Corriere della Sera, 19 maggio 2023
Intervista a Silvio Garattini
«Un giorno batteremo il cancro. Non concepisco i medici fumatori o obesi, pratico da una vita la restrizione calorica»
Silvio Garattini: «Pratico la restrizione calorica da una vita: tè e spremute di giorno, mangio solo la sera. La pensione? 2 mila euro»
Silvio Garattini indaga da 60 anni: «Con l’Istituto Mario Negri cominciai il 1° febbraio 1963». Le ricerche del fondatore non si sono mai estese ai maglioncini bianchi dolcevita, di lana in inverno, di lino in estate, divenuti la sua divisa d’ordinanza: «Si vocifera che li indosserei per sciogliere un voto o per nascondere una deformità del collo». Glieli compravano in blocco le mogli: la prima fu uccisa da un’auto a Milano nel 1992, la seconda è morta di malattia nel 2018. Recano tutti l’etichetta di Schostal, negozio viennese a Roma dal 1870. Il medico, 95 anni a novembre, non ha bisogno di aggiornare il guardaroba.
È sempre lo stesso peso?
«Sì, fra i 60 e i 62 chili. Pratico da una vita la restrizione calorica. Tè e spremute di giorno, mangio solo la sera».
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La cena non appesantisce?
«No, se ci si corica a mezzanotte. Mi alzo verso le 8. Devo mettere la sveglia, altrimenti dormirei a oltranza».
A che ora arriva qui?
«Alle 9. Stacco alle 17 o 18 quando ho altri impegni».
Lavora in continuazione.
«Anche sabato e domenica, a volte nella casa di Cecanibbi, presso Todi. Dicono che debba il nome alla cecità di Annibale. Invece lì accecavano i nibbi per la caccia».
Chi era Mario Negri?
«Un gioielliere di via Montenapoleone. Nel 1958 venne da me per un consiglio: aveva investito nella Burroughs Wellcome, industria farmaceutica britannica senza scopo di lucro. Gli chiesi di aiutarmi a costituire una fondazione no profit. L’anno dopo Negri si ammalò di tumore. In punto di morte, mi chiamò: “Professore, volevo dirle che ho fatto tutto secondo i suoi desideri”. Nel 1960, all’apertura del testamento, scoprii che mi aveva lasciato 100 milioni di lire e le azioni della Farmacosmici. A valori di oggi, 14 milioni di euro».
Quanti dipendenti avete?
«Più di 900. L’istituto costa 32 milioni l’anno».
Dove trova i soldi?
«Bandi dell’Ue e di enti, fondi ministeriali, lasciti, donazioni, 8 per mille».
Che cosa fa il suo istituto?
«Ricerca sui medicinali e formazione. È la più grande fondazione di farmacologia che esista al mondo».
E se un prodotto fa male?
«Pubblichiamo. Nel 1993 feci togliere 3.000 miliardi di lire all’industria farmaceutica. La spesa pubblica calò da 12.000 a 9.000 miliardi».
Sa come farsi molti amici.
«Per mantenerci indipendenti, non brevettiamo. Eliminando la metà delle medicine in commercio, per i malati non cambierebbe nulla e risparmieremmo 4-5 miliardi di euro su un’uscita annua di 22. Basterebbe rivedere il prontuario terapeutico, mai aggiornato dal 1993».
A che prodotti si riferisce?
«Dimagranti, antiossidanti, epatoprotettori, immunostimolanti, vasodilatatori, antiradicali liberi, vitamine per la memoria, integratori alimentari a base di minerali, amminoacidi ed erbe».
In farmacia ho visto 50 perle di Coenzima Q10 a 84 euro.
«Anche a 100 euro. Ma non ci sono studi che ne dimostrino l’efficacia. Il mercato punta solo sui volumi. Ogni anno muoiono 180.000 italiani. La prevenzione eviterebbe il 50 per cento delle malattie croniche e dei tumori».
Voi Garattini siete longevi?
«No. Mio padre, morto a 72 anni, crebbe in orfanotrofio perché a 24 mesi d’età aveva perso entrambi i genitori per malattie cardiovascolari. Mia madre se ne andò a 67 anni».
Allora il suo segreto qual è?
«Buone abitudini di vita. Non fumo, non bevo alcolici, cammino 30 minuti ogni sera, esercito la mente».
È giusto lavorare a 94 anni?
«Beh, certo, se coincide con i propri interessi. È triste sentir dire da alcuni: “Mi manca solo un anno alla pensione”».
Lei è pensionato?
«Sì, a 2.000 euro al mese».
Non è un assegno da ricchi
«Un mio ricercatore appena assunto guadagna 1.500 euro, a fine carriera arriva a 3.000».
Che farmaci prende?
«Neppure l’aspirina. In caso di tumore accetterei la chemio, nonostante i danni collaterali che provoca».
Ci siamo liberati dal Covid?
«Apparentemente. Nessuno può dirlo in modo definitivo. Il virus circola ancora in molti Paesi, il che ci espone ad altri rischi. Io ho fatto le tre vaccinazioni e la bivalente contro le varianti di Omicron».
Sconfiggerete il cancro?
«Penso di sì. Progrediamo, ma non è il giorno prima».
A che le serve studiare le medicine se non le prende?
«Serve a chi ne ha bisogno».
Lei è contro l’omeopatia.
«Senza dubbio. Chi acquisterebbe l’Amarone omeopatico? Conosciamo tutti la differenza fra l’acqua e il vino».
Vorrebbe radiare dall’Ordine i medici fumatori.
«Radiare è un verbo un po’ forte. Però quelli che fumano, bevono e sono obesi diventano un alibi per gli assistiti».
E se vanno a prostitute?
«Altro cattivo esempio, considerate le malattie veneree».
Perché diede del cialtrone al professor Luigi Di Bella?
«Quello fu il termine che colse Enzo Biagi, a me pare d’aver usato un altro sostantivo. Comunque resto del mio parere: quel medico diffuse informazioni sbagliate, che impedirono a molti pazienti oncologici di sottoporsi alle terapie più appropriate».
Esistono le droghe leggere?
«No. Tutte creano dipendenza. Sono una schiavitù».
Su 100 persone che incontra per strada, quante secondo lei snifferanno cocaina?
«I dati sulle acque reflue di Milano parlano di 12 abitanti drogati ogni 1.000, ma a mio parere sono sottostimati».
Lei è nel Comitato nazionale per la bioetica. La sedazione profonda non è diventata sinonimo di eutanasia?
«È certamente un modo per porre termine alla vita. Purtroppo non abbiamo cure palliative buone e diffuse. Il Mario Negri è gemellato con la Fondazione Via di Natale, che ad Aviano ha un hospice per malati terminali di tumore. In 20 anni ne abbiamo accolti 2.800. Nessuno ci ha mai chiesto di morire, perché era assistito dai volontari e liberato dal dolore. Quando non è possibile togliere la sofferenza, la sedazione profonda diventa un atto d’amore».
Ha firmato la dichiarazione anticipata di trattamento?
«No. Ho cinque figli, di cui uno medico. Sono medici anche due dei miei sei nipoti. Lascio decidere a loro».
Utero in affitto o gestazione surrogata? Che nome usare?
«Mah, è una faccenda complicata. Non ho ancora un’idea precisa. Devo studiare».
In Cnb non ne parlate?
«Il nuovo comitato è operativo solo dal 26 gennaio».
Nel frattempo che fare?
«Non mi pare giusto condannare i bambini per le scelte dei genitori».
Avere un figlio è un diritto?
«No. Si può adottarlo».
Alle coppie gay è vietato.
«Meglio avere due genitori che stare in orfanotrofio».
Viene dall’Azione cattolica.
«Responsabile dei giovani. Ci ho pure lavorato part-time come segretario. Ed ero in Gioventù studentesca, ma non quella che poi diventò Comunione e liberazione».
E quale?
«La Gs di don Arturo Paoli e di fratel Carlo Carretto».
Che cosa si aspetta «dopo»?
«Mi sono formato in oratorio, è la mia cultura. Ho tanti dubbi. Razionalmente non si può essere né credenti né atei. Ma se ci comportiamo bene, non ne avremo danni».
Pensa che rivedrà i suoi genitori e le sue due mogli?
«Lo spero. Sarebbe bello».