la Repubblica, 18 maggio 2023
Natalia Aspesi si sfoga. Fazio, Mascheroni e Lissner
C’era una gara tra di noi (se non eravamo in qualche guerra nel mondo), come giornalisti ci piaceva molto una cosa del tutto scomparsa, la cosiddetta arguzia (credo se la siano dimenticati anche i vocabolari) e di qualsiasi cosa parlassimo ci mettevamo un minimo di spiritosaggine. Ma allora, come poteva piacerci Fabio Fazio, uno che era nato buonistissimo e sorrideva sempre, e mai ci avrebbe messo di buonumore con un po’ di gentile cattiveria? Anche i nostri cari presi in giro, alla fine, ridevano non noi, e mai si offendevano, e si offendevano solo i gran musoni. Eravamo un popolo felice e non lo sapevamo. A noi il Fazio ci disturbava col suo essere sempre contento, per non parlare della Littizzetto che non ci faceva ridere parlando di cacca e altro. Ebbene confesso, dopo le prime puntate (avevamo altro da fare) ho smesso di vedere Che tempo che fa e per 20 anni non ne ho saputo nulla. Il tempo è passato velocissimo: oggi non si ride più, è proibito, tanto che i ragazzi del loro passato ricordano, piangenti, una quantità di orribili molestie, mentre tutti gli altri si offendono di qualsiasi cosa si parli, anche se a me verrebbe da ridere: forse per questo ha vinto l’ultradestra che assicura la legge del taglione.
Adesso che Fazio deve lasciare la Rai e tutti i suoi buoni propositi, ecco che mi trovo a indignarmi per prima; sono totalmente, sicuramente, dalla sua parte davvero, e vorrei mettermi a capo di un corteo con bandiere e striscioni, più il bastone per sostenermi, per attraversare la città. Perché, cosa ha fatto Fazio di peccaminoso? Ha parlato male di qualche destro? Ha offeso qualche ministro in carica? Ha sputtanato qualcuno molto su, ha dileggiato il Papa? No, lui ha continuato a parlare bene di tutti e infatti io continuavo a non vederlo, sino a quando deve aver fatto qualcosa di tremendissimo, un assassinio, un feroce assalto tipo baionetta, una bischerata? Io non ho visto la puntata che lo ha reso acerrimo nemico di chi è al potere, che oggi, a questo punto, dovrebbe fottersene tanto pare chiaro che starà lì per un bel po’. Ma deve averne fatta una imperdonabile, un insulto che solo col sangue può essere lavato. Infatti! Ha offeso un ministro, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Vicepresidente del Consiglio dei Ministri! Ha offeso il Matteo Salvini!
Deve essere stata una cosa tremendissima, un’offesa da duello, povero Fazio: alla bella trasmissione di Repubblica, Metropolis, l’altra sera han fatto vedere una serie infinita di sgridate contro Fazio, tenute con brillanti microfonate dal Salvini. Ecco finalmente ciò di cui la destra è ghiotta: La Vendetta! Un uomo che non perdona, uno che se la prende con un soave cherubino che, ricevendo Papa Francesco oppure Obama, li mandava a casa in visibilio. E Meloni ci pensa su e ci mette un Pino Insegno al posto del Fazio e voglio vedere se qualcuno osa. V come vendetta, (2005), che povera vittoria. E per esempio, Vendetta n. 2. Non si capisce perché Luigi Mascheroni, cattedra di Teoria e tecniche dell’informazione culturale alla Cattolica di Milano, se la prenda in maniera ferocissima con uno, immagino, a lui ignoto signore, di cui andava alla Prima del 7 dicembre alla famosa Scala. Sull’apposito Il Giornale si lancia con una crudeltà riservata di solito ai Brutti e Cattivi, contro Stéphane Lissner, attualmente sovrintendente del San Carlo di Napoli. Cosa ha fatto il cattivone? Ha compiuto 70 anni! Il Mascheroni lo distrugge come se avesse fatto chissà quale imbroglio, per aver fatto, prima del San Carlo e per 10 anni il sovrintendente alla Scala, facendo, mi scusi giovanotto, un bel lavoro che risanava il bilancio. Ma è francese! È francese di origini russe! Mentre ci sono delle belle signore coi capelli che le arrivano al sedere, per esempio la signora Vincenzi assunta dal nuovo ministro Gennaro Sangiuliano, che, magari, pur dirigendo l’orchestra non benissimo, da quando dà del tu alla Meloni e tenendo conto del di lei babbo di destrissima, un posto nuovo le andrebbe bene. Ma come eliminare il giovane vegliardo francese? In quattro e quattr’otto i soloni delle leggi hanno subito scoperto che a 70 anni i poveri sovrintendenti vaneggiano e ne fanno di ogni colore, proprio il tempo giusto per mandare a casa l’infelice che proprio quest’anno ne compie proprio 70, e bisognerà vedere se l’iniqua sorte verrà applicata a Riccardo Chailly (la Scala) che in febbraio li ha compiuti, e persino a Dominique, Meyer (sempre Scala) che in agosto ne compirà 68, proprio adesso che cominciava a pensare, come è costume dei teatri lirici, alle meraviglie dei prossimi programmi. Sarà un disastro epocale? Promuovendomi, quale onore!, a Simone de Beauvoir (forse una dama, ahinoi un po’ comunista che probabilmente insisteva nel corteggiare un ignoto direttore d’orchestra al posto di Nelson Algren), ha scritto un articolo così pieno di livore assurdo. Ma che gli ha fatto al dottor Mascheroni? Gli ha rubato la moglie? Era un ricatto del direttore del giornale? Era il semplice odio per chi non è nato qui e certo ne sa più di un povero professore sul proprio mestiere? Perché è straniero come pareva normale un paio d’anni fa? Perché si sente europeo e non ahimè, italiano, con tutte le maiuscole malgrado la mafia?
Perché l’Italia non è acqua? Però dottore Mascheroni, un po’ di minor invidia, un odio meno delirante: e poi, perché?