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 2023  maggio 18 Giovedì calendario

Oktoberfest sobria e puritana?

Anche l’Oktoberfest, la festa della birra che piace agli italiani, dovrà diventare più sobria e puritana in nome del politically correct? A Monaco, osti e clienti già si indignano: domani vedremo i talebani verdi aggirarsi per i padiglioni censurando i cartelloni e proibendo alle cameriere di indossare costumi troppo scollati? scrivono tra l’ironico e l’irato alla Süddeutsche Zeitung. Certamente, si esagera ma come imporre le buone maniere e il buon gusto a chi si vuol divertire a una festa popolare che ha oltre due secoli di vita?






In un’osteria potrei pretendere che i bicchieri siano puliti, ma non esigere tovaglie di lino immacolate. Una festa popolare a volte è più civile di un party in una villa dell’alta società. A ogni luogo il suo galateo, le regole sono opinabili. Quando ero giovane cronista a Torino, fui invitato a festeggiare il Capodanno tra gli operai della Fiat, meridionali come me. Non c’era il coltello per il pollo arrosto, ma mi diedero una forchetta per la pasta al forno. E si brindava bevendo a garganella dal fiasco. Sarei stato maleducato se avessi preteso un bicchiere.


L’Oktoberfest non è un posto per gentiluomini, ma ci vanno anche loro, in calzoncini di cuoio, accompagnati da mogli e amiche in dirndl, il costume bavarese dalle ampie gonne e dalle scollature abissali. Lo stesso sfoggiato dalle Kellnerinnen, le cameriere che ricordano le dive maggiorate degli Anni Cinquanta. Alla festa della birra ci sono andato solo una volta, quando Sandro Pertini si trovava in visita a Monaco, assieme ai colleghi. Non riuscii a scolare il Krug, il boccale da un litro, l’unico consentito, e ammirai le cameriere per la forza e l’abilità con cui ne portavano dieci, uno per dito. Stavano alle battute sboccate degli avventori, che rischiavano un ceffone se allungavano le mani. Alcune non sono pagate, ma in mance guadagnano fino a 5mila euro in 18 giorni di servizio.




«Basta con il sessismo e il razzismo», si è indignata sulla Bild Zeitung Frau Katrin Habenschaden, 46 anni, la sindaca verde del quartiere che ospita la festa. I cartelloni che fanno pubblicità alle tende esagerano. In uno si vede un giovane di colore che alza la gonna a una Kellnerina. Si tollerano stereotipi altrove cancellati da decenni. In un altro, un maschio di colore sbircia una coppia bianca che si scambia effusioni. Sempre sulla Bild, le risponde irato Clemens Baumgärtner, Wiesn-Chef, cioè capo dell’organizzazione della festa, che è cristianosociale: «I cartelloni sono arte…lasciare liberi gli osti e i clienti è democrazia». Ogni censura sarebbe fascista. Esagerano entrambi, difficile stabilire dei limiti.


Il sindaco verde di Tubinga, Boris Palmer, si è dovuto dimettere giorni fa, per aver pronunciato la N-Wort, la parola N, cioè negro. E per alcuni sarei colpevole anch’io per aver spiegato cosa significhi la N. La usava spesso James Bond nei romanzi di Ian Fleming, che vengono corretti, come in quelli di Mark Twain. La usa anche Herr Clemens, 46 anni, che considera sciocchezze questi divieti linguistici. OO7 era un macho, aveva il permesso di uccidere. Gli avventori all’Oktoberfest solo lì hanno il permesso, non il diritto, di essere sboccati e di bere un boccale di troppo. Un Krug l’anno scorso costava fino a 13,80 euro, 15 con la mancia.


I cartelloni, come quelli di Sankt Pauli, il quartiere del sesso a Amburgo, mostrano donne iperrealistiche, che ricordano le vignette del Travaso, o le strisce di Jacovitti. Al confronto, le donne di Fellini sono smilze come indossatrici. Non sono arte, ha ragione Frau Katrin, sono sogni puerili o incubi, ma vietarli non vale la pena. Non si sa dove si finisce, magari a licenziare la professoressa che mostra agli allievi il David di Michelangelo, come è avvenuto negli Usa. Si deve distinguere: nel 2014 è stato vietato un padiglione di tiro a segno, dove si sparava su sagome di latta che ritraevano uomini di colore. All’Oktoberfest fin dal 2016 sono state emanate rigorose regole di comportamento: non si possono pronunciare parole sessiste, razzistiche, omofobe, che incitino alla violenza sia di destra che di sinistra, e che discriminino minoranze o gruppi.