La Stampa, 22 maggio 2023
Antonella Viola parla delle aggressione No Vax
Il Covid19 non è più un’emergenza mondiale ma qualcuno non lo sa, ed è rimasto fermo ai mesi peggiori della pandemia. Ieri, in un Salone del libro straordinariamente partecipato, un signore molto aggressivo ha interrotto un’intervista dedicata alla presentazione del mio ultimo libro (che parla di invecchiamento e longevità, non di Covid o di vaccini) urlandomi contro le solite frasi no-vax che abbiamo sentito fino alla nausea: che i vaccini hanno gravi effetti collaterali e che noi divulgatori, medici, scienziati e politici li abbiamo tenuti nascosti. Una scena che forse mi sarei aspettata un paio di anni fa ma certamente non adesso, a fronte della schiacciante prova che i vaccini, somministrati a 5,5 miliardi di persone nel mondo, non solo sono sicuri ma ci hanno permesso di superare una tremenda pandemia costata quasi 7 milioni di vite umane. E la prova era proprio lì davanti ai suoi occhi: migliaia di persone vaccinate che vivevano un evento di forte aggregazione senza mascherine, senza distanziamenti, senza paura. Ma è inutile cercare la logica dove non c’è: quando una paura si trasforma in odio, quando un pensiero diventa ideologia, quando una scelta diventa identitaria ecco che non solo crolla ogni forma di razionalità ma persino di dialogo. Quel dialogo che i no-vax violenti non hanno mai cercato, come dimostrato anche da quest’ultimo episodio. Da quando la pandemia ha avuto inizio, più volte mi hanno scritto e avvicinato persone contrarie ai vaccini; e con molte di queste è stato possibile un confronto, anche se qualche volta poi ci si lasciava ognuno con le proprie opinioni. Ma chi urla, chi offende, chi mostra aggressività non cerca il dialogo: vuole solo lo scontro, vuole solo sfogare una rabbia repressa anche a costo di prevaricare i diritti altrui, come di chi era lì per ascoltare un’intervista. In un recente documento, lo storico Harari scrive una frase bellissima: il linguaggio è la sostanza di quasi tutta la cultura umana. Ed è per questo motivo che è così importante e prezioso. Ed è sempre per questo motivo che chi ha il coraggio di parlare con pacatezza, autorevolezza e chiarezza fa così tanta paura al punto di doverla insultare, zittire, minacciare. Ieri mi è stato chiesto dove trovo il coraggio di continuare a dire la verità, di parlare di argomenti che suscitano anche reazioni violente, e se ogni tanto mi domando chi me lo fare. Certo, me lo domando ogni giorno. Non è stato facile vivere sotto scorta ed essere bersaglio dell’odio no-vax così come non è facile essere attaccata per qualunque mia affermazione, che sia scientifica o personale, per invidia, interesse, ripicche o ricerca di visibilità. Ne farei volentieri a meno, se non altro perché questi attacchi mi sottraggono energie che vorrei invece dedicare ad altro. Ma la risposta al chi me lo fa fare è arrivata proprio ieri al Salone: il coro delle persone contro chi mi aggrediva verbalmente, l’applauso caloroso quando il disturbatore è stato allontanato, la gratitudine e l’affetto che tutti mi hanno testimoniato. E l’affetto e la stima dei molti vale decisamente più dell’odio e dell’invidia di qualcuno. Tuttavia sarebbe importante che tutti, a partire da chi si occupa di politica e di comunicazione, adottassero sempre il linguaggio del dialogo e mai dello scontro e che si smettesse di cercare la provocazione e la contrapposizione a fini elettorali o di audience. Sono convinta che se il linguaggio della politica e dei giornali fosse più attento al rispetto delle persone e delle loro idee si potrebbe innescare una trasformazione positiva e una collaborazione sociale di cui oggi abbiamo estremamente bisogno.