La Stampa, 24 maggio 2023
Chattare con l’IA e distruggere la scuola
Sono molto attratta da ChatGpt, di cui però - lo dico subito - so poco o niente. Mi riprometto di informarmi quanto prima, ma nel frattempo userei lo strepitoso vantaggio che mi dà l’ignoranza per sfrenare l’immaginazione e sognare a occhi aperti: ChatGpt ci aiuterà a risolvere gli annosi problemi della scuola. Già è adorato dagli studenti, ma potrebbe essere risolutivo e facilitare finalmente la svolta verso quella piena e totale innovazione, che la serie recente di timide e irrilevanti riforme e riformine non s’è nemmeno avvicinata a promuovere.
Sfreniamoci dunque in una visione a lungo (o breve?) termine. Affidiamo l’insegnamento (chiedo scusa, volevo dire l’educazione) alla potenza stupefacente dell’Intelligenza Artificiale, e per prima cosa liberiamoci finalmente degli insegnanti. Questi esseri così imperfetti, mediamente ignoranti, non motivati, imprevedibili, ingovernabili, incapaci di trasmettere passioni, restii ad aggiornarsi e ad aderire a programmi continui di formazione e ri-formazione, perlopiù vecchi, retrogradi, aggrappati a un tempo ormai remoto in cui si aveva l’arroganza di sapere e, in base a quel sapere, addirittura di insegnare ai giovani, cioè di imbottirli di aride e superate nozioni; infine, cocciutamente dediti a giudicare un allievo in base a quanto sa e sa fare, infliggendo addirittura barbari e umilianti voti.
Il nuovo non-insegnante ChatGpt è uno che sa tutto, possiede in sé tutto lo scibile umano ma – e qui sta la strabiliante novità – non fa lezione. Ovvio che, se adeguatamente interpellato, farebbe lezioni perfette ed esaustive su qualsivoglia argomento, ma perché sottoporre ancora l’allievo alla noia e all’umiliazione di una lezione? ChatGpt, nel futuro che tutti auspichiamo, è maieutico: non ti insegna nulla, ma ti tira fuori magicamente le cose che, non avendotele insegnate, tu non sai ma anche, fortunatamente, non sai di non sapere. E ovviamente non ti interroga su cose che lui sa perfettamente che tu non sai. Quindi, fine delle interrogazioni. E meno che mai dà voti a ragazzi che finalmente non sanno nulla in modo omogeneo e collettivo, cioè democratico. Fine anche dei voti. (Resterebbe il problemino di cosa farne, degli insegnanti ancora viventi e operanti. Ma non mi preoccuperei: quando ChatGpt diventerà più intelligente di noi, troverà lui la soluzione. Diamogli tempo). E passiamo ad altre mirabolanti virtù.
ChatGpt, semplicemente aggiungendo poche altre sigle al suo nome e diventando Gptlgbt+, risolve il limite intrinseco dell’attuale insegnante diventando fluido all’ennesima potenza, cioè non solo alternando l’essere maschile al femminile a seconda dei giorni, ma anche ampliando le sue infinite mutazioni al mondo della fantasia (Elephantman, Catwoman, Edward mani di forbice…); sperimentando l’intera gamma dei colori (un giorno bianco, un giorno nero, giallo-canarino, verde-marziano, azzurro-Napoli che ha appena vinto lo scudetto); diventando alternativamente grasso, magro, bello, brutto, alto, basso, triangolare, poliedrico, a quattro zampe, millepiedi, anfibio, cardiopatico, ruminante, elettrolitico. Insomma, Gpt non per niente significa Generative Pretrained Transformer (trasformatore generativo pre-addestrato), dunque è chiaro che Chat (lo chiamerei solo Chat per comodità) può cambiare aspetto ogni giorno, cioè appunto trasformarsi, così da rappresentare al meglio ogni possibile minoranza e darle il massimo di visibilità e rispetto.
Ma non è tutto. Siccome i due fini principali della scuola sono oggi lo "star bene" dei ragazzi e il "legame col territorio", Chat uscirebbe ogni tanto dello schermo per accompagnare gli studenti in allegre visite guidate ed escursioni su tutto il territorio possibile, qualunque cosa esso sia o significhi. E soprattutto, visto che nessuno più di Chat sa chattare, chatterebbe tutto il giorno con i suoi allievi diventando, per ognuno di loro in contemporanea, l’amico, il sostegno, lo psicologo, l’assistente sociale: cioè il tutor. Un supertutor a tempo pienissimo, onnipresente nella vita dei ragazzi, che li guida in ogni momento della giornata, notte compresa, e in ogni attività anche extrascolastica, non lasciandoli mai soli e abbandonati a se stessi. Naturalmente tutor personalizzato, molto personalizzato: uno che si scinde all’infinito diventando l’insegnante privato di ogni singolo ragazzo, per adeguarsi alle sue peculiarità, attitudini nonché esigenze.
Liberi dagli insegnanti, dalle lezioni, dalle materie, dai voti, dalle classi e dai banchi - e ovviamente anche dai libri, ormai tutti incorporati in Chat e poi da lui gentilmente restituiti in polvere -, saremo liberi finalmente dalla scuola in sé. E quindi da tutte le scuole, voglio dire edifici scolastici. Che potremo adibire a studentati, per risolvere il gravissimo problema degli affitti troppo cari per gli studenti.
Ho detto studenti? Già. Non ricordo il significato del termine…