il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2023
Il business delle armi
L’Italia esporta sempre più armi nel mondo. Nel 2022 le autorizzazioni del governo all’export di materiali d’armamento prodotti in Italia hanno raggiunto i 5 miliardi e 289 milioni di euro, il 13,5% in più rispetto al valore del 2021. L’incremento è di 627,9 milioni (+14%). Nel 2021 le autorizzazioni ammontavano a 4,661 miliardi, un importo allineato a quello autorizzato nel 2020.
La relazione annuale del governo sull’export di armi è stata presentata dalla Presidenza del Consiglio al Parlamento in base alla legge n. 185 del 1990 e non ancora pubblicata. Il Fatto ha potuto visionarla. Il testo dà evidenza alla crescita dell’attività dell’industria militare. Un fenomeno che aveva già mostrato i suoi effetti prima della guerra scoppiata con l’invasione della Russia in Ucraina del febbraio 2022, in conseguenza dei crescenti volumi di ordini acquisiti dall’industria italiana negli anni precedenti. Con la guerra gli affari per l’industria si sono moltiplicati, ma questi dati si vedono solo in minima parte nella relazione riferita all’anno scorso, nella quale compare anche l’autorizzazione all’export di armi all’Ucraina per 3,8 milioni, rispetto a soli 91.878 euro nel 2021 e zero negli anni precedenti.
Il settore è dominato dall’ex Finmeccanica, oggi Leonardo. Il gruppo è il nono al mondo nella difesa per ricavi nel 2022, pari a 14,7 miliardi, l’80% generato da commesse nel settore difesa e governativo. Nel 2022 l’export autorizzato di Leonardo ammonta a 1,8 miliardi, seguita da Idv (Exor-Iveco) con 539,3 milioni, Mbda Italia (missilistica) con 304 milioni.
Le autorizzazioni all’export di armi nel 2022 sono tornate ai livelli pre-Covid, nel 2019 avevano raggiunto i 5 miliardi e 174 milioni, poi erano calate, adesso sono il 2,2% in più. Queste cifre comprendono il totale delle autorizzazioni. La voce più consistente è costituita dalle “autorizzazioni individuali”, per ciascuna commessa, che ammontano a 3,831 miliardi, +5% rispetto ai 3,649 miliardi del 2021. La seconda voce per importanza è quella delle “licenze globali”, che secondo la relazione governativa “rappresentano uno strumento di semplificazione”, pari a 998 milioni, in aumento rispetto ai 763,7 milioni del 2021. Nel totale dell’export sono comprese anche le autorizzazioni per programmi intergovernativi, per un valore di 285,3 milioni (il 7,4% del valore delle autorizzazioni individuali) rispetto a 261,8 milioni del 2021: non si tratta di vendite a clienti finali, ma del trasferimento all’estero di materiali e componenti per programmi di produzione che riguardano più nazioni, come il caccia Eurofighter tra Gran Bretagna, Germania, Spagna e Italia, il cacciabombardiere F-35 per il quale l’Italia è partner del programma americano guidato da Lockheed Martin, oppure missili realizzati in collaborazione tra Italia, Francia e Gran Bretagna.
Secondo le autorizzazioni rilasciate dal ministero degli Esteri (l’ufficio dedicato si chiama Uama), il Paese principale destinatario delle licenze individuali di esportazione nel 2022 è stato la Turchia, per 598,2 milioni, era diciassettesima l’anno precedente con 41,5 milioni. Con la Turchia sono in corso accordi per forniture di elicotteri di Leonardo. Al secondo posto si confermano gli Stati Uniti per 532,8 milioni (meno dei 762,9 milioni del 2021), terza la Germania che guadagna una posizione con 407,2 milioni (in crescita rispetto ai 262,6 milioni del 2021). Al quarto posto il Qatar con 255,7 milioni, retrocesso dal primo posto del 2021 (813,5 milioni). Quinta Singapore (176,7 milioni), che era ventunesima, sesta la Francia (175,6 milioni), che era terza, poi Olanda (136,7 milioni) e Gran Bretagna (128 milioni).
In evidenza anche l’Arabia Saudita, l’export autorizzato è aumentato da 47,2 a 123,4 milioni, è al nono posto tra i compratori di armi italiane. Lo stesso vale per gli Emirati Arabi Uniti, l’export autorizzato è più che raddoppiato da 56,1 a 121 milioni, decimo compratore. Questo dimostra che anche con l’embargo verso questi due paesi si sono vendute armi “made in Italy”. Seguono in classifica Pakistan (113 milioni), Kuwait (105,7 milioni), India (104,1 milioni). Si segnalano anche le esportazioni autorizzate in Egitto (72,7 milioni, il doppio rispetto ai 35 del 2021), nonostante le tensioni politiche per l’uccisione di Giulio Regeni, Taiwan (68,2 milioni in fortissima crescita dai 6,9 milioni degli anni precedenti), Brasile (64,2 milioni).
Nell’insieme le commesse all’export che tirano di più sono l’Eurofighter, trainato dalla commessa di 28 velivoli al Kuwait firmata da Finmeccanica nel 2016, le vendite al Qatar di navi da guerra Fincantieri, batterie costiere di missili Mbda, elicotteri Nh90 costruiti da un consorzio tra Leonardo, Airbus e l’ex Fokker olandese.
Tra le esportazioni per programmi di cooperazione e accordi intergovernativi spicca la Germania con 149 milioni (Eurofighter), quindi la Gran Bretagna con 60,9 milioni (in gran parte Eurofighter). Gli Stati Uniti pesano solo per 40 milioni, dovuti al caccia F-35 o Jsf (programma che vale 40,3 milioni di export in questa categoria). Questo evidenzia che la retorica di Lockheed e dei governi che appoggiano il controverso programma americano in realtà non è accompagnata da un trasferimento rilevante di valore per l’industria in Italia. A Cameri (Novara) si acquistano prodotti e si assemblano, ma si genera poco valore aggiunto.
Le importazioni (solo da paesi extra-Ue) nel 2022 hanno avuto un valore di 727,7 milioni, +7,2% rispetto al 2021. Nel 2022 sono state effettuate dagli operatori bancari comunicazioni riguardanti transazioni bancarie per operazioni di export, import e transito di materiali di armamento per 16,8 miliardi di euro, in crescita rispetto a 14 miliardi nel 2021. Oltre il 76% delle transazioni per introiti riferibili a esportazioni definitive “è stato negoziato da tre istituti di credito”, UniCredit, Intesa Sanpaolo e Deutsche Bank.
Un dato importante è quello della relazione delle Dogane sulle esportazioni definitive realizzate nell’anno con la consegna effettiva delle armi. Risultano effettivamente uscite dall’Italia nel 2022 armi per un valore di 5,5 miliardi, in aumento rispetto ai 4,794 miliardi del 2021. Significa che enormi autorizzazioni complessive rilasciate dal 2014 in poi ora si stanno concretizzando in vendite ed export effettivi. Questo dato è sui massimi storici. Agenzia Industrie Difesa, controllata del ministero, Goriziane e Marconi Industrial Services hanno invece fatto uscire parti di ricambio per carri armati Leopard 1. Marconi anche per parti di ricambio dei semoventi M109L. Armi destinate all’Ucraina.