La Stampa, 21 maggio 2023
Parla Roccella sulle contestazioni al Salone e sull’utero in affitto
Non è contraria alla contestazione «tutti hanno il diritto di manifestare». Ma la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, si scaglia contro le modalità di coloro che le hanno impedito di presentare il suo libro e contro il direttore del Salone del Libro, Nicola Lagioia, che non ha sottolineato quanto fosse «antidemocratico» impedirle di parlare.Ministra, cosa è successo con Lagioia?«Capisco che Lagioia sia uno scrittore e quindi lavori di fantasia, ma mi sembra un po’ eccessivo cercare di far passare una discussione accalorata con l’onorevole Montaruli per un’aggressione subita da lui, mentre nel Salone da lui diretto veniva impedita la presentazione di un libro».Come mai ha chiesto l’intervento del direttore?«Perché non trovo corretto che nel Salone che dirige possano accadere queste cose senza che lui prenda una posizione chiara a difesa del diritto di parola di chiunque».Di quanto accaduto al Salone del libro hanno parlato anche Meloni e Schlein.«Ringrazio Giorgia Meloni per la solidarietà. A Schlein, che parla in modo surreale di governo che non sopporta le contestazioni, suggerisco soltanto di rivedere il video dell’accaduto e contare quante volte ho invitato inutilmente i contestatori al dialogo».Proprio oggi ricorrono i 45 anni dall’approvazione della legge sull’aborto. Va modificata?«Sull’aborto non c’è nessuna battaglia. C’è una legge che viene rispettata. L’obiezione di coscienza non impedisce affatto l’accesso all’interruzione di gravidanza e infatti il carico di lavoro per i medici non obiettori è di un aborto a settimana. Dopo 45 anni è una legge che è stata applicata, quindi non mi sembra necessario intervenire. Ricordo che i punti nascita in Italia sono meno dei punti dove si può abortire. C’è semmai un problema di libertà delle donne di fare figli se vogliono, anche se sono in condizioni di bisogno. Ed è questo su cui si dovrebbe intervenire. Piuttosto c’è una battaglia sull’utero in affitto: chi ha a cuore l’inviolabilità del corpo femminile e la non mercificazione dovrebbe capire che è questa “la battaglia"».Cosa ne pensa del monito del premier canadese che si è detto «preoccupato per i diritti Lgbtq+ in Italia»?«Come ha detto anche il premier Meloni, come governo non abbiamo fatto assolutamente nulla, e non c’è stata neppure un’azione legislativa da parte del Parlamento. C’è stata una sentenza della Cassazione che ha disegnato un percorso preciso per chi eventualmente torna dopo aver commesso il reato di utero in affitto ma all’estero e questo percorso consente l’adozione in casi particolari, cioè esattamente ciò che veniva chiesto quando ci fu l’approvazione delle unioni civili da parte delle associazioni Lgbtq+. Oggi abbiamo quello che veniva chiesto qualche anno fa. Per quanto riguarda il Canada, potremmo noi esprimere delle preoccupazioni perché nel loro Paese è consentita la pratica della maternità surrogata, che viene spacciata per solidale ma in realtà tanto solidale non è: la solidarietà si limita al fatto che siccome si ricorre ai cosiddetti rimborsi vengono remunerate di meno le donne, ma non viene meno l’apparato di mercato che c’è intorno».La settimana scorsa si sono ritrovati a Torino molti sindaci per chiedere al Parlamento di legiferare sul matrimonio egualitario e sulle trascrizioni per le coppie omogenitoriali. Il governo pensa di intervenire?«No, c’è il Parlamento che sta discutendo sulla perseguibilità del reato di utero in affitto anche quando commesso all’estero. Ovviamente non si tratta di arrestare le persone che rientrano in Italia ma di rendere efficace la sanzione, perché questa pratica in realtà non è stata mai perseguita. La sinistra cerca di spostare il dibattito dall’utero in affitto, di cui non vuole parlare, alla questione dei diritti dei bambini. Ma in realtà i bambini hanno tutti i diritti fin dal primo momento, con la registrazione immediata del genitore biologico. Per il partner del genitore biologico c’è una procedura più veloce di adozione e anche per le coppie eterosessuali si fa sempre così. In Italia ci sono solo due modi per essere genitori: o attraverso la filiazione naturale o attraverso l’adozione. Lo ha ribadito anche la Corte di Cassazione sostenendo che questa è una garanzia per il minore»