la Repubblica, 20 maggio 2023
Intervista a Massimiliano e Doriana Fuksas
nacittà lungo le rottedi Lawrence d’Arabia, che però sembrapartorita dallamente diuno scrittore di fantascienza. Una linea sottile che taglia il deserto, sviluppata in verticale peravere il minor impatto possibile sul paesaggiocircostante. Un agglomeratourbanolungo 170 chilometrimalargo appena200 metri, conun’altezzamassimadi 500metri (per dare un’idea, il grattacielo Burj Khalifa di Dubai, l’edificio più alto del mondo,è alto 828 metri). Sono le coordinatedi basedi The Line, la metropoliimmaginata all’interno di Neom,lanuovazonaeconomicache l’ArabiaSaudita sta progettando nella provinciadi Tabuk, a nord del Paese, trail Mar Rosso ele montagne e le valli superiori dell’Hejaz. Lo Studio Fuksas è l’unico studio d’architettura italiano a essere stato coinvolto nel progetto. In LagunaincontriamoMassimilianoe Doriana Fuksas, arrivati per l’inaugurazione della mostra Zero GravityUrbanism. Principles for a New Livability,curatadaRamon Prat presso l’Abbazia di SanGregorio, in cui si presenta il concetto urbanistico che sottende il masterplan della nuova città.Mentre racconta come sta nascendoquestazona urbanizzata senza precedenti,Massimiliano Fuksas volta il piattino di una tazzina da caffe eci disegnasopra i numeri ele linee del progetto.
Siete gli unici italiani invitati a partecipare a questa utopia architettonica, The Line, che si sta trasformando in realtà. Come la descrivereste, e come siete arrivati a lavorare in Arabia?
MassimilianoFuksas : «Tuttoè cominciatoprima della pandemia,tra il 2018 e il 2019».
DorianaFuksas : «Siamo stati inizialmentechiamati a ideare dei singoli spazi abitativi, molto ampi.
Potrei dire delle ville, anche se quello checi è statochiesto nonaveva nulla a chefare con una villa in senso tradizionale.Così abbiamo capito che il progetto si basava totalmente sull’innovazione, sull’ideare qualcosa cheancora dalpunto di vista architettonico non erastato tentato.
Credoche proprioquesto, la predisposizione a inventare qualcosadinuovo, abbia fattosì che venissimo scelti per creare tre moduli (il 48, 49 e 50ndr )della nuova città».
Una linea sottilissima che attraversa il deserto per quasi duecento chilometri. Guardando i rendering di The Line, si fatica a capire come farà a ospitare i 9 milionidi persone che secondo le previsioni dovrebbero abitarla.
M.F.«Il principio diZeroGravity Urbanism è questa verticalità. La città si sviluppa per soli 200 metri in larghezza,ed è delimitata da pareti riflettenti alte 500 metri. Le pareti hannounadoppiafunzione. Poiché l’energiadeve essere 100% rinnovabile, le pareti assolvono la funzione diprodurre questa energia,e di riflettere il paesaggio circostante, il panoramadel deserto.L’ambizione è quella di ridurre l’impatto sulla natura. Pensi alle città europee, a Parigi o Milano, o alle metropoli in tutto il mondo,checontinuano aespandersi orizzontalmente.E ora immagini di schiacciarle, per così dire, in verticale.
Questo èanche il principio sul quale noiabbiamo lavorato per creare i tre moduli che ci sono stati affidati».
D.F. :«Non si deve pensare alconcetto di torre o grattacielo in senso classico.
Nei nostri moduli tutte le funzioniurbane sono presenti e integrate: abitazioni, verde, spazi pubblici di vario tipo. Per noi si è trattato per così diredi mettere afrutto e dare nuova applicazioneuna serie di idee che StudioFuksasha sviluppato nel corso deglianni in una serie di progetti precedenti».
Alle diverse funzioni presenti in The Line avete affidato infatti dei nomi che evocano sia la vostra storia di architetti, sia la natura di quei luoghi: rocce, nuvole, coralli.
M.F:«Iprogetti che per così dire ci hannoaccompagnatoquisonoquello della Nuvola diRoma, della Fiera di Milanoe dell’areoporto diShenzhen, in Cina. L’architettura si è appoggiata sempresulla geometria euclidea.
Invece, negli ultimi decenni, abbiamo studiatoaltro: la meccanica quantistica, i frattali, l’algoritmo. Tutti concettiche oggi contribuiscono alla progettazione. Mettono al centrogli interstizi, le forme, come quelle delle nuvoleappunto,dicuidobbiamo scoprire le leggi».
D.F:«Nei moduli cheprogettiamoper The Line,le Rocce sonoi blocchi residenziali: l’algoritmo ci ha aiutato a far sì che avessero le giuste caratteristiche, ad esempio per quel che riguarda la luce naturale. I Coralli, cherimandano all’elemento principe delMar Rosso,hannounaforma dinamica che permettedi alternare aree pubbliche aperte e funzioni quotidianecome negozi,uffici e scuole.Le Nuvole sono dei puntidi riferimento organici riconoscibili, destinatia ospitare, ad esempio, o un centro congressi. Le risorse idriche per irrigare il verde verranno dalla desalinizzazione delmare».
Come ci si muoverà in questa città del futuro?
M.F.«Inquestomomento sista già lavorando per sviluppare una mobilità ad alta velocità che sia sotterranea, in modo che in superficie la città sia car-free. Integrare le funzioni significa chequello che servepuò essere raggiuntoa piedi, senza bisogno di usarele auto».
Come immaginate il progetto una volta che sarà finito?
M.F:«Come un’urbanizzazioneche nontocchi la poesia del deserto. Del resto, la Biennale architettura che curammo nel 2000 si intitolava così:Less Aesthetics More Ethics.Unmotto cheora è nello spirito del tempo».