Corriere della Sera, 24 maggio 2023
L’abuso «concesso» sul lago di Garda
Ma come: non succede solo nello sgangherato Mezzogiorno dove tirano su case abusive perfino sui costoni franosi dell’isola d’Ischia e buttano giù come a Licata i sindaci che vorrebbero rispettare la legge e demolire le ville fuorilegge quando c’è un ordine d’abbattimento e certi notai arrivano a garantire come a Casalnuovo passaggi proprietà di interi condomini costruiti sulla sabbia violando tutte le norme? No, non succede solo nel Sud. Anzi. Succede perfino in aree come il Trentino da cui si levano a volte cori di ipocrita rimpianto: «Ah, se ci fosse ancora Francesco Giuseppe! Ah, se ci fosse ancora Maria Teresa!».
Racconta dunque il leader dei Verdi Angelo Bonelli, in una interrogazione parlamentare ai ministri della Cultura e della Giustizia, una «piccola storia ignobile», per dirla con Guccini, che merita d’essere conosciuta. È la storia di un vecchio bar-albergo degli anni Settanta sulle sponde settentrionali del lago di Garda nel comune di Nago-Torbole a due passi, per capirci, da Riva del Garda. Si chiamava hotel Panorama, era in via Bellavista sulla strada che sale verso il Parco delle Busatte e non era un nome sprecato: gli ospiti godevano davvero d’una visione dall’alto che faceva luccicare gli occhi.
Anche i soldi luccicavano. Al punto che i proprietari del bar-locanda decisero un colpo gobbo: avuto il permesso di tirare su 1.570 metri cubi, ne tirarono su 3.504. Più del doppio. Andando a invadere addirittura il terreno di un vicino di casa che fece causa. Il tutto in una zona tutelata. Una forzatura che nel 1996, finalmente, venne sanzionata con una sentenza della Corte d’Appello di Venezia che, accertato l’abuso edilizio, forniva al Comune, volendo, la possibilità di abbattere. Macché.
Più o meno abbandonato per vent’anni, l’edificio fu infine comprato da una società che lasciò perdere l’hotel per trasformare l’immobile in appartamenti. Chiedendo addirittura un aumento di cubatura, come se quella che c’era fosse tutta regolare, fino ad arrivare a 4.070 metri cubi. Quasi il triplo della concessione originaria. Aumento concesso dalla giunta comunale a dispetto della sentenza del ‘96. Senza neppure, secondo l’avvocato Stefano Colla, una sanatoria degli abusi già condannati. Ma come mai la magistratura non è intervenuta permettendo anzi che i nuovi appartamenti di pregio fossero in buona parte venduti? Chissà cosa avrebbero detto le autorità asburgiche...