Corriere della Sera, 22 maggio 2023
La vita quotidiana del Nobel Giorgio Parisi
«Mi piace moltissimo la musica: De André, Guccini, Simon&Garfunkel». Giorgio Parisi, premio Nobel per la fisica, racconta la sua vita quotidiana. Lo farà anche questa sera come ospite speciale alla Milanesiana, la manifestazione ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, per presentare il suo libro Gradini che non finiscono mai. Vita quotidiana di un premio Nobel (La Nave di Teseo).
Cosa sono quei «gradini che non finiscono mai»?
«La scala della conoscenza. Una grande scala che sale verso l’alto. Ogni gradino che si sale è un obiettivo raggiunto. Da lì si vedono i nuovi obiettivi che prima non erano neanche pensabili».
Nel libro parla poco di fisica. Uno s’immagina che un Nobel dedichi la maggior parte del tempo a studio e ricerca.
«E perché? Einstein suonava moltissimo il violino. Kenneth Wilson, premio Nobel per la Fisica 1979, racconta nella sua biografia di aver cambiato università per andare in una con un bel gruppo di danze folkloristiche».
A proposito di danze, anche lei è un grande patito.
«Sì, è stata una scoperta della maturità».
È famosa la sua passione per il sirtaki. È nata in Grecia?
«È nata per caso a Roma. Mia figlia Lorenza mi ha portato in un centro sociale che aveva organizzato una giornata sui balli greci».
Lei spazia in tanti campi della conoscenza, con una passione per la storia.
«La storia mi ha sempre interessato, fin da piccolo. Non un periodo in particolare».
Torniamo al suo quotidiano. Ha un’ora fissa per la sveglia?
«Cerco di metterla alle otto. Ma dopo il Nobel gli impegni sono diventati tanti e stancanti».
E dopo la sveglia?
«Ho la fortuna di abitare vicino Villa Ada, vado a camminare».
Le piace il cinema?
«Moltissimo».
Se dovesse dire un film?
«Qualcuno volò sul nido del cuculo. Poi tutti i film di Bertolucci e quelli di Olmi, lui l’ho conosciuto dai Nonino: una persona squisita».
Oltre al ballo, altri hobby?
«Ho la passione per lo sci, andavo almeno due settimane l’anno. Qualche tempo fa ho avuto una brutta ernia del disco e ho smesso. Poi mi piace moltissimo la musica».
Quale?
«Etnica, classica. Per il resto sono rimasto al secolo scorso: De André, Guccini, Simon&Garfunkel».
Ha scritto favole per i suoi figli e per i suoi nipoti: ispirate dalla fisica?
«No, per l’amor del cielo. È stato Calvino il mio maestro».
In che senso?
«Ai miei figli ho letto e riletto tutte le favole di Calvino per anni. Così ho imparato il ritmo narrativo e la costruzione delle favole».
Come ha conosciuto sua moglie Daniella?
«A casa di amici».
Vi siete fidanzati subito?
«L’ho corteggiata per un anno».
Nel libro racconta un passato di impegno politico, dura ancora oggi?
«No. In questo periodo sono stato sempre ai vertici dell’Accademia dei Lincei che è un’istituzione statale. Le due cose non sono compatibili».
Se dovesse dire qualcosa dell’attuale periodo politico?
«È un periodo involutivo in generale. La sinistra, poi, non riesce a trovare modo di organizzarsi, le divisioni prevalgono. Mi dispiace molto e non vedo come se ne possa uscire. Tanto più che quando è stata al governo non è riuscita a lavorare bene e questo è qualcosa che si paga».