il Giornale, 18 maggio 2023
Palma alla carriera a Michael Douglas
Vite intrecciate. Quella di Michael Douglas, che l’altra sera al Festival è stato premiato con la Palma d’oro onoraria, incrocia Cannes in più punti. «Mio padre incontrò qui mia madre adottiva. Divorziò da mamma Diana che avevo sei o sette anni ma hanno mantenuto sempre ottimi rapporti. Gli stessi che ho poi avuto con la sua seconda moglie Ann». Ma la Croisette fa rima anche con la Sindrome cinese che lo portò in Costa azzurra agli esordi della sua carriera e, più recentemente, con Dietro i candelabri, il film dedicato alla vita di Liberace, il pianista morto alla stessa età che aveva Douglas quando recitò nei suoi panni. Eppure la sua carriera fa rima con sesso e combattimenti, «due estremi che generalmente bilanciano una sceneggiatura. Nel primo occorre preparare la partner femminile dicendo in anticipo quali saranno le mosse fatte. Devo però ammettere che con Sharon Stone e Glenn Close ho avuto l’impressione che una vita sensuale fosse difficilissima». I litigi restano spesso all’ordine del giorno e La guerra dei Roses insegna. Rievoca la famosa scena del lampadario e conclude fin troppo lapidario: «Un buon film». Sesso. Amore. Divorzio e molti soldi. Le strade portano tra gli squali della finanza a Wall Street. Che cosa lo abbia spinto a girare il film lo sintetizza con un sorriso: «Forse la rapacità». Facce di una crisi che da economica oggi è approdata a Hollywood con la nuova trincea in cui combattono gli autori. «Le piattaforme hanno mosso molti capitali, io non amo le serie televisive e preferisco continuare a fare cinema. Come attore, però. Ho un passato da produttore che ha dato buoni frutti (Qualcuno volò sul nido del cuculo, ndr) ma anche qualche dispiacere. Forse per questo ho preferito evitare di percorrere la strada della regia». E gli Avengers... «I personaggi più strani e più pazzeschi che abbia mai incontrato. Confesso. È stata soltanto una folle idiozia».