Avvenire, 19 maggio 2023
Abitare nello spazio
All’inizio del Novecento un astronomo pubblicò un articolo col quale spiegava per filo e per segno che l’uomo sulla luna non avrebbe mai potuto mettere piede e pertanto se proprio si voleva conquistare la luna dovevamo accontentarci dei poeti e degli scrittori che avevano messo le loro penne sulla rampa di lancio della fantasia fino a raggiungerla. Pura fantascienza, insomma. Attenzione, però, perché la fantascienza, come disse Nolan Kay Bushnell, l’ingegnere americano padre dei moderni video-giochi, gode di questa particolarità: prima o poi si avvera. E la profezia di Bushnell è proprio la chiave di lettura per avvicinarsi a questo libro, Le città dell’universo, scritto a quattro mani da Annalisa Dominoni e Benedetto Quaquaro, esperti in “architettura e design per lo spazio e ambienti estremi” che nel 2017 hanno creato “Space4inspirAction”, primo corso di architettura e design spaziale riconosciuto dall’Agenzia spaziale europea. Pensando alle città future e a quanti vi abiteranno, bisogna fare i conti con l’adattamento alle condizioni ambientali, in primis l’assenza della “gravità”, che con l’andar del tempo daranno forma a un nuovo tipo di essere umano. I nostri pronipoti, pertanto, saranno diversi da noi, quasi irriconoscibili e pure un po’ bruttini perché avranno sacrificato la bellezza a favore della praticità. Le mani, ad esempio, avranno dita lunghe e affusolate che potranno attorcigliarsi attorno alle numerose maniglie disseminate nell’habitat perché in queste città futuribili non si cammina ma si fluttua nello spazio e dunque si rende necessario aggrapparsi a qualcosa per procedere. E i piedi?
Diverranno appendici prensili a forma di pinne. Completerà il quadro una testa ingrandita e una pelle che in certe condizioni tenderà addirittura al blu. C’è però un aspetto interessante in queste città future perché ci sarà posto anche per alcune categorie di disabili tant’è che l’Agenzia spaziale europea ha coniato il neologismo “parastronautus” e ha emesso un bando col quale, in accordo con il Comitato Paralimpico Internazionale, definisce le disabilità ammesse e che riguardano soprattutto la sfera motoria. Questa apertura, commentano gli autori del saggio, è sicuramente una sfida che contribuirà a superare barriere oggi impensabili e al tempo stesso un invito a considerare la grande lezione che ci viene dallo spazio che «insegna a pensarci tutti uguali». Occorre sempre tenere presente l’entità della forza di gravità perché questo parametro avrà una ricaduta sensibile sulle future architetture. A Dubai, ad esempio, esiste il grattacielo Burj Khalifa che con i suoi 800 e passa metri di altezza è il grattacielo più alto del mondo. Su Marte, invece, dove la gravità è circa un terzo di quella terrestre, si potrà costruirne alti fino a due chilometri e mezzo!
È ovvio che nessuno di noi riuscirà mai a vedere una di queste città del futuro ma dovremo accontentarci di immaginare come saranno. Su Earendel, la stella più lontana recentemente scoperta a 28 miliardi di anni luce, la città può essere immaginata come un grande cristallo blu.
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Annalisa Dominoni Benedetto Quaquaro
Le città dell’universo
Come sarà abitare nello spazio
Il Saggiatore Pagine 220. Euro 16 ,00