il Giornale, 21 maggio 2023
Intervista a Riccardo Scirea, figlio di Gaetano
Ci sono tre bambini affamati di supereroi nella stanza che il figlio di un immenso calciatore ha trasformato in museo di cimeli sportivi; i baby «Fantastici tre» si chiamano Gregorio (3 anni), Edoardo (9 anni) e Gabriele (11 anni): sono i nipoti di Gaetano Scirea, un nonno che non hanno potuto conoscere, ma amano ogni giorno di più attraverso i racconti del loro papà, Riccardo, che lavora per la Juventus come manager nel settore «match analysis».
Il figlio dello storico 6 bianconero oggi ha 47 anni e il giorno in cui il capitano della Juve e della nazionale morì (3 settembre 1989) ne aveva appena 12.
Riccardo, tuo padre il 25 di questo mese avrebbe compiuto 70 anni. Cosa vorresti dirgli?
«Le stesse parole che gli sussurravo da piccolo, quando i momenti che trascorrevo con lui erano i più felici della mia vita».
C’è una foto suggestiva: Gaetano in tuta ti fissa negli occhi e tu, steso su di lui, con il mento poggiato sul pallone. Il fermo immagine dell’amore padre-figlio.
«Quando mi portava al campo di allenamento era una gioia. Emozionante. Io in mezzo a tanti campioni. Un bambino fortunato».
Che però un brutto giorno ascoltò alla «Domenica Sportiva» una frase agghiacciante.
«La pronunciò Sandro Ciotti: Gaetano Scirea è morto».
Il dramma avvenne in Polonia. Lo hai rievocato con lo scrittore Nicola Calzaretta in una toccante confessione pubblicata sul Guerin Sportivo.
«Papà era andato a visionare una squadra avversaria della Juventus. Ma l’aveva già fatto poco tempo prima e per questo motivo era riluttante a tornare in Polonia. Ma Boniperti, da perfezionista qual era, fu irremovibile. Quindi lui ubbidì e nel tragitto di ritorno l’auto su cui viaggiava fu tamponata. Nel bagagliaio c’erano delle taniche di benzina. Esplosero. Non ci fu scampo».
Dov’eri quando sentisti in tv la notizia?
«Al mare, a casa dei nonni».
Scusa se riapriamo questa ferita.
«All’inizio nella testa si innescò un meccanismo di autodifesa. Mi convinsi che quanto avevo ascoltato non era vero. Un bimbo non può accettare la scomparsa del padre: i papà sono immortali. Era solo un brutto sogno. Avrei riaperto gli occhi e papà sarebbe riapparso».
E invece...
«Dopo qualche giorno capii che non lo avrei più visto. Uno choc, superato in parte solo grazie a mia madre, una donna eccezionale che mi ha fatto anche da padre».
Come si elabora il lutto della morte di un genitore?
«Non l’ho metabolizzato da adulto. Figuriamoci da bambino...».
Vuoi dire che non ti sei mai rassegnato all’assenza di Gaetano?
«Papà è sempre con me grazie alla forza dei suoi valori: lealtà, lavoro, rispetto, correttezza».
Non a caso il suo amico del cuore era Dino Zoff.
«Un legame stretto anche fra le famiglie. Vacanze insieme, io che gioco con Marco, il figlio di Zoff. I genitori affiatati. Le risate».
Poi, improvvisamente, il buio.
«Quella sera maledetta mia madre era proprio in casa di Anna Zoff, la moglie di Dino. Aspettavano insieme che i mariti tornassero. Mamma attese invano. Prima le dissero una bugia, poi una mezza verità, infine le confessarono la sciagura. Terribile».
Come descrivi ai tuoi figli quel nonno tanto famoso?
«Guardiamo insieme le immagini dei suoi gol».
E loro cosa dicono?
«Il più grande rimane meravigliato dal fatto di come, ai tempi del nonno, i giocatori esultassero semplicemente alzando le braccia al cielo senza fare coreografie particolari tipo la dybalamask...».
Il record delle 552 partite in bianconero di Scirea ha retto 20 anni.
«Il primo a batterlo nel 2008 è stato Del Piero, poi è stata la volta di Buffon e Chiellini: tutti e tre perfetti interpreti dello stile-Scirea e del modello-Juve».
Ma è vera la storia che dopo la vittoria dei Mondiali dell’’82, mentre tutti i giocatori festeggiavano, Gaetano e Zoff andarono in stanza a leggersi un libro?
«È vero a metà. Papà e Dino non erano dei musoni. Quando c’era da fare baldoria non si tiravano indietro».
È spuntata di recente una foto di Zoff versione «Febbre del sabato sera». Ce n’è una «segreta» anche di Scirea in discoteca?
«Certo. Di feste ne organizzavamo tante».
Tu hai giocato a calcio. Scirea è un cognome impegnativo...
«Papà è stato un campione sportivo e di civiltà. Sotto l’aspetto etico spero di essere stato alla sua altezza. Lui non ha mai preso un cartellino rosso, felice di fare foto e autografi con i tifosi. Ancora oggi in tanti mi fermano ricordando la sua disponibilità. Testamento morale e patrimonio d’affetto che custodisco nel cuore».
Gaetano che tipo di allenatore sarebbe stato?
«Aveva cominciato brillantemente come vice di Zoff alla Juve. Una coppia perfetta. Credo che avrebbe proseguito all’insegna di un calcio spettacolare, dove i difensori escono dall’area palla al piede, innescando la fase d’attacco. Proprio come faceva papà».