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 2023  maggio 21 Domenica calendario

Palazzo Venezia e il Vittoriano


il rinascimento fece l’identità italianaVIVE di Roma. Palazzo Venezia e Vittoriano definiscono l’Italia: sebbene diversi per cronologia, hanno un legame forte con il XV secolo e il successivo recupero, tra Ottocento e NovecentoEdith GabrielliSala Altoviti.  Giorgio Vasari realizzò gli affreschi nel 1553 su commissione di Bindo Altoviti (1491-1557) archivio vive Il VIVE è un istituto del ministero della Cultura che gestisce Palazzo Venezia e il Monumento a Vittorio Emanuele II, noto anche come Vittoriano o Altare della Patria. Posti nel centro esatto di Roma, questi due complessi eccezionali contribuiscono a definire il volto e l’identità dell’Italia. Sebbene molto diversi per cronologia, vicende e funzioni, l’uno e l’altro vantano un legame stretto con il Rinascimento vero e proprio e con il suo successivo recupero, avvenuto tra Ottocento e Novecento.
La costruzione di Palazzo Venezia spetta al cardinale veneziano Pietro Barbo, titolare della basilica di San Marco, ai piedi del Campidoglio, che vi pose mano dal 1455, per poi ampliarlo dal 1464, allorché diventò papa con il nome di Paolo II. Così splendido da diventare una residenza papale alternativa al Vaticano, l’edificio destò l’ammirazione di artisti, diplomatici e intellettuali, tra cui Erasmo da Rotterdam. Ancor oggi il palazzo illumina alcuni elementi cardine dell’arte e della cultura rinascimentali, fra cui il multiforme rapporto con l’Antico. Stando alle fonti, Paolo II ammassò negli appartamenti al piano nobile la sua preziosa raccolta di monete, cammei e gemme intagliate, poi dispersa; egli inoltre ebbe l’idea di collocare all’esterno del palazzo una serie di importanti pezzi di scavo, che includeva il sarcofago in porfido detto di Costanza, oggi ai Musei Vaticani. Il cardinale Lorenzo Mari Cibo proseguì la serie con un antico busto muliebre proveniente dall’Iseo Campense, poi ribattezzato Madama Lucrezia e oggi di guardia all’entrata su piazza San Marco. Quanto all’architettura, diversi elementi attestano una conoscenza profonda dei monumenti classici. Il discorso vale per la volta dell’atrio su piazza Venezia: scandita in larghezza da otto lacunari e realizzata in calcestruzzo, essa s’ispira a quella del Pantheon sia per le forme che per la tecnica costruttiva.
All’indomani della presa di Roma, nel 1870, il Regno d’Italia individuò nel Rinascimento il proprio “stile nazionale”, ovvero il linguaggio artistico capace meglio di ogni altro di rappresentarne l’identità. Il Vittoriano costituisce l’esempio più significativo di tale recupero. Il monumento, concepito all’indomani della morte di Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, nel gennaio del 1878, assunse subito una valenza politica, oltre che artistica. Sostenuta dal primo ministro Agostino Depretis, l’idea di erigerlo sul Campidoglio, come segno forte dell’avvento della Terza Roma, si tradusse in realtà grazie a Giuseppe Sacconi. Sacconi, scelto anche per la rimarchevole confidenza con l’architettura del XV e del XVI secolo, guardò soprattutto in direzione di Donato Bramante e del suo più notevole progetto a scala paesaggistica, il Cortile del Belvedere in Vaticano. Ne venne fuori una declinazione molto originale del paradigma cinquecentesco, di eclatante impatto spaziale e urbanistico.
C’è ancora dell’altro. Attraverso Palazzo Venezia il VIVE costituisce una testimonianza di quel recupero del Rinascimento che percorse gran parte della cultura museologica di primo Novecento. Il palazzo, passato all’Italia nel 1916 come preda di guerra strappata al nemico austriaco, fu immediatamente convertito in museo nazionale, dedicato appunto al Medioevo e al Rinascimento. Da direttore del neonato museo, lo storico dell’arte Federico Hermanin, d’accordo con il direttore generale delle Antichità e Belle Arti Corrado Ricci, mise allora a punto una sofisticata operazione retrospettiva: egli effettuò uno spettacolare salto all’indietro e decise di allestire il museo come una nobile dimora del XVI secolo. L’indirizzo stilistico, confermato anche con l’avvento di Benito Mussolini, che negli anni Venti fece del palazzo la propria sede di rappresentanza, caratterizza ancor oggi molti elementi dell’edificio, primo fra tutti lo scalone d’onore verso via del Plebiscito. L’architetto Luigi Marangoni e lo scultore Benedetto D’Amore riprodussero con tale fedeltà lo stile rinascimentale che ancora oggi i visitatori sono tratti in inganno e lo attribuiscono al tardo XV secolo. Solo gli osservatori più attenti vedono che i capitelli rappresentano persone e fatti della Terza guerra d’indipendenza e del Primo conflitto mondiale.
A distanza di molto tempo dalla loro costruzione, Palazzo Venezia e il Vittoriano continuano a porre domande. Molte di queste domande hanno a che fare, lo si è appena visto, con il concetto stesso di Rinascimento e sulle sue continue letture e riletture nel corso dei secoli. Per questo motivo la direzione del VIVE ha deciso di promuovere la realizzazione di un convegno internazionale di studi centrato appunto su questo tema, come si è visto capitale per l’identità della Nazione.