Corriere della Sera, 21 maggio 2023
Cosa si è deciso sabato al G7
Hiroshima «Ce l’hai fatta», dice tutto sorrisi il premier britannico Rishi Sunak con una pacca sulla spalla a Zelensky, poco dopo il suo arrivo a sorpresa al G7 di Hiroshima. Diversi Paesi europei nelle ultime ore hanno dichiarato la loro adesione alla cosiddetta «jet coalition», la coalizione sui caccia F-16 promessi l’altro ieri agli ucraini: non è ancora chiaro chi li fornirà (né quanti o quando) ma Olanda, Danimarca e Belgio potrebbero mandarne un centinaio. Altri Paesi si sono offerti di addestrare i piloti: accanto al personale americano sono pronti ad aiutare britannici, francesi, portoghesi e gli stessi danesi mentre per l’Italia la premier Meloni ha detto che «si sta decidendo con gli alleati».
La Gran Bretagna e l’Olanda sono state promotrici dell’iniziativa ma un alto funzionario dell’amministrazione Usa dice ai giornalisti che questo è il risultato di un lavoro condotto per settimane da Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca. Sullivan, ieri mattina a Hiroshima, ha detto che il via libera di Biden sui caccia non è un drammatico cambiamento di rotta, ma il semplice riconoscimento che la guerra sul campo è cambiata e perciò cambiano le armi necessarie. Qualcosa di simile avvenne con la fornitura di tank nei mesi scorsi. La Russia ha definito «colossali» i rischi di una consegna di F-16 a Kiev, ma Sullivan afferma che la Casa Bianca ha piena fiducia che l’Ucraina non li userà per colpire il territorio russo.
È tutta una processione di leader nella stanza di Zelensky al Grand Prince Hotel, sede del summit: per prima Meloni, poi Sunak, il francese Macron, il tedesco Scholz, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e oggi c’è l’incontro con Biden. Ma la stretta di mano di ieri con il premier indiano Narendra Modi, la prima dall’inizio della guerra, è importante per Zelensky quanto i caldi abbracci con gli amici del G7. L’India ha aumentato l’acquisto di petrolio russo dopo l’invasione e si è astenuta dalle risoluzioni Onu di condanna della guerra, ma Zelensky ha ringraziato per gli aiuti umanitari e ha chiesto di aderire al piano di pace di Kiev, che prevede come precondizione il ritiro russo da tutti i territori ucraini.
Oggi Zelensky farà un appello simile a Lula, il presidente del Brasile, che ha rifiutato di vendere alla Germania munizioni che potrebbero arrivare all’Ucraina, dicendo che il suo Paese vuole negoziati di pace. Macron ha definito la visita un «game changer» un fattore di svolta: è un’opportunità unica di parlare a potenze emergenti non allineate e altri Paesi invitati come osservatori. Sarà arduo convincerli, ma l’idea è che possa essere d’aiuto la presenza di Biden e dell’intero G7. «La pace è diventata più vicina», ha scritto Zelensky su Twitter.
La novità
Stretta di mano tra Zelensky e il premier indiano Modi, la prima dall’inizio della guerra
Il suo arrivo ha reso ancora più frenetica la seconda giornata di sessioni e bilaterali del G7, che ha visto la diffusione anticipata del comunicato finale e il «recupero» di un tavolo di lavoro sul Quad (l’alleanza tra Usa, Giappone, India e Australia) dato che Biden tornerà stasera in America a gestire i negoziati sul debito. Ma nonostante i riflettori puntati su Zelensky, non è sfuggito alla Cina che il comunicato finale del summit sia il più duro mai approvato ad un G7 nei suoi confronti.
I leader delle 7 economie più potenti del mondo hanno criticato le crescenti minacce alla sicurezza poste da Pechino, dalla militarizzazione del Mar Cinese Meridionale all’uso della «coercizione economica». Il comunicato include un riferimento «all’importanza della pace e stabilità» nello Stretto di Taiwan, che la Cina aveva ammonito di non menzionare (sono arrivati i ringraziamenti da Taipei). Allo stesso tempo il G7 afferma di non voler «danneggiare i progressi e lo sviluppo economico cinesi», di non cercare un decoupling (un disaccoppiamento) ma un de-risking (una riduzione del rischio con la diversificazione, la protezione delle tecnologie sensibili e il controllo degli investimenti), di volere «una relazione stabile e costruttiva» e di incoraggiare Pechino a mediare per la pace in Ucraina secondo il piano Zelensky.
Ma il ministero degli Esteri cinese definisce il documento una interferenza nei suoi affari interni, inclusa Taiwan, e una istigazione alla «politica dei blocchi».
La strategia della Casa Bianca punta sul G7 ma anche sul Quad, per avvicinare l’India, sul Giappone come perno di forum trilaterali con Corea del Sud e le Filippine. La presenza di Zelensky a Hiroshima può servire a mostrare una connessione tra l’invasione dell’Ucraina e i rischi di invasione di Taiwan. Da Washington il mondo sembra diverso dai tempi della Guerra fredda, molti Paesi non vogliono schierarsi, e allora l’obiettivo è ottenere piccole azioni – diplomatiche e commerciali prima ancora che militari – nei confronti di Pechino. Gli Stati Uniti vogliono che ogni giorno Xi Jinping si svegli, sia costretto a rifare il calcolo del costo di invadere Taiwan e dica: «Non oggi».