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 2023  maggio 20 Sabato calendario

«Avevo 19 anni ed ero al primo anno di università, facevo lo Iulm a Milano e all’epoca c’era questo concorso – Miss Iulm – a cui mi avevano iscritto alcuni amici

«Avevo 19 anni ed ero al primo anno di università, facevo lo Iulm a Milano e all’epoca c’era questo concorso – Miss Iulm – a cui mi avevano iscritto alcuni amici. Vinsi io».
La Miss Italia dello Iulm...
«Sì, una cosa così, un po’ sfigata. Fui incoronata da Alberoni con una ghirlanda di domopak. Come premio vinsi anche una collaborazione con un’agenzia di moda. Ho cominciato a fare provini, andavo ai casting, ma dopo aver fatto un po’ di pubblicità ho capito che volevo parlare. Non potevo fare la modella muta e basta, avevo bisogno di esprimermi in altri modi. Così mi fecero fare un provino per un programma televisivo su Junior Tv e mi presero. Inaspettatamente cominciò la mia avventura televisiva. Assolutamente per caso».
Per caso e inaspettatamente Giorgia Surina è diventata il volto e la voce di una generazione a cavallo del Duemila, veejay di Mtv, l’evoluzione della specie del deejay perché per la prima contava anche la faccia di chi spacciava musica, l’inizio di quella idolatria per l’immagine che è definitivamente scoppiata con i social. La sua è una carriera esplosa subito, in modo violento. Primo lavoro, primo successo. Quindi la sua parabola prende pieghe diverse: attrice in diverse fiction, oggi conduttrice radiofonica su Rtl, scrittrice. La sua vita privata registra anche relazioni «famose»: cinque anni con l’ex dg Rai Antonio Campo Dall’Orto (all’epoca era il grande capo di Mtv) e poi un matrimonio lampo (due anni) con una cometa del cinema, Nicolas Vaporidis. Ma lei non si sbottona: «La vita privata è privata, dopo tanto vociare è meglio un po’ di silenzio».
Le piaceva stare al centro dell’attenzione?
«Per niente. Ero timida da far schifo, però mi rendevo conto che più facevo provini meno stavo male quando dovevo dare gli esami all’università. Per me ogni esame era una tragedia: mancanza di fiato, sudore freddo, amnesie improvvise. Quelle primissime esperienze di lavoro mi hanno fatto da svezzamento».
Dopo Junior Tv è passata a Mtv...
«Era appena nata Mtv Italia e loro stavano facendo una campagna acquisti di volti italiani. Mi avevano visto a Junior Tv e un talent scout mi segnalò. Feci il provino e fui presa. Era un provino semplice ma chiedevano la conoscenza dell’inglese e una buona conoscenza musicale».
All’epoca era meno scontato saperlo, come l’aveva imparato l’inglese?
«Ero appassionata di mio, quando potevo guardavo i film in lingua originale, mi davo da fare da sola. Sono sempre stata secchiona, anche a scuola. Per la parte musicale le basi me le aveva date mio papà che ascoltava tanta musica in casa, ogni domenica metteva su dischi nuovi, un background che mi ha aiutato tanto a entrare in una tv musicale».
La fotografia emotiva di quegli anni?
«Un bombardamento sensoriale, un’esplosione di emozioni, sono entrata a 20 anni e uscita a 30. Mi sono mangiata le esperienze che mi si paravano davanti. È stato il mio primo grande lavoro, continuavo a studiare, anche quando mi hanno mandato a Londra per Select tornavo in Italia per le sessioni d’esame».
Londra, i 20 anni, quante trasgressioni...
«Zero. Il mio sogno era andare a vivere a Londra e... tac, è arrivato. L’ho preso come il mio trampolino di lancio professionale. Non uscivo mai, non ho fatto la vita che uno si può immaginare da ventenne in una città come quella: andavo in studio, lavoravo, mi preparavo per le interviste e intanto studiavo per gli esami all’università da secchiona».
Ha fatto tante interviste a grandi personaggi. Quelle da ricordare?
«Due. Quando ho incontrato Anthony Hopkins io ero terrorizzata, lui era un grande e io dovevo essere all’altezza. Dovevo sciogliere l’atmosfera e mettere a suo agio l’intervistato. Con un personaggio così grande io mi sentivo piccola e inadeguata, e invece fu gentilissimo: you can call me Tony, non avere fretta, ti racconto tutto quello che vuoi. Lì vedi la grandezza di un personaggio, lì capisci chi ha la stoffa».
L’altra?
«George Michael è stato incredibilmente simpatico. Pensavo che se la tirasse, fosse distante, difficile da acchiappare, invece ci siamo divertiti come due ragazzini, era spontaneo, faceva battute. Il vero artista ti fa l’assist e ti aiuta, perché sa che entrambi dobbiamo uscire bene».
Chi è stato antipatico invece?
«Mary J. Blige. Eravamo io e Marco Maccarini ai primi nostri Trl, e parlava solo con lui. Era imbarazzante, io facevo la domanda e lei si girava da lui. Ci rimasi molto male».
Il suo compagno di video-merende, Marco Maccarini: che rapporto avevate?
«Tipo Sandra e Raimondo, due fratellastri, due compari. Abbiamo sempre vissuto benissimo i set insieme, zero gelosie, è una delle persone con cui ho lavorato meglio. Finita la diretta però, io da una parte, lui d’altra. Forse è stato proprio questo il segreto: non siamo mai diventati veri amici, ma quando ci vediamo è come se non fosse passato un giorno».
Ha fatto coppia anche con Alessandro Cattelan...
«Un grandissimo professionista. Era già bravo allora, lavorare con i bravi ti fa dare il massimo, hai una spinta in più a non voler deludere chi ti sta a fianco».
«Total Request Live» (Trl) generava una sorta di impazzimento collettivo, migliaia di persone sotto il vostro balcone.
«Premiavamo chi si faceva notare in maniera creativa, quindi succedeva di tutto. Ricordo ragazzi nudi anche d’inverno, in mutande solo per decenza, perché l’obiettivo era riuscire a essere portati su in studio e affacciarsi al balcone con il loro idolo. Fino a quel momento era impossibile incontrare un artista da vicino e noi eravamo un ponte tra chi ascoltava quella musica e gli artisti, univamo due mondi che si incontravano solo ai concerti».
Un’immagine di quei tempi?
«Ricordo ancora la prima puntata di Trl con Ligabue, con piazza San Babila e Corso Vittorio Emanuele bloccati e i commercianti imbufaliti. Io e Marco ci siamo anche presi una denuncia per blocco della viabilità pedonale, una cosa del genere. La polizia ci scortava perché non potevamo scendere dallo studio e tornare a casa. Fu un’esplosione che non avevamo previsto, Mtv era piccolina, eravamo in 30 segretaria compresa. Ho visto cose da matti che credo non vedremo più».
Tipo?
«Eravamo entrati nella lista delle cose da visitare dalle scolaresche in gita da tutta Italia: il Castello Sforzesco, il cenacolo, Trl in piazza Duomo... eravamo una delle attrazioni da non mancare. Molti ragazzi proponevano gite a Milano piuttosto che in luoghi più naturali da visitare, come Roma e Venezia; era un rito collettivo».
Le manca quell’adrenalina?
«È un’adrenalina impagabile, chi fa il mio mestiere cerca quel tipo di adrenalina».
Perché lasciò?
«Perché dopo 10 anni dentro Mtv avevo voglia di confrontarmi con il mondo fuori. Avevo appena compiuto 30 anni, avevo bisogno di crescere, di nuovi stimoli».
Ha condotto anche «Zelig off».
«Lavoravo ancora per Mtv e sia Bisio sia Gino e Michele mi chiedevano di usare inglesismi, di parlare a manetta, di fare la caricatura di me stessa. Mi vedevano come quella strana. All’epoca noi di Mtv venivamo visti come quelli strani, quelli della tv alternativa, mi dicevano: fallo come lo fate voi a Mtv».
Cosa la colpì?
«L’esordio di Checco Zalone e Geppi Cucciari. Si capiva che avevano un a marcia in più, veniva giù il teatro, avevano un talento creativo dirompente. Lei portava sul palco il personaggio di Wonder Woman, Checco faceva il cantante neomelodico con quella maglietta rosa stretta stretta».
Tra i nuovi stimoli che cercava è arrivato quello di attrice. Ha recitato in «Don Matteo» con Terence Hill.
«Uno dei professionisti più grandi mai incontrati, straordinariamente gentile ed educato, sempre il primo ad arrivare sul set. E poi umilissimo. Una volta si mise a riposare sui gradini, era lì, con il cappello sul viso come Trinità, steso sulle scale, scomodissimo, con le braccia al petto e io ho pensato: ok è morto. Lui mi disse che le ragazze della sartoria erano in pausa pranzo e non voleva disturbarle».
Nuovi stimoli. Pure un romanzo, «In due sarà più facile restare svegli» (Giunti), uscito un anno fa.
«E diventerà un film, Giovanni Veronesi ha comprato i diritti come produttore e sta facendo sviluppare la sceneggiatura. Si parla di maternità da single, uno dei temi caldi della società, del nostro futuro, sempre di più un’esigenza delle donne. Credo sia un atto di amore estremamente grande, la differenza la fa quanto un figlio è stato desiderato, scelto, voluto, non se è frutto dell’incidente di una sera da sesso droga e rock ‘n’ roll».
C’è qualcosa di autobiografico?
«No, al momento sono fornita di compagno... È nato dai sentimenti di un’amica e ho capito che c’era un mare sotterraneo a cui dare voce: non è un capriccio, è un’urgenza, un gesto d’amore immenso».
Ha fatto anche una copertina di «Max» non esattamente nuda, ma nemmeno vestita.
«È stato un capriccio. Mtv aveva fatto fare la copertina di Max agli altri vj nudi, ma io in quel periodo ero a Londra. C’ero rimasta male. Mi chiedevo: perché io no? E così la feci da sola».
La tv le manca?
«Quella di prima sì. Era un’altra tv. Per la correttezza di fondo: se vali vai avanti».