la Repubblica, 18 maggio 2023
Gli amici di Carminati al potere
Ci sono incarichi pubblici, nomine politiche, assunzioni in uffici amministrativi che sono collegate ad un’ombra, o per meglio dire, da un nome, quello di Massimo Carminati, il nero della Capitale. Sarà pure una coincidenza che con questa ondata politica si è abbattuta a Roma sui vertici di amministrazioni ed enti, ha riportato a collegare, anche se indirettamente, alcune persone a questo «fascista anni Settanta, un pregiudicato, non certo una mammoletta».
Il primo punto di snodo fra la politica e Carminati è il terrorista Luigi Ciavardini, un vecchio compagno di armi del “nero della Capitale”, entrambi hanno fatto parte, assieme ad altri criminali come Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, del gruppo eversivo neofascista dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari). Ciavardini con la moglie, Germana De Angelis, hanno creato l’associazione Gruppo Idee che è molto attiva nelle carceri di Rebibbia e Frosinone, dove organizzano tante iniziative con i detenuti e per questo ricevono finanziamenti pubblici. Carminati, attraverso i suoi fedelissimi, in passato ha ricevuto notizie su Ciavardini. Ed è in queste iniziative in favore dei detenuti che l’ex Nar è stato visto intrattenersi con la deputata Chiara Colosimo, amica di Giorgia Meloni, che adesso è stata proposta come presidente della Commissione antimafia. E in una lettera i familiari delle vittime di mafie e terrorismo hanno chiesto alla maggioranza parlamentare nei giorni scorsi: «Come sia anche solo lontanamente immaginabile pensare di eleggere a Presidente della Commissione antimafia una persona con tali frequentazioni». Ciavardini è stato condannato definitivamente per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato (che aveva preso in mano le indagini del collega Vittorio Occorsio – assassinato dal terrorista neofascista Pierluigi Concutelli – sui legami tra destra eversiva, P2 e apparati delloStato) e ovviamente per la strage della stazione di Bologna. Il magistrato Mario Amato nelle sue inchieste aveva fatto l’analisi dell’ambiente in cui crescevano i Nar: «Il terrorismo di destra nasce dalla media e alta borghesia, sono figli di professionisti, imprenditori, industriali, colleghi (magistrati ndr). Gente che reagisce in molti modi». È questo l’ambiente dei neri di cui fa parte Carminati.
Il gruppo originario dei Nar nasce alla fine del 1977 a Roma, attorno alla sede del Movimento sociale italiano del rione Monteverde, su iniziativa dei fratelli Valerio e Cristiano Fioravanti e del loro camerata Alessandro Alibrandi, figlio del giudice istruttore romano Antonio Alibrandi. A questa famiglia è molto legato Carminati. Insomma, stanno ritornando, come se i rapporti passati con i protagonisti di inchieste giudiziarie che hanno segnato Roma, su tutte “Mondo di mezzo”, non fossero mai esistite.
Nella campagna elettorale per la presidenza della regione Lazio di Francesco Rocca si è fatto notare Domenico Gramazio, ex missino che frequentava Carminati. Il figlio, Luca, prima consigliere comunale a Roma poi consigliere regionale è stato accusato di essersi posto al servizio dell’organizzazione del “nero della Capitale”. Luca Gramazio è stato condannato definitivamente e suo padre fino alla vigilia del voto ha fatto appelli in sostegno del futuro governatore.
Fratelli d’Italia ha insistito dopol’elezione di Rocca per un ritorno in giunta, e con un ruolo di peso, di Marco Mattei, ex assessore all’Ambiente con Renata Polverini, lui conosce bene Carminati: dalle indagini su “Mondo di mezzo” è emerso che per ben due volte si sono seduto a tavola al ristorante. Oggi Mattei è stato catapultato a capo della segreteria del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Nelle scorse settimane ha suscitato reazioni negative la nomina fatta dal governatore Rocca, a responsabile della comunicazione istituzionale della Regione di Marcello De Angelis, cognato di Ciavardini, con un passato nell’organizzazione Terza Posizione, un movimento neofascista eversivo sciolto nel 1982.
Sull’informazione televisiva, l’indicazione di Giorgia Meloni di far dirigere il principale tg della televisione pubblica è stata precisa: Gian Marco Chiocci. Il giornalista interrogato a luglio del 2015 dai pm di Roma perché accusato di favoreggiamento a Carminati, dice: «Fui contattato dall’avvocato Ippolita Naso, con la quale sono in rapporti di amicizia da anni, la quale mi chiese se ero disponibile a incontrare Carminati». E poi aggiunge: «Ippolita mi comunicò che l’appuntamento con Carminati era fissato per il giorno dopo presso il suo studio in via Cola di Rienzo. Io mi recai all’appuntamento e all’interno del cortile del palazzo incontrai Carminati.Ippolita ci lasciò e io rimasi a parlare con lui. Carminati mi chiese di dargli il mio telefono. Io gli consegnai l’apparecchio e lui lo appoggiò insieme al suo, da una parte. Mi chiese se potessi occuparmi di un fatto che gli stava molto a cuore, un centro per bambini disabili ad Acilia che aveva problemi amministrativi. Mi diede il numero del titolare del centro, Lorenzo Alibrandi, chiedendomi di contattarlo. Risposi che se la cosa avesse avuto rilievo giornalistico mi sarei attivato». Dopo quella conversazione riferita da Chiocci ai pm, Carminati non volle rilasciare l’intervista. La procura chiese il rinvio a giudizio del giornalista, ma il giudice ha dichiarato il non luogo a procedere. Per lui adesso è pronta la direzione del Tg1.