia come sostegno alla didattica. Ma non solo, il problema della preparazione delle matricole, come ha sottolineato il professore Daniele Checchi dell’Università Statale di Milano, parte dalle competenze con cui arrivano in ateneo e, in base ad una legge del 2004 dell’allora ministra all’istruzione Letizia Moratti, andrebbero attivati dei corsi ad hoc per permettere a tutti gli studenti di recuperare le carenze. È chiaro che l’impreparazione delle matricole è un problema diffuso, che ha radici lontane. Basta scorrere gli esiti delle prove Invalsi per rendersi conto che superare l’esame di maturità non significa avere le competenze previste a quel livello di studio.
GLI INVALSI
I dati relativi agli Invalsi della primavera scorsa, sugli alunni dell’ultimo anno delle superiori, che a giugno 2022 avrebbero svolto l’esame di Stato e lo avrebbero superato nel 95% dei casi, parlano chiaro: in italiano e matematica la metà degli studenti non raggiunge il livello base, il 48% dei maturandi non arriva al livello 3. Trend negativo inesorabile: nel 2019 il livello base per matematica era raggiunto in media dal 61% dei maturandi. Sono andati perduti oltre 10 punti percentuali. L’Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico ha registrato inoltre profondi divari territoriali che si accentuano tra la fine della quinta elementare e la fine delle superiori. Con il Mezzogiorno che resta indietro. Gli allievi che non raggiungono il livello base in italiano superano infatti la soglia del 60% in regioni come la Campania, la Calabria e la Sicilia. In matematica invece gli alunni che restano sotto il livello 3 sono addirittura il 70% in quattro regioni, sempre del Sud: ancora una volta la Campania, la Calabria, la Sicilia e, in questo caso, anche la Sardegna. Sempre nelle stesse regioni gli studenti che non raggiungono il livello B2 di inglese sono il 60% degli studenti nella prova di reading e l’80% in quella di listening. Con la lingua straniera la situazione addirittura precipita.
Ma c’è un dato ancora più preoccupante e riguarda la cosiddetta dispersione scolastica implicita, vale a dire quella per cui uno studente arriva al diploma ma non possiede le competenze minime. I test Invalsi hanno evidenziato come, a due mesi dalla maturità, gli alunni che non raggiungono la soglia minima contemporaneamente in italiano, matematica e inglese sono purtroppo il 9,7% degli studenti dell’ultimo anno: uno su dieci, quindi, e per loro il livello raggiunto è equivalente a quello richiesto in terza media. Un dato preoccupante che va a sommarsi a quello della dispersione esplicita, che riguarda gli alunni che lasciano la scuola prima del diploma: secondo i dati Eurostat relativi al 2021, in Italia interessa il 12%.
Non è possibile sapere se poi questo 10% ha deciso di proseguire gli studi in ambito universitario ma fa parte di quella fetta di studenti, ben più ampia, che non arriva al livello base, pari al 50%. Tra questi ci sono migliaia di matricole o aspiranti tali. Il primo intoppo è nei test di ingresso delle singole facoltà: basti pensare che alle prove di ingresso a Medicina, nello scorso mese di settembre, uno su due è stato respinto perché non ha raggiunto il punteggio minimo. Sono risultati idonei infatti 28.793 candidati rispetto ai 56.775 partecipanti alle prove. In quel caso lo studente resta fuori, ma in altri percorsi per i quali l’accesso non è programmato è necessario attivare lezioni di recupero, per non far andar via le matricole entro i primi 12 mesi.