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 2023  maggio 16 Martedì calendario

Intervista a Luciano Canfora

Sabato al Salone del libro di Torino Luciano Canfora, 80 anni, professore emerito di Filologia greca e latina all’Università di Bari, parlerà del suo ultimo libro storico, Catilina, ma nel mentre ne ha scritto un altro d’attualità, Sovranità limitata, entrambi editi da Laterza. Lei oscilla tra antichità e presente. Come sosteneva Croce, ogni Storia è Storia contemporanea?
«Sì e poi mi è sempre piaciuto il modello tedesco del professore di Storia, non di un pezzetto di Storia. Ho studiato a lungo Riforma, Controriforma e Rivoluzione francese, e sogno di concludere un lavoro sul colpo di stato pilotato da Marat nel 1793”.
Perché si è appassionato a Catilina?
«Concetto Marchesi tratteggiò Sallustio come pentito dopo essere stato catilinario e cesariano. Volevo capire perché Catilina fu un pentimento vero. E non escludo in futuro una biografia di Sallustio perché si tratta di un tema a me caro, tra i miei testi preferiti c’è Profilo dell’ex comunista di IsaacDeutscher”.
Cos’ha scoperto?
«Catilina fu il senatore romano accusato della congiura per sovvertire la Repubblica romana. Cicerone, console in carica, ne fece un ritratto più negativo del necessario addirittura imbastendo un finto attentato contro se stesso. Non difendo Catilina, ma venne demonizzato per creare un nemico esterno. Come oggi succede con i migranti o con i francesi. La verità è che Catilina fu a lungo la pedina di Crasso, che gli finanziò le campagne elettorali e poi lo mollò. Una dinamica politica ripetutasi tante volte”.
A proposito del pentimento, lei si è mai pentito?
«Non sono mai stato un comunista ortodosso e posso continuare a essere un eterodosso. Ho letto libri fondamentali: Engels, Marx, Cattaneo e Mazzini. Mi sono convinto che il Pci fosse qualcosa di peculiare e meritorio per cui ho deplorato il suicidio della Prima Repubblica, anche della Dc. Mi iscrissi al Pci nel 1988 proprio per evitare che si sciogliesse, prima ero nel gruppo del Manifesto”.
Cosa pensa del film di Moretti, Il sol dell’avvenire, che delinea un futuro diverso se il Pci avesse preso le distanze da Mosca dopo la Rivoluzione ungherese del 1956?
«Ammiro molto il regista, ma mipermetto di dire chelastessariflessionesipotevafaresulla Rivolta di Kronstadt del 1921 in cui marinai e proletari vennero repressi da Trotsky, poi a sua volta vittima dello stalinismo. Va ricordato inoltrecheilPcbritannicocondannò l’Ungheria e si estinse. La base operaia italiana stava con l’Urss e se Togliatti avesse fattocomepoiLongoconlaCecoslovacchia sarebbe finita male. Anche perché la vicenda ungherese ebbe due facce: la repressione brutale, ma anche l’insurrezione violenta. Non fu la Primavera di Praga insomma”.
Il suo ultimo libro, Sovranità limitata, affronta le radici della destra attuale. Dove porteranno secondo lei?
«Fdi viene da An e indirettamentedalMsi.Unaforzadigoverno di origine neofascista nonèunanovità.GiàBerlusconi incluse Fini nella maggioranza, attuando un’idea già di Craxi. La novità è nel rapporto di forza attuale e nella debolezza dell’opposizione. E poi ci sono delle differenze di contenuti rispetto al passato: il conservatorismoeuropeoel’atlantismo. Insomma, non vedounneofascismomaunfenomenopiùcomplesso”.
Quale?
«Meloni ha un’idea di stato diversa da Mattarella. Lei vuole cambiare la Costituzione in sensopresidenzialista, luipreservarla. L’idea di rafforzare il potere esecutivo rispetto a quello legislativo viene da Mussolini e l’elezione diretta del capo dello Stato ricorda la “monarchia repubblicana” americana che deriva da quellaparlamentareinglese”.
Teme che Meloni abbia secondi fini?
«Unprimofine:acquisirepotere nella certezza di durare due legislature. È sulle ginocchia di Zeus quel che può accadere dopo,maci sonodeirischi.Basta vedere come sta sistemando i poteri profondi. Paradossalmenteun anticorpopotrebbe venire dal federalismo dellaLega”.
Teme il ritorno alla dittatura?
«La Storia non si ripete ugualmente. Temo lo slittamento verso una democrazia sempre più apparente, una democraturain cuisi truccano le regole del gioco. Vedo troppi atteggiamenti liberticidi, coniugati auncerto popolarismo. Ricordo che Mussolini fece la Carta del lavoro col contratto unico nazionale, che oggi neppure Landinioserebbeproporre”.
Da dove nasce l’involuzione delle democrazia?
«Da cause molteplici, come la sconfitta del socialismo reale, che ha dato fiato a una destra che può rivendicare di essere sempre stata coerentemente anticomunista. Questo ha reso possibile demolire lo stato sociale, che prima era in gara colmodellosovietico.Poicisono state tante crisi economicheincuiinvecedei profittisono stati tagliati i posti di lavoro. Sono state demolite alcune conquiste, anche dalla sinistraalpotere.E ladestrahasaputocolmare unvuoto”.
La teoria comunista è affascinante, ma il problema non è soprattutto occidentale?
«Sono temi legati. Tutta l’Europa oscillò verso il fascismo e anche Churchill inizialmente considerò Mussolini un grande fascista, come spiegò Renzo De Felice. Il liberalismo al potereaccettò laderivaautoritaria.MussolinivennechiamatodalReenelsuolistonec’erano tutti i giolittiani. Era il menopeggio,secondomolti”.
Il caso del fisico Carlo Rovelli è un liberticidio?
«Lui non mi pare un caso. La questionesemairiguardal’andirivienimentaledelpresidente degli editori, Riccardo Levi, che prima lo ha invitato alla Fiera di Francoforte,poi disinvitatoe reinvitato”.
Levi si dovrebbe dimettere come ha chiesto la scrittrice Michela Murgia?
«Quando qualcuno comincia a ordinare a tizio e caio di dimettersi mi vien da ridere. Questa situazione va giudicatasemplicementecomeunafiguraccia”.
Chi glielo fa fare alla sua veneranda età di venire da Bari a Torino per il Salone?
«Ineffettièfaticoso,mamisiedo in treno, leggo e arrivo. Sono anni che ci torno perché vi trovo una partecipazione di tanti cittadini lettori. E siccome per me il libro è il mezzo principale di libertà, finché c’è ilSalonec’èsperanza”.
Cosa pensa di Torino?
«Ho sempre detto al mio amico Nerio Nesi che dovrebbe tornare ad essere la capitale. Roma simboleggia tante cose, ma non certo l’unità d’Italia e unesempio di moralità”.
Uno storico come lei come passa l’estate?
«Per anni sono andato in Alto Adige con un auto piena di libri,poihoscopertocheèlastagione migliore di Bari, da trascorrere davanti al mare. Come diceva Croce, “mi riposo cambiando lavoro”, che aggiungeva “se fosse utile sarei ancheiopessimista”“.
È metodico nel lavoro?
«Vado a letto presto risparmiandomi molta tv e mi alzo senza fatica alle 5. Dopo un belcaffè mimettoallavoro”.
Quanti libri ha?
«Nonli ho mai contati, ma una partelihoereditatidaimieigenitoriinsegnanti”.
Li tiene in tutte le stanze?
«È confortevole, sono belli e isolano dal mondo esterno. Col tempo ho invaso anche un appartamentovicino”.
Un suggerimento per un giovane lettore?
«La Costituzione degli ateniesi, attribuita a Senofonte ma in realtànonsua,cheèun’intelligente critica dell’assemblearismoquasitotalitario”.
E qualche libro più recente?
«Il principe di Machiavelli, La Rivoluzione romanadi Ronald Syme e La Rivoluzione francesedi AlbertMathiez»
 
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