La Stampa, 22 maggio 2023
Il ritorno live di Peter Gabriel
«Quello che vedete adesso potrebbe essere il mio Avatar perché oggi è sempre più difficile separare il vero dal falso e capire dov’è la differenza. Il mio Avatar è venti anni più vecchio, dieci chili più pesante e pelato di quello che credo di essere. Io in realtà in questo momento sono rilassato su una spiaggia dei Caraibi e assomiglio a un Dio greco, scusate a un Dio romano. Divertitevi». Peter Gabriel con questa boutade ha aperto il suo concerto al Forum di Assago e, anche se l’apertura ritardata dei cancelli ha creato code interminabili, i mugugni e le urla di chi non capiva perché i responsabili del palazzetto non agevolassero l’entrata si sono spenti alle 20 e 15 in punto quando l’ex Genesis ha dato il via al suo show. Coppola in testa e indosso una tuta arancione come quella dei tecnici che hanno montato il palco, Gabriel ha presentato Tony Levin il bassista, prima di tutti, e ha invitato i i suoi musicisti a sedersi formando un semicerchio. Washing of Water è stata scelta come apripista di una scaletta che dimostra un continuo rimando fra le canzoni più conosciute e quelle che saranno incluse nell’album di prossima uscita e che Gabriel fa ascoltare al pubblico credendo sia possibile, anzi doverosa, la convivenza fra anteprima e sorpresa. Un pensiero va alle nuove tecnologie, alla sostenibilità, al nostro essere homo sapiens egoisti: «Il tempo è il nostro padrone e noi oggi grazie all’intelligenza artificiale abbiamo la chiave per aprire tanti altri mondi. Quattro miliardi e mezzo di anni il nostro pianeta era morto e potrebbe esserlo ancora, a meno che non stiamo molto attenti». Peter Gabriel è approdato ieri sera al Forum di Assago con il suo «I/O Tour 2023», un viaggio in musica che interrompe un digiuno live al quale l’ex Genesis ci aveva abituato dal 2014. La scaletta mette in fila 23 canzoni dai classici di una vita sino all’inedita And Still dedicata alla madre scomparsa. Ben nove canzoni, piazzate con intelligenza tra la prima, la seconda parte e i bis dello show, arrivano dalla triade multiplatino So, Up e Us; lp che hanno allargato la popolarità di un uomo capace di smarcarsi dal marchio Genesis scrivendo una biografia personale eccezionale. Gabriel parla spesso col pubblico in italiano visto che trascorre lunghi periodi dell’anno in Sardegna, è cittadino onorario di Arzachena, dove da oltre vent’anni ha casa davanti al golfo delle Saline. Tanti gli applausi per la band storica che accompagna il musicista: Manu Katchè, David Rhodes, immancabile Tony Levin, Don McLean, Richard Evans, Ayanna Witter-Johnson, Marina Moore, Josh Shpak. Peter da sempre spingere in avanti i confini della musica e con questo live supera le aspettative, soprattutto per la sua semplicità.
L’elemento distintivo dello show (all’inizio sopra il proscenio in bella vista c’è un grande orologio che scandisce il tempo) è l’integrazione fra tecnologie e strumenti tradizionali che trasformano l’esibizione in un’immersione musicale. Luci e proiezioni digitali si inseguono on stage mentre al pubblico viene voglia di muoversi sulle note di Red Rain, Sledgehammer e Big Time, farsi cullare dal nuovo inedito Four Kind of Horses o le più datate Don’t give up, Solsbury Hill e In Your Eyes. «I/O sta per input/output – aveva spiegato il musicista britannico – e lo si vede scritto sul retro di molte apparecchiature elettroniche; mi ha fatto venire in mente alcune idee sulle cose che mettiamo dentro e tiriamo fuori da noi stessi, in modi fisici e non fisici. Per mostrare questo concetto ho chiamato l’artista Olafur Eliasson che mi ha dato una sua opera per la copertina: si chiama Colour experiment no. 114. In quel cerchio, quei colori c’è tanto di ciò che intendo». La stupenda e coinvolgente Biko, dedicata al noto attivista antiapartheid sudafricano Stephen Biko, ha chiuso una serata come dovrebbero essercene tante, dove l’arte, l’artista, il messaggio, l’impegno sociale, la profondità intellettuale si fondono perfettamente grazie a un collante universale: la musica.