ItaliaOggi, 18 maggio 2023
In Scozia troppi morti per l’alcol
Giù il bicchiere. In Scozia, dove il whisky è un amico sincero e il pub è una sorta di santuario, una trentina di enti di beneficenza e organismi di sanità pubblica hanno invocato una stretta sul consumo di alcol, che negli ultimi anni, anche a causa del lookdown, è aumentato a dismisura.
Secondo i dati del 2021, gli ultimi disponibili, 1.245 persone sono morte per condizioni causate dall’alcol, il livello più alto dal 2008. Alastair MacGilchrist, presidente del gruppo medico Scottish health action on alcohol problems, ha spiegato che la «crisi dell’alcol» non ha ricevuto le «dovute attenzioni» da parte degli organi competenti. E che è stata pericolosamente sottovalutata. «Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per ridurre la quantità di persone che bevono», ha sottolineato MacGilchrist, «Possiamo migliorare le misure esistenti come il prezzo unitario minimo e introdurre altri provvedimenti come la limitazione del marketing».
Alison Douglas, amministratore delegato di Alcohol focus Scotland, ha affermato che l’alcol è una droga che crea dipendenza e distrugge la salute, ma viene ancora promosso come un prodotto quotidiano, essenziale per divertirsi e rilassarsi. «Siamo sbalorditi dagli effetti che provoca l’alcol», ha dichiarato. «A meno che non venga intrapresa un’azione urgente, potremmo tornare ai livelli record di morti dei primi anni 2000».
Il ministro delle politiche sulle droghe e l’alcol, Elena Whitham, ha detto che il governo scozzese guidato da Humza Yousaf è determinato a fare tutto il possibile per ridurre i danni legati all’alcol, con investimenti nella riabilitazione dei pazienti dipendenti.
Secondo Whitham l’introduzione del prezzo unitario minimo da parte dell’esecutivo ha ridotto la domanda di alcol: «Una recente ricerca ha stimato che ha contribuito a ridurre le vendite di alcolici al minimo mai registrato, ha salvato centinaia di vite e sta avendo un effetto nelle nostre aree più svantaggiate».
Uno dei casi ai quali fa riferimento il ministro è quello di una 53enne che dopo 30 anni trascorsi a Londra ha fatto ritorno a Edimburgo con problemi di alcol peggiorati durante la pandemia. «Durante il lockdown c’era solo solitudine e con l’alcol pensavo di aver trovato l’anestetico per intorpidire la vita e farla sembrare più sopportabile», ha raccontato in forma anonima all’edizione scozzese della Bbc. «L’unica parte disciplinata della mia giornata era l’acquisto di alcol. E quando partecipavo alle riunioni online avevo sempre un drink accanto a me».
La donna, dopo aver interrotto la sua carriera nella pubblicità e dopo aver incrinato le sue relazioni a causa della bottiglia, è stata salvata dai paramedici in numerose occasioni. Ed è finita per essere curata per danni al fegato all’Edinburgh royal infirmary. «Il danno che ho fatto al mio corpo è irreparabile».
La 53enne, dopo un periodo di riabilitazione col supporto dell’ente di beneficenza Rowan Alba, è sobria da un anno. «Mi sento una persona diversa. Mi sento come la vecchia me. Sento di avere la capacità di provare emozioni e di voler fare cose». Lei ha messo giù il bicchiere.