La Stampa, 21 maggio 2023
Alluvione, la conta dei danni
La conta dei danni delle alluvioni in Emilia e Romagna è appena agli inizi, e sarà catastrofica. Le stime meno pessimistiche consegnate a Palazzo Chigi dalla Regione su quanto necessario oscillano fra uno e due miliardi di euro, di questi tempi un impegno enorme per il bilancio pubblico. I soli interventi per strade e ferrovie costeranno 620 milioni di lavori, escludendo i costi di messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio.
Il ministro del Tesoro Giancarlo Giorgetti non ha dove prendere le risorse, e per questo sono già stati attivati i canali diplomatici per attingere al Fondo di solidarietà europeo sulle emergenze. A margine del vertice G7 di Hiroshima Giorgia Meloni ne ha parlato con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e con Charles Michel. «Siamo pronti a fornire sostegno in ogni modo possibile», dice il presidente del Consiglio dei Ventisette. Ha promesso aiuto anche il presidente francese Emmanuel Macron, ma non è ancora chiaro come si sostanzierà. «Stiamo valutando la capienza del fondo europeo per le emergenze, e cercando di capire quanto può essere messo a disposizione», spiega un membro del governo che chiede di non essere citato.
Il Consiglio dei ministri di martedì (che potrebbe essere anticipato a domani) si limiterà a rendere disponibili le risorse per la prima emergenza. Ieri Meloni ha parlato di 20 milioni, ma la cifra di qui ad allora lieviterà, pena il rischio di apparire impotenti di fronte alla tragedia. Basti dire che per l’ultima grossa alluvione – quella delle Marche, l’anno scorso – il governo destinò 400 milioni a fronte di danni stimati per due miliardi. Ma i due eventi non sono lontanamente paragonabili: allora gli sfollati furono poche centinaia, questa volta le persone evacuate sono 36mila. Tutto è in mano al braccio destro di Meloni, il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano: «Bisognerà fare una stima precisa dei danni e verificare le priorità con la Regione». Martedì verranno approvati due decreti, uno per gli interventi di Protezione Civile, un secondo disporrà la sospensione di tasse, mutui, contributi nelle zone alluvionate. Per le imprese il ministro Adolfo Urso ha chiesto ai tecnici l’accesso gratuito al Fondo centrale di garanzia.
Il presidente della Regione Stefano Bonaccini, che già aveva ricevuto un mandato il 4 maggio per le prime alluvioni, verrà confermato commissario straordinario all’emergenza. Quella è l’unica strada per gestire gli interventi di ricostruzione evitando intoppi burocratici e ricorsi. Subito dopo la riunione del governo, Meloni incontrerà lo stesso Bonaccini, imprese e sindacati.
Il documento consegnato ai ministri dalla Regione e firmato dalle associazioni di impresa è un bollettino di guerra. In tre giorni sono esondati 23 fiumi in 42 Comuni fra Bologna, Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini. Sono state censite 280 frane di cui 120 «particolarmente importanti» in 58 Comuni, oltre all’interruzione di 400 strade. La Regione chiede il blocco dei mutui, la sospensione di tutti procedimenti civili e amministrativi e il pagamento delle bollette, ristori per le aziende. Da lunedì nelle scuole alluvionate si cercherà di attivare la didattica a distanza.
È il bollettino del clima impazzito e di un Paese nel quale il livello di prevenzione del rischio idrogeologico è bassissimo. Dei tre miliardi oggi a disposizione delle Regioni ne sono stati impegnati meno della metà, in molti casi per cantieri che attendono ancora di essere aperti. «La responsabilità è anzitutto dei presidenti di Regione che non programmano i lavori, nonostante i poteri commissariali sulla prevenzione», insiste il ministro che chiede l’anonimato. «Il mancato uso dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicati a questa voce nasce anzitutto da qui». Resta da capire come si muoverà il governo dopo la tragedia nella rimodulazione del Piano. A Bruxelles lo attendono entro luglio, pena il rischio concreto di non ricevere nessuna delle due rate programmate per quest’anno.—