il Giornale, 21 maggio 2023
Cronachetta dal Salone
L a cultura è inscindibile dalla politica, e viceversa. Al Salone del libro di Torino puoi girare e rigirarti fra gli stand, ma alla fine torna tutto lì. Ogni libro, ogni presentazione, ogni presenza è, in fondo, un atto politico. Da destra, ieri, c’è da segnalare la lectio di Luca Ricolfi (che da ieri non scrive più per Repubblica, e non si sa cosa farà ora visto che, come si usa sussurrare, nei giornali di destra manca l’autorevolezza e in quelli di sinistra la libertà) il quale a pochi mesi dall’uscita del suo La mutazione (Rizzoli) di fronte alle mosse della destra e le risposte della sinsistra, ha dovuto aggiornato il sotto titolo del sua saggio, ovvero «Le idee di sinistra che sono migrate a destra». Tra le battaglie che la sinistra ha completamente consegnato alla destra, oltre 1) la difesa dei deboli (meglio concentrarsi sugli elettori delle Ztl), 2) la libertà di pensiero e parola (meglio silenziare, indignarsi, cancellare), si aggiunge l’idea cardine Gramsci-Togliatti che l’emancipazione passi attraverso la cultura: appena la destra ha parlato di «merito», la sinistra ha alzato le barricate. SULLE BARRICATE Per quanto riguarda invece la sinistra di lotta e di presentazione, anche ieri il Salone non si è fatto mancare nessuno: Bianca Berlinguer, Marco Damilano (premio tartina: era ovunque), Carlo De benedetti, Christian Raimo, la Littizzetto (ormai prigioniera politica in Rai, trova asilo al Salone), Enrico Mentana, Daria Bignardi, Giovanni Floris, Carofiglio e carafiglia, Canfora, Chiara Valerio (solo tre incontri, persino meno di Paolo Di Paolo), Veltroni, Roberto Saviano, Murgia-Tagliaferri, Zerocalcare.